Gli arabi in Piemonte

Nel Medioevo a Torino ed in tutto il Piemonte i Saraceni ne misero in pericolo gli abitanti

Non è la prima volta che in Italia ed in Piemonte si sono affacciati gli Arabi, come stanno tentando di fare oggi gli estremisti ISIS ai confini nazionali. Lasciando così una memoria storica che, anche se non ricordata spesso e tramandata esplicitamente, rimane tuttavia nel DNA degli autoctoni che, in qualche maniera, è stato trasmesso fino ai giorni nostri attraverso reminiscenze dovute al grande terrore che gli Arabi seminarono nei luoghi che sentiamo familiari, e cerchiamo oggi di mantenere sicuri e vivibili con senso civico.

 

Il terrore  scatenato nel periodo medievale in cui gli Arabi arrivarono ad insediarsi in Piemonte è dello stesso tenore di quello oggi provocato  dall' ISIS, che sta minacciando l' Europa e l' Italia con dichiarazioni esplicite che parlano di conquista di Roma, avvalorando con tale comportamento aggressivo la predilezione islamista ed integralista per la guerra quale mezzo definitivo di prevalenza sugli altri, opposto a quello della pacifica convivenza delle genti, principio sancito dall' ONU nel suo atto costitutivo. Ciò giustifica anche una atavica avversione di noi occidentali a quegli estremisti arabi che richiamano a precetti di invasione del territorio altrui che nemmeno Maometto mai ebbe a pronunciare nelle “ Sure” del Corano, se non fosse per una sua  invocazione alla lotta agli infedeli ( inizialmente non invasiva ma difensiva) che non adorano  Allah, ai fini di una loro conversione alla religione maomettana.

 

Ecco qui di seguito un breve sunto del libro “ Storia di Torino “ nella parte relativa al Medioevo :

 

Con l' inizio del X secolo il Piemonte e Torino videro comparire uno dei più spaventosi loro nemici che la storia ricordi: i Saraceni.

 

Sbarcati sulle coste francesi, gli Arabi giunsero ben presto anche nelle Alpi occidentali, sulle quali si annidarono in grotte e case abbandonate o da essi stessi conquistate con la forza.

Tale sorte toccò pure all' Abbazia di Novalesa.

Padroni dei più importanti e frequentati valichi alpini, i Saraceni commisero ogni sorta di angherie: rapine, omicidi, violenze carnali era quanto dovevano subire i pellegrini che dalla Francia si dirigevano verso Roma.

 

Le truppe adibite al contenimento degli assalti saraceni nulla potevano contro gli scaltri, feroci, mobilissimi avversari, che giunsero fino al punto di imporre dei veri e propri pedaggi per i romei ed abitanti dei luoghi.

L' atmosfera dei paesi e villaggi isolati era di autentico terrore. Come calava il sole, gli abitanti si chiudevano nelle case con la sola speranza che gli Arabi non comparissero. Però quando i Saraceni giungevano pochi ostacoli li potevano fermare. Dove trovavano resistenza si accanivano con più ferocia.

 

La situazione della Contea torinese in quel periodo era quanto mai triste: campagne incolte, case abbandonate, bestiame ed averi in pericolo costante. Pure nella stessa Torino mancava la sicurezza: audaci colpi di mano di piccoli gruppi di Arabi portarono il terrore anche nel cuore di Torino. Durante le ore notturne la vigilanza per le vie della città ( allora di poche migliaia di abitanti, non più di 5000 ) era raddoppiata, ma pare che le ronde non intimorissero gli Arabi. Alcuni Saraceni, infatti, catturati in un rastrellamento nelle campagne limitrofe alla città ed imprigionati nella torre carceraria di Porta Susina riuscirono ad evadere ed ad incendiare la vicina chiesa ( episodio che richiama alla mente l' avversione degli estremisti Arabi verso i nostri luoghi di culto - N.d.r.-)  . Nuovamente catturati essi vennero subito impiccati.

 

Che fossero tempi calamitosi lo testimonia l' insinuazione, storicamente non provata, che i Saraceni fossero stati chiamati in Piemonte da un certo abate di Pedona insubordinatosi al Vescovo di Asti e voglioso di potere. In quei tempi il potere spirituale era strettamente connesso con quello temporale, e gli alti prelati ricorrevano spesso alle armi per conservare o ampliare i loro domini.

 

Tale stato di cose durò sino al 973, quando i più dotati feudatari della penisola italica e di Francia decisero di porre fine, una volta per sempre, alle scorrerie dei Saraceni.

 

Brano tratto dal libro : "Storia di Torino" di Giuseppe Colli, Editrice Il Punto

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Articolo pubblicato il 11/09/2015