Europa, questa sconosciuta

L’Ungheria alza il muro per difendersi dagli invasori e la Germania accogliente indietreggia

Il clima in Ungheria è pesante. Il premier Viktor Orbàn ha ribadito la linea dura del governo annunciando che a partire da martedì 15 settembre chi attraverserà illegalmente il confine, sarà arrestato. La nuova legge prevede anche tre anni di carcere per coloro che varcano illegalmente il confine magiaro.

«Ci aspettiamo che i migranti e i trafficanti di esseri umani cerchino ora una nuova via di transito per bypassare l’Ungheria», ha confermato il premier ungherese, aggiungendo: «I Paesi della regione devono prepararsi a questa evenienza».

Il 15 settembre dovrebbero concludersi i lavori per la costruzione del muro di 175 chilometri, alla frontiera con la Serbia. Mobilitati 3.800 soldati e persino un centinaio di detenuti.

Nel frattempo sulla rotta dei Balcani il flusso continua. La scorsa settimana 7.600 migranti, in prevalenza siriani, sono entrati in Macedonia dalla Grecia e le autorità di Atene hanno registrato 17mila profughi. Un migliaio sono diretti in Austria: 12mila persone nel giro di due giorni hanno varcato la frontiera austro-ungherese e la polizia ha bloccato il traffico sull’autostrada A4. Nei pressi del confine a Nickelsdorf centinaia di persone hanno invaso la carreggiata verso nord.

La cancelliera tedesca ha spalancato le porte della Germania all’invasione ed ora, dopo pochi giorni, si è accorta di aver commesso un errore madornale. La Baviera non riesce a fronteggiare le folle d’invasori e i numeri degli ingressi continuano ad aumentare.

Invece di ridistribuire i profughi, cacciando tutti gli altri (come aveva proposto la cancelliera), ora la Germania pretende che gli altri Paesi europei si facciano carico dell’errore di Berlino e si tengano “provvisoriamente” tutti quelli che vorrebbero andare in Germania o in Svezia. O magari in Gran Bretagna.

Intanto dagli USA, cioè il Paese che ha costruito un muro per impedire l’arrivo di messicani e latinos in genere, arrivano i rimproveri per i muri europei.

L’Italia, platealmente snobbata e ignorata dai Partner europei, nel frattempo, ha questioni molto più importanti da affrontare: i voli di Stato per le partite di tennis, la destinazione scolastica della moglie del premier, la riforma del Senato. Mentre la concorrenza degli invasori sta riducendo, di fatto, salari e diritti degli italiani.

Ma la follia ed il ripensamento tedesco, con una nuova marcia indietro che ha fatto riaprite la tratta ferroviaria con l’Austria, stanno devastando l’Europa.

Quella dell’Est non intende essere invasa solo perché l’ha stabilito la cancelliera tedesca. Quella del Nord vacilla, con la Danimarca che non vuole ospiti non invitati da Copenaghen ma da Berlino e Stoccolma.

Ad Ovest la Spagna potrebbe andare verso la secessione della Catalogna, con tutto ciò che ne deriverà. E l’economia europea cresce a ritmi nettamente inferiori alle necessità normali, nell’impossibilità di far fronte ad una emergenza epocale come quella dell’invasione.

Se la linea di Berlino dovesse passare, ci ritroveremmo presto con campi profughi ovunque, con l’occupazione delle strutture alberghiere, con la rovina dell’economia di ogni Paese.

Perché se fosse anche vero che siamo in grado di accogliere i profughi, non siamo in grado di far fronte ai clandestini. Ed il governo italiano, ma anche quello francese, non vuole rimpatriare chi non ha diritto di restare (siamo nell’ordine del 20% dei rimpatri rispetto al numero di chi dovrebbe essere cacciato) perché, in questo modo, si garantiscono gli affari delle cooperative legate ai politici di governo.

Di fronte a questo disastro, l’Italia si interroga sugli aiuti arbitrali alla Juve o alla Roma, sul premio alla Golino, e facezie siffatte.

 

l’Unione europea dovrebbe cercare di trovare un accordo sulle quote obbligatorie per i ricollocamenti proposto da un traballante  Junker. Il consiglio dei ministri degli Interni,si è svolto ieri secondo copione .

Nessuna intesa vincolante, causa le forti resistenze al piano per ricollocare 40mila profughi (24mila dall’Italia e 16 mila dalla Grecia) su un totale presunto di 160 mila.

Un no deciso è già arrivato da Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria e, in modo appena più sfumato, da Danimarca, Regno Unito e Irlanda. La decisione finale è rimandata alla riunione dell’8 ottobre.

Si è anche accennato, in via teorica alla possibilità di distruggere i gommoni degli scafisti, con rinvio dell’operatività al prossimo incontro.

Intanto i Paesi interessati dall’invasione via terra, Olanda inclusa, hanno intensificato i controlli alle frontiere, con l’afflusso che si presenta ininterrotto.

Ma, a prescindere dalle misure di emergenza che, oltretutto tardano ad essere definite, questi burocrati travestiti da politici, tanto bravi ad ammirare il proprio ombelico, non si pongono degli interrogativi sul futuro del continente.

Cosa potrà accadere nei Paesi di provenienza dei fuggitivi, se il terrorismo ed  il fondamentalismo avranno via libera senza neppure il deterrente della popolazione ostile?

Tutti coloro che vengono accolti, rivendicano l’esercizio delle loro tradizioni e stili di vita e non intendendo integrarsi.  Porteranno fatalmente in Europa anche le loro divisioni etniche, la concezione della giustizia tribale, da difendersi anche con sangue. Quale convivenza s’instaurerà?

E l’uso limitato delle risorse già oggi scarse in Europa che condizionano la vita di anziani e inibiscono la creatività delle nuove generazioni? Purtroppo non si legge nulla di tutto ciò in documenti e studi partoriti dalle nostre menti pensanti (si fa per dire).

 L’Europa è sempre di più una pallida illusione.

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Articolo pubblicato il 15/09/2015