I morti non sono tutti uguali per i “regnanti ed i vassalli d’Europa”

Il nostro paese non solo ha perso la sovranità nazionale ma anche la dignità

Tenerezza e pena infinita hanno richiamato le immagini di Aylan il bimbo siriano di due anni in fuga con i genitori e trovato affogato a Kobane, località sulla costa turca. Immagini che hanno fatto il giro del mondo e delle nostre coscienze producendo orrore e rifiuto per tanta crudeltà. Questo innocente, è divenuto il simbolo della sofferenza e della morte di coloro che fuggono (una parte) dalla sofferenza e dalla morte.

 

La Turchia accusa l’Europa di questa e di altre migliaia di morti nascondendo all'opinione pubblica che le coste, dalle quali partoni i gommoni strapieni di migranti, sono vigilate ad intermittenza  dalle forze di polizia che, si aggiunga, agiscono con grande tolleranza, la stessa polizia che interviene massicciamente e con estrema durezza al primo soffio di contestazione al potere di Erdogan.

 

Cosa dire di quegli stati europei che piagnucolano sulle morti quasi quotidiane di uomini, donne e bambini che tentano la traversata, governanti ben consci che solo la rimozione dei conflitti ed il conseguente blocco delle fughe di massa porrà termine allo squallore del mercato di esseri umani.

 

Così come il venditore di merci deperibili mette in conto uno scarto quotidiano del prodotto, così i governanti dell’Europa altruista mettono in conto percentuali di annegati o ancor peggio di soffocati nei battelli o di torturati e ammazzati dagli scafisti, ma tutto ciò cosa importa, bisogna salvare delle vite e per quelli che muoiono abbonderanno preghiere ed invocazioni al cielo.


Potremmo maliziosamente supporre che molto di quanto accade sia stato sapientemente pianificato da chi realmente manovra e controlla il pianeta, poteri occulti che hanno già individuato in anni venti il tempo necessario per la fine delle migrazioni.

Cosa dire dell’orribile morte dei due coniugi torturati, l'anziana 70enne anche violentata, ed ammazzati con inaudita crudeltà da quel giovane ivoriano che, con le mani ancora sporche di sangue, chiede candidamente di rientrare nel suo paese.

Questi due morti devono essere dimenticati in fretta perché creano disagio alla macchina della pietà e del profitto, parlare della loro orrenda fine crea fastidio, qualcuno dice che parlarne troppo è strumentalizzare.  

 

Quell’ivoriano era ed è a tutti gli effetti un clandestino che da mesi doveva essere espulso ed invece, sempre per la logica della pietà e del profitto se la spassava (alcuni attendono da quattro anni il riconoscimento o meno di profugo) tranquillamente  a sbaffo degli italiani, quelli onesti ovviamente. Bene ha fatto la figlia delle vittime che ha richiesto un funerale strettamente privato senza la passerella dei VIP.

 

Ci consola, anche se non ci evita l’amarezza, il sapere che esiste una giustizia divina che, al di sopra dell’insopportabile lezzo che emana questo mondo, saprà pesare con grande rigore il cuore di tutti gli uomini.

 

spf

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Articolo pubblicato il 05/09/2015