Centro Einaudi 16° Rapporto Rota su Torino 2015

Settore Tessuto Sociale

La prima funzione della Città metropolitana è di fornire una guida, un indirizzo non solo per gli enti locali, ma anche per i privati che vi operano. È dunque importante prendere consapevolezza delle risorse, della loro distribuzione, dei problemi economici e sociali e dei vuoti istituzionali che il territorio presenta. A questo cerca di rispondere il XVI Rapporto Giorgio Rota su Torino, che della Città metropolitana analizza il processo in atto di formazione e propone una sorta di “atlante” dove reperire dati e informazioni, anche a livello comunale, sulle diverse zone del Torinese.

Grazie a queste mappe è possibile individuare ciò che caratterizza i vari ambiti, da Torino alle cinture, da Chivasso al Canavese, dalle valli occidentali all’Eporediese, dal Chierese ai confini della provincia di Cuneo.

Inclusione, equità, coesione, sostenibilità sociale; o, invece, città dei due terzi, a clessidra, con una crescente fascia grigia. Queste espressioni ricorrono con frequenza nel dibattito sulle città contemporanee; pur con diverse sfumature di significato, in fin dei conti, ruotano tutte attorno a una questione antica come l’umanità: la ripartizione della «torta» delle risorse (economiche e non) tra persone, gruppi, categorie sociali.

La questione sta tornando di pressante attualità da quando, sette anni fa, le risorse economiche disponibili hanno smesso di crescere, anzi in contesti come quello italiano si sono sensibilmente ridotte. Nel frattempo, si sta avvicinando la scadenza del 2020, che l’Unione Europea ha indicato come orizzonte temporale entro il quale conseguire una crescita «inclusiva e sostenibile»

Nell’ultimo biennio, uno dei principali indicatori di sofferenza socioeconomica – il tasso di disoccupazione – ha raggiunto in Italia livelli record. Il 13,4% registrato a novembre 2014 rappresenta il valore più alto di sempre (ossia dal 1977, primo anno delle serie statistiche dell’Istat). Negli ultimi sei anni, la situazione è andata peggiorando in tutte le metropoli italiane, con un aggravamento più accentuato nel Mezzogiorno,

Quella torinese è tra le province metropolitane in cui la quota dei senza lavoro è più cresciuta dal 2008 a oggi, separando così progressivamente i suoi destini dalle altre aree settentrionali e collocandosi in una posizione pressoché intermedia tra il Nord e il Sud del Paese.

Tra chi trova lavoro, la precarietà ha ormai assunto caratteri strutturali consolidati: il lavoro a tempo indeterminato in provincia di Torino s’è ridotto dal 19% delle nuove assunzioni registrate all’inizio del 2008 al 10,7% del 2014, mentre risultano in significativo aumento i contratti di somministrazione (dal 19,9% al 25,5%); la durata media dei contratti a tempo determinato, invece, si riduce sensibilmente, da 156 a 121 giorni.

Tra il 2008 e il 2014, il volume di lavoro attivato per gli ultracinquantenni è calato pochissimo, nonostante la crisi, mentre per gli under 30 è diminuito del 59%. Non solo a Torino, ma in quasi tutte le metropoli settentrionali, l’aumento della disoccupazione giovanile è cominciato assai prima della crisi.

La disoccupazione sta colpendo i giovani senza particolari distinzioni di sesso o di livello d’istruzione. Anzi, il paradosso attuale – in una fase in cui si insiste sulla necessità di migliorare il bagaglio formativo della popolazione – è che negli ultimi anni il possesso di un titolo elevato non garantisce più come in passato alti livelli occupazionali. Ciò ripropone, tra l’altro, la questione del gap tra le competenze trasmesse dalle scuole e quelle richieste dai sistemi produttivi.

Sul piano politico, oltre ai tagli di risorse pubbliche e alla drastica riduzione di concorsi, le riforme del sistema pensionistico hanno favorito un prolungamento delle carriere in età matura, mentre le riforme pensate per favorire l’occupazione giovanile non hanno prodotto gli effetti attesi.

Quanto a «Garanzia giovani» – il programma avviato nel 2014 dall’Unione Europea per rendere più efficienti i servizi per l’impiego e proporre tirocini e percorsi di inserimento a chi ha finito di studiare – il bilancio nel nostro Paese è di un sostanziale fallimento.

I redditi medi sono calati quasi ovunque: il –15,7% in provincia di Torino tra il 2008 e il 2012 risulta in linea con le riduzioni registrate nelle altre metropoli del Centro-Nord (che vanno da –13% nel caso di Venezia a –17,9% per Firenze) una rilevante quota di famiglie: il 35% ha visto ridursi in misura significativa la propria capacità di spesa, molti hanno dovuto rinunciare nel 2014 ad alcuni acquisti: il 43% a un’automobile nuova, il 38% a prodotti hi-tech, il 31% a elettrodomestici, il 23% a cene al ristorante, il 18% a viaggi e vacanze14. Inoltre la quota di famiglie economicamente assistite dai servizi sociali pubblici del Comune di Torino è più che raddoppiata.

Per quanto attiene al mercato immobiliare, sebbene, l’abitazione costituisca la maggiore voce di spesa nei budget familiari, le case a Torino costano relativamente poco rispetto ad altre metropoli. Così come i livelli di reddito e di consumo, infatti, anche i prezzi degli immobili risultano inferiori a quelli registrati in quasi tutti gli altri capoluoghi del Centro-Nord.

Riguardo all’area salute, i dati ci dicono che in provincia di Torino le donne vivono oggi mediamente per 84 anni e mezzo, gli uomini per 80 anni. In confronto a vent’anni fa, la speranza di vita è aumentata di tre anni e mezzo per le donne e di cinque anni per gli uomini. Tali tendenze sono analoghe a quelle registrate nelle altre province metropolitane, tra le quali tuttavia permangono differenze significative.

Il sistema sanitario locale e regionale ha vissuto – e sta vivendo – una lunga stagione di riorganizzazione interna. A partire almeno dagli anni Novanta del secolo scorso, sono stati adottati diversi provvedimenti tesi ad accorpare le strutture gestionali (ad esempio riducendo il numero di ASL presenti sul territorio o centralizzando i sistemi di prenotazione) e quindi quelle di cura (in particolare intervenendo sulle duplicazioni di servizi, unificando e/o trasferendo reparti e ambulatori).

Negli anni, i diversi Piani sanitari regionali hanno ripetutamente ribadito come obiettivi prioritari quelli di rafforzare la prevenzione (ad esempio introducendo i profili di salute della popolazione residente nei diversi territori), potenziare l’assistenza extraospedaliera (in ambulatori, presìdi e a domicilio), integrare meglio servizi sanitari e socio-assistenziali, ridurre i tempi d’attesa per accedere a esami e cure.

Oltre a lavoro, casa e salute, diversi fattori ambientali giocano un ruolo fondamentale in termini di sicurezza delle persone e di coesione del tessuto sociale. Tra i fattori di rischio per l’incolumità personale le principali cause di mortalità sono gli incidenti domestici e quelli sul lavoro, seguiti da quelli automobilistici; invece, il rischio di perdere la vita a causa di aggressioni criminali, per fortuna, risulta ben poco rilevante. Nel caso degli incidenti stradali, sia a Torino città sia in provincia si registrano valori tra i più bassi del Centro-Nord, pari a circa la metà rispetto, ad esempio, a quelli di Milano o Genova.

L’inquinamento atmosferico continua a ridursi in tutte le città: nell’ultimo decennio a Torino, ad esempio, Pm10 e Biossido di azoto sono calati di circa un quarto, più o meno come nelle altre metropoli italiane41. Ciò nonostante, il capoluogo piemontese rimane nel 2013 la metropoli italiana con l’aria più inquinata, superata in peggio solo da poche città europee.

Per quanto riguarda da la criminalità, dopo circa due decenni in cui il numero dei principali reati è stato stabile o declinante, dal 2008 in poi le denunce sono in costante aumento, tanto a Torino quanto in provincia. Crescono, in particolare, i furti negli alloggi (soprattutto in provincia), gli scippi e borseggi (specie nel capoluogo), mentre i furti d’auto risultano in controtendenza.

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Articolo pubblicato il 09/09/2015