La religione e l’alchimia etica. (Parte seconda)

Karen Armstrong, studiosa di religioni comparate: l’etica potrebbe essere una condizione indispensabile per la religione

ALCHIMIA ETICA.

Riguardo a questa capacità naturale del comportamento umano, Karen Armstrong, studiosa di religioni comparate, in un articolo del 2009 sostiene che l’etica e la religione camminano mano nella mano. Di più, l’etica potrebbe essere una condizione indispensabile per la religione. Secondo Armstrong, la religione non consiste in una sommatoria di punti di fede, né in un modo di pensare definito da questi punti. Ad esempio, non dobbiamo semplicemente credere in Tao, bensì cercare di cambiare se stessi interiormente.

Un cambiamento basato sull’abbandono dell’egocentrismo nel modo di pensare. Solo allora possiamo davvero comprendere Tao, e ciò che questa comprensione significa nella nostra vita. Non parole scritte o udite, bensì una vera e propria esperienza. Pertanto, la vera comprensione avviene attraverso le esperienze vissute nella pratica del cambiamento interiore. Karen Armstrong definisce questa pratica alchimia etica. La comprensione interiore della nozione di Tao, per esempio, ci libera da un modo egoistico di pensare, e ci insegna uno stile di vita in cui l’egoismo lascia spazio a una mente intelligente e aperta. Il cuore è pertanto così trasformato che può vedere e accogliere.

La religione non è quindi l’orientamento verso ciò che è esteriore o superiore all’umanità; non è l’applicazione di metodi o tecniche. Essa consiste nello scoprire, dentro di noi, i valori soprannaturali, unendosi quindi a essi. Solo allora un essere umano è un essere completo. Questo modo di essere è indipendente da ogni razza o religione. Anche se ci sono differenze tra Brahma, Nirvana, Dio e Tao – come afferma Armstrong – non significa che uno è vero e l’altro falso. Poiché ciò che è veramente superiore e ultimo non può essere nominato. Com’è scritto nel Tao Te King: Se Tao potesse essere pronunciato, non sarebbe l’eterno Tao. Tutti possono vivere secondo questo modello di vita. Si tratta di una religione universale e morale.

 

CARTA DELLA COMPASSIONE.

Tuttavia, tenere a freno l’egoismo in se stessi non è sufficiente. L’essere umano deve elevarsi fino a sperimentare la compassione per gli altri uomini. Karen Armstrong cita Paolo: Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.

Esaminare se stessi attraverso l’osservazione del prossimo eleva il livello della nostra condizione umana e ci conduce molto oltre l’amore per noi stessi. Questa concezione della religione e della morale è oggi ampiamente accettata, e l’esperienza personale di Karen Armstrong ne è una testimonianza.

Nel 2011 Karen Armstrong è stata l’ideatrice della Carta della Compassione.

Poiché la compassione è la radice di tutte le tradizioni religiose, etiche e spirituali, chiunque può adoperarsi per trattare gli altri come lui stesso vorrebbe essere trattato. L’applicazione di questa “regola d’oro” porterebbe pace e armonia all’umanità. Potrebbe anche condurre all’eliminazione delle frontiere esistenti fra i diversi gruppi religiosi.

Questa iniziativa ha innescato reazioni in tutto il mondo. In molti paesi si sono formati gruppi di azione, gruppi di studio e circoli di lettura. Purtroppo l’aspetto spirituale è stato trascurato. Non molto tempo dopo Aldous Huxley, Karen Armstrong ha evidenziato l’aspetto universale e l’interdipendenza fra la religione e l’etica, così come il senso profondo dell’amore per il prossimo. Huxley era un precursore, le sue opere erano conosciute solo da poche persone. Gli uomini dovevano ancora liberarsi dai dogmi e la ricerca di nuovi percorsi spirituali non era ancora iniziata. La visione di Armstrong deriva da un’intensa attività di ricerca in un’epoca in cui gli europei occidentali aspiravano a nuove forme di spiritualità.

 

UNA RICERCA ESEMPLARE.

A 17 anni Karen Armstrong entrò in convento per trovare Dio. Questa scelta fu un tentativo per sciogliere il suo miserabile sé, in modo che Cristo, il Verbo Divino, potesse vivere in lei. Sette anni dopo, in uno stato psicologico disastroso, lasciò il convento. «Il mio cuore e la mia testa sembravano morti», scrisse. La voce di Dio, che disperatamente desiderava sentire, rimase in silenzio.

Non comprendeva il motivo per cui l’espressione della Bibbia: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza e il prossimo tuo come te stesso, era tradotto in convento in terribili penitenze, in severità spietata e sofferenze fisiche. Di conseguenza, la sua fede nella dottrina ufficiale, nel senso d’interminabili monotoni rituali, fu irrimediabilmente annientata.

Tuttavia, la sua ricerca di Dio continuò più forte che mai. Lasciò la Chiesa e proseguì la sua ricerca, questa volta dedicandosi agli studi. Nel 1993 scrive il libro Storia di Dio, dove esamina l’origine del concetto di Dio e delle differenti opinioni su di Lui. In The Case for God, scritto nel 2009, lo stesso anno della Carta della Compassione, sviluppa le sue idee in merito al legame fra religione e morale.

Questo libro è della massima importanza se vogliamo capire il suo pensiero. La ricerca di Karen Armstrong è impressionante: i suoi tormenti interiori le fecero lasciare il convento, uscire dalla Chiesa e tuttavia perseverare sempre nella sua ricerca e finalmente giungere a scoprire il divino dentro di sé. E non è tutto, continua tuttora con grande energia a diffondere il comandamento: Amerai il prossimo tuo come te stesso.

Fonte: Pentagramma – Edizioni Lectorium Rosicrucianum

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Articolo pubblicato il 13/09/2015