Storia, razzismo ed immigrazione 2

Riflessioni di Andrea Biscŕro su un utilizzo inflazionato di un termine terribile e reale - presenza di un atteggiamento da combattere con l’educazione (Seconda ed ultima parte)

Nella prima puntata abbiamo analizzato, a grandi linee, l’excursus storico del razzismo, sottolineando l’importanza del fattore psicologico – ignorato dalla politica, a suo danno – nonché le paure del cittadino, vista l’inefficienza delle istituzioni italiane ed europee in materia.


La vulgata mediatica vorrebbe la Lega Nord unica recettrice dei timori di chi non vuole il diverso ed è pure razzista. Insomma, un’amalgama esplosiva che i programmi di approfondimento ci mostrano, montando dei servizi sul popolo della Lega atti a dimostrare la natura xenofoba della stessa. Acconciamente montati, ad effetto, oserei dire. Decine, forse centinaia di persone (ahimè anche qualche dirigente di partito) che si sperticano con slogan e battute razziste, non fanno certo un popolo, ma, in effetti, visto dall’esterno – aggiungo: anche dall’interno – il problema esiste ed è fisiologico in un vasto elettorato che si riconosce in un partito che parla alla pancia della gente.


Non a caso, nella prima parte si è evidenziata l’importanza della cura del fattore psicologico/interiore dell’elettorato. Cura che non viene considerata nella sua utilità politica a medio-lungo termine. Il bacino elettorale è fondamentale per un partito, ma per una forza che si propone di governare un Paese bisognoso di una crescita armoniosa, è fondamentale che tale bacino, col tempo, diventi sempre più una forza moderata nella forma ed incisiva nella sostanza. Si sa, raccogliere voti è importante per vincere ed in questa raccolta, seppure in minima parte, può inserirsi anche la logica del ndo cojo cojo, arrivando ad intercettare realtà estremiste. In questa raccolta emerge una varietà di anime, alcune delle quali intimoriscono un potenziale, futuro elettorato leghista. È necessario quindi lavorare non in funzione di un mutamento di immagine – ossia cambiare tutto per non cambiare nulla –, peraltro attualmente vincente, bensì in funzione di un discorso più ampio, fatto di formazione della base, gruppi di lavoro dinamici, moderni, per tutte le teste, età, culture e sensibilità.


Solo con l’educazione – opportunamente modulata – le idee assumono un corpo anche espressivo maggiormente consono ad un Paese che avrebbe davvero bisogno, lo ripeto, di sviluppo armonico. In tal senso, sul sito della Lega Nord è scaricabile un documento pdf dal titolo «Immigrazione: linee guida generali Lega Nord». Tale documento è costituito da 3 capitoli (1-Immigrazione regolare; 2-Immigrazione irregolare/clandestina; 3- Status di rifugiato e diritto d’asilo), corredati da grafici e tabelle atti a fornire cifre utili alla comprensione del fenomeno.


Leggendolo si scoprirà come, al di là dei proclami spesso coreografici e non sempre felici (la vita politica italiana è attraversata da una continua campagna elettorale, in attesa di un ritorno al voto), la posizione ufficiale della Lega in materia non abbia nulla di razzista e/o xenofobo. Si invita inoltre alla lettura di alcuni punti di vista poco gettonati nell’ex Belpaese, reperibili sul sito de «Il Giornale»: Vi racconto tutte le bugie degli immigrati che chiedono asilo – Un mediatore culturale che lavora per le commissioni che giudicano gli immigrati ci racconta come i richiedenti asilo s’inventino violenze e persecuzioni (di Giuseppe De Lorenzo, 30/07/15); I 5 (falsi) luoghi comuni del buonismo ad oltranza - Non è vero che non possiamo dire no agli immigrati e che l’Africa è vittima dell’Occidente. E vi spieghiamo perché (di Gian Micalessin, 14/06/15); Perché l’umanitarismo rovina l’immigrazione – Per integrare i lavoratori stranieri occorre premiare i regolari, espellere i clandestini e investire nei Paesi d’origine (Renato Brunetta, 22/07/13).


Quest’ultimo articolo è di estremo interesse per la lucida disamina in esso sviluppata. Se ne consiglia caldamente la lettura. Così come si rimanda il lettore ad un drammatico appello del Sindacato di Polizia, pubblicato da «Civico20News» il 31/05/15 (di Fabio Mandaglio): Immigrazione, profughi ospitati in hotel con tablet e piscina si annoiano – Il Coisp (Sindacato di Polizia): “C’è da non crederci… Abbiamo creato un mostro, presto i veri problemi per garantire la sicurezza saranno dovuti agli sforzi per contenere la rivoluzione”.


Per completezza di informazione, ascoltiamo anche il punto di vista di due intellettuali di sinistra. Così scriveva Ernesto Galli Della Loggia (Accogliere sì ma ragionare, «Corriere della Sera», 18/06/14):


«Salvare dalla morte in mare è un conto, accogliere stabilmente nel proprio Paese un altro. Il primo è un obbligo assoluto per ogni collettività civile, la seconda è una scelta politica. […] quanti immigrati può accogliere l’Italia? Quanti l’Europa? Un numero illimitato? Può essere, ma allora sarebbe bene dirlo. Invece le classi politiche italiane ed europee hanno preferito finora far finta di nulla, e nei fatti conformarsi ai due comandamenti etici e/o ideologici che sembrano prevalere presso le loro opinioni pubbliche. Quello del cosmopolitismo multiculturale da un lato, e quello della sollecitudine cristiana per i derelitti dall’altro. Entrambi ottimi principi i quali, però, non solo non servono a governare il fenomeno migratorio, ma contribuiscono non poco a dare l’impressione – pregna ahimè di contenuti politici – di un Paese e di un continente che di fronte all’immigrazione non sanno fare altro che tenere la porta aperta e lasciare entrare chiunque voglia. Alimentando così il richiamo che esercitano sull’elettorato europeo (non sempre di destra!) i partiti che si ispirano a un radicalismo identitario fortemente xenofobo; i quali sono ben lieti di approfittare della politica dello struzzo adottata da troppe forze democratiche, della loro troppo frequente rinuncia suicida a dare voce alle ragioni dell’interesse e dell’identità nazionali. Pensare che dal bene non possa che nascere il bene è da ingenui o da sprovveduti. Soprattutto nelle democrazie è spesso dal bene che può nascere il male: e in genere quando ci se n’accorge è regolarmente troppo tardi». 


Ed ora lo sfogo di Massimo Cacciari su La7 («In Onda») nel luglio scorso:


«Il problema è che si sta affrontando una questione di dimensioni storiche, epocali, che deriva da disuguaglianze radicali tra diverse aree del globo, con strumenti di assoluta emergenza, alla giornata. […] L’Europa non ha alcuna strategia per affrontare questa situazione di mutamento globale nei rapporti tra diverse aree del globo […] e scarica la patata sui paesi più deboli che si affacciano sul Mediterraneo, in primis l’Italia. È una situazione intollerabile. Non possono certo affrontarla i sindaci. Dobbiamo anche capire la situazione di disagio che la popolazione si trova ad affrontare. Una popolazione non informata, che nessuno ha educato a comprendere le mutate situazioni generali. E quindi tutto si svolge alla giornata. Non sto neanche a gettare la croce contro quelli che la strumentalizzano per raccattare qualche voto. Sono dei poveracci, ma sono l’ultimo dei problemi. Il fatto è che manca qualsiasi gestione del problema a livello europeo ed italiano. Per quanto riguarda questa situazione dell’accoglienza, è possibile che vi sia un Ministro degli Interni che costringe i Prefetti, o non li costringe, non lo so, a collocare queste persone – che poi non sono cifre pazzesche, migliaia o milioni – nei residence già occupati da altri? Oppure nelle località turistiche! Ma possibile che non ci siano delle caserme libere in questo Paese? Solo a Venezia, dove so io, ce ne sono due, tre completamente sgombre! Ma perché non li mettono in posti adeguati, questi poveretti? Tra l’altro, li mettono in condizione da entrare in conflitto con gli altri! Certo, mica li mettono accanto alle ville di Berlusconi o di chi vuoi! O in Costa Smeralda. Li mettono a Eraclea, a Jesolo, dove ci sono le famigliole italiane che passano una settimana di vacanza! Ma con quale criterio agisce sta gente? Ci sono decine di caserme libere che posso indicare, nel Veneto! Perché non li mettono lì?».


Seppur in entrambi gli interventi emergano riferimenti cari alle argomentazioni del centro-sinistra, è palese lo sconcerto di fronte alla miopia della nostra classe dirigente, con considerazioni dettate dal mero buonsenso.


Vi è un’ultima riflessione da proporre al lettore: la dignità verso noi stessi.


A noi italiani manca. E l’immigrato fa in fretta ad accorgersene. La responsabilità è nostra. Non loro. Nessun italiano sano di mente penserebbe mai di imporre le nostre usanze ad una persona proveniente, ad esempio, dall’Africa. Ma nessuna nazione civile, amante delle proprie radici, farebbe del lassismo legislativo e culturale una legge non scritta a beneficio di ogni futura istanza.


Andrea Biscàro (Fine)

 

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Articolo pubblicato il 14/09/2015