La religione e l’alchimia etica. (Parte prima)

Frans de Waal, psicologo ed etologo olandese esperto di primati: non c’è alcun legame tra etica e religione

Oltre alle guerre mondiali, oltre alle radicali trasformazioni tecnologiche e sociali che ebbero luogo in Europa nel XX secolo, i nostri tempi sono caratterizzati dal declino della coscienza religiosa. Di conseguenza, dopo la seconda guerra mondiale, la morale cristiana della chiesa ha perso progressivamente la sua influenza sulla vita sociale. Ama il prossimo tuo come te stesso è diventato un ideale quasi impossibile da realizzare e lo storico e sociologo P. J. Bouman lo ha riformulato come: Il prossimo tuo è il diverso.

Nel libro Lo scempio del mondo, lo storico Johan Huizinga rileva, nel 1943, la diminuzione dell’influenza delle chiese cristiane. Egli riflette su un possibile risveglio della fede cristiana dopo la guerra e, di conseguenza, della morale cristiana. La sua conclusione è negativa: Il mondo di domani non è ancora maturo per la rinascita del cristianesimo. Secondo Huizinga, le persone sono per lo più interessate ad acquisire e godere; e appartenere a una chiesa non elimina tali propensioni.

J. Huizinga dubita che ci possa essere un improvviso aumento di interesse per l’induismo o il buddismo; secondo lui, gli europei non sono in grado di vivere in base alle esigenze del non-attaccamento. Cita Aldous Huxley: L’unico progresso è un progresso nella carità.

Tuttavia, in seguito A. Huxley diede una definizione più ampia sull’amore del prossimo. Egli evidenziò come gli esseri umani siano definiti principalmente dallo sviluppo della conoscenza. Così, l’uomo può riconoscere che tutta la creazione è radicata nella realtà divina, presente quindi in ogni essere. L’essere umano può amare solo ciò che conosce; così l’amore come qualità è una manifestazione della conoscenza. La stessa verità vale per l’amore del prossimo: l’uomo riconosce la presenza di Dio nell’altro.

Questo amore del prossimo, questo amore-conoscenza, è spoglio di ogni emozione; è altruista, dal momento che è un modo di vita incentrato sul divino. Vivere così significa non essere influenzati dalle possibili conseguenze, che Huxley definisce una gioiosa e santa indifferenza.

Egli afferma che la carità, cioè l’amore per il prossimo, è la vera umanità; un modo di vivere verso cui ogni essere dovrebbe aspirare. Alla fine degli anni 40, Aldous Huxley riconobbe l’aspetto universale della religione e, quindi, di un comportamento morale. Inoltre, rilevò il senso profondo dell’amore per il prossimo.

Nel periodo dopo la guerra ci fu un progressivo allontanamento dalla vita religiosa all’interno delle chiese e, allo stesso tempo, ci fu una grande apertura verso concezioni alternative di sviluppo spirituale personale. La coscienza religiosa si indirizzò verso un tipo di spiritualità corrispondente a uno specifico stato d’essere, e assolutamente libera dalle credenze istituzionali. Da allora, nuove idee sono apparse e molte persone cercano e si interrogano sui vari orientamenti e sulle nuove idee; pur senza impegnarsi o vincolare se stessi.

Questa apertura a diverse concezioni metafisiche consente di essere più ricettivi al concetto di interdipendenza tra gli esseri umani, tra il mondo e il cosmo; interdipendenza che stimola le persone a occuparsi dei loro simili. Ciò che conta è lo sviluppo spirituale personale. Allo stesso tempo, una domanda sempre ritorna: l’essere umano, per essenza, è capace di amare il prossimo?

Frans de Waal, psicologo ed etologo olandese esperto di primati, è giunto alla conclusione che la morale non appartiene specificamente alla razza umana e non è legata alla religione. Egli afferma che anche le scimmie hanno una morale innata. Matthijs van Veelen, professore di comportamento e di evoluzione, osserva che gli esseri umani hanno un senso morale basato sui propri interessi. In sintonia con de Waal egli afferma che non c’è alcun legame tra etica e religione.

Fonte: Pentagramma – Edizioni Lectorium Rosicrucianum

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Articolo pubblicato il 06/09/2015