Un polemico corollario alla Festa Nazionale degli Stati di Savoia di domenica 6 settembre a Superga

La festa è stata notevolmente disturbata da una concomitante corsa ciclistica. L’associazione piemontesista “Gioventura Piemontèisa” accusa: «Il Comune di Torino boicotta la Festa degli Stati di Savoia!»

Domenica 6 settembre, a Superga, si è svolta la Festa Nazionale degli Stati di Savoia, organizzata dall’associazione piemontesista “Gioventura Piemontèisa”, che ha visto la consueta partecipazione di consistenti delegazioni provenienti da Nizza, dalla Savoia e dalla Valle d’Aosta. Lo svolgimento della festa è stato notevolmente disturbato da una concomitante corsa ciclistica.

“Gioventura Piemontèisa”, nell’idea che questa sgradevole coincidenza non fosse poi così casuale, ha rilasciato la seguente dichiarazione (m.j.).

 

Si è svolta domenica sul colle di Superga, come da tradizione, l’annuale Festa nazionale degli Stati di Savoia, momento di incontro e di confronto fra tutte le realtà di Piemonte, Savoia, Contea di Nizza e Valle d’Aosta, all’insegna della nostra identità comune e della nostra aspirazione alla libertà.

Come se non fosse bastata l’organizzazione di una manifestazione concomitante (che ha sfruttato per i propri interessi la presenza dei nostri compatrioti transalpini) il Comune di Torino - che pure ha patrocinato la manifestazione - ha chiuso la strada di Superga alle 10,15 del mattino per una corsa amatoriale di biciclette e ha impedito a chiunque di raggiungere Superga dopo quell’ora.

Un intera borgata e tutta la manifestazione sono stati tenuti in ostaggio per gran parte della giornata.

Alcuni pullman provenienti da Nizza e dalla Savoia sono stati bloccati per ore. La “dentera” è stata presa d’assalto, c’era una sola corsa ogni ora e ad un prezzo assurdo (9 €, impossibile per una famiglia media - costa di meno andare a Londra in aereo).

Qualcuno ha dovuto salire a piedi.

L’organista che doveva accompagnare la messa, arrivato apposta da Genova, non è riuscito ad arrivare alla Basilica.

L’organizzazione ha dovuto aiutare i musicisti (che arrivavano da Nizza) a trasportare gli strumenti a spalle.

Molti che avevano prenotato il pranzo al ristorante non sono riusciti ad arrivare, con danno di tutti.

Perfino il sacerdote che ha celebrato la messa delle 11 e che doveva scendere per celebrarne un altra, è stato tenuto in ostaggio.

La manifestazione ha così registrato un numero di presenze assai inferiore alle aspettative.

Lo speaker - con uno sgradevole accento televisivo - ha disturbato gran parte della manifestazione.

Nessuno ha saputo nulla della chiusura della strada.

I residenti domandavano informazioni a noi.

I frati di Superga, l’organizzazione che gestisce il museo, noi stessi che abbiamo organizzato la festa nazionale, nessuno era informato, non c’era nemmeno un cartello.

Nessuno ci toglie dalla testa che il Comune di Torino - acerrimo nemico della piemontesità - lo abbia fatto apposta.

Il Comune, i suoi accoliti e i vari club di pedalatori, tanghisti, Ducati, Lamborghini, Vespe, parchi e Cinquecento sono troppo abituati a considerare Superga una “location” prestigiosa, dalla quale tutto si può prendere gratuitamente senza lasciare nulla (salvo l’immondizia, come nel caso della citata corsa ciclistica).

Intanto la basilica cade a pezzi, i capitelli si sgretolano, i prati sono scarpate, il cuoco del ristorante deve provvedere a sistemare l’acciottolato che sta cedendo, i bidoni dell’immondizia sono sempre pieni (abbiamo dovuto portarcene qualcuno noi), da cinque anni ci sono scritte sui muri del piazzale che nessuno cancella (e quando lo abbiamo segnalato siamo stati minacciati), la stazione della “dentera” è in stato di abbandono, l’asfalto è pieno di buche.

La strada di Superga fa pietà, percorrerla è come fare un rally; stanno facendo in questo giorni dei lavori (ma li hanno sospesi per la corsa, per carità...), scavano e poi coprono le buche alla bell’e meglio con un po’ di catrame buttato qua e là.

La lapide del Grande Torino è mantenuta periodicamente dal CAST 1983, per questo non è anch’essa in rovina.

Questa schifezza deve finire, e se il Comune odia Superga, di Superga ce ne occuperemo noi. Superga è un luogo sacro, da oggi i perditempo dovranno organizzare le loro cose altrove.

Gioventura Piemontèisa

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Articolo pubblicato il 10/09/2015