Putin - Europa. Sta arrivando il disgelo?

Gli agricoltori piemontesi attendono fiduciosi

Anche quest’anno le esportazioni dei nostri prodotti agricoli, frutta e latte in particolare, hanno la via sbarrata verso la Russia, a causa del veto perentorio giunto l’anno scorso dall’Europa.

Così l’Europa matrigna, ma soprattutto miope condiziona la vita delle nostre aziende agricole, deificando un paese, l’Ucraina, che, come i fatti stanno per dimostrare, non merita certo così tanta e colpevole considerazione

Forse è giunto il momento che entrambe le parti hanno interesse a evitare che la «guerra fredda» oggi in corso, degeneri ulteriormente.

I russi sentono ogni giorno di più il morso delle sanzioni e si stanno rendendo conto che l’alleanza con la Cina, battezzata in pompa magna nel maggio 2014 con un accordo sulla vendita di 400 miliardi di dollari di gas russo alla Cina, la costruzione di una serie di gasdotti e l’impegno di raddoppiare gli scambi commerciali, è rimasta vittima della crisi economica e perciò non serve a compensare il peggioramento dei rapporti con l’Europa.

Gli occidentali, dal canto loro, sono sempre più perplessi dei comportamenti dell’Ucraina, dove nei giorni scorsi i nazionalisti hanno inscenato una mezza rivoluzione per bloccare una legge che avrebbe concesso alle province di Donetsk e Lugansk l’autonomia prevista dagli accordi di Minsk (e che comunque è inferiore a quella che hanno già).

Soprattutto nella Ue, le pressioni per una sospensione, o almeno una progressiva attenuazione, della guerra delle sanzioni, che fa male a entrambe le parti in causa, si stanno facendo più intense.

Nessuno, soprattutto nelle regioni ove le esportazioni raggiungevano livelli di rilievo, è più disposto a svenarsi per Kiev.

Qualcosa, comunque, sta bollendo in pentola. Un’attiva partecipazione russa alla guerra contro l’Isis, che al momento non sta facendo progressi e rischia di trascinarsi per anni, sarebbe ovviamente benvenuta.

Il leader russo ha infatti annunciato di avere discusso con Obama della formazione di una grande coalizione contro il terrorismo islamico, che dovrebbe coinvolgere anche altri Paesi della regione e ha fatto sapere che il presidente siriano Assad è pronto a indire elezioni e a coinvolgere l’opposizione «sana» (cioè non formata da estremisti islamici) nel governo del Paese.

Putin, se le sue recenti dichiarazioni hanno un senso, potrebbe impegnarsi, ma a quali condizioni?

Mai come in questa situazione le vittime dell’embargo invocano tempi rapidi, con pochi giri di parole e fatti concreti e conseguenti.

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Articolo pubblicato il 09/09/2015