Il quadro della situazione. L’ Earth Overshoot Day

STRADA DI NON RITORNO. In 8 mesi l’umanità ha consumato il budget annuale di risorse naturali della Terra

Il 20 Agosto 2015 è stato l’Earth Overshoot Day, in giorno in cui il fabbisogno di risorse naturali dell'umanità ha superato la produzione spontanea e vitale che rigenera il ciclo della vita da parte del pianeta Terra. Il dato è riferito all'anno in corso, ma il ''debito'' si somma a quello degli anni precedenti. 

l’Earth Overshoot Day indica e significa che, a partire da quel giorno stiamo vivendo "a credito" di risorse, secondo la perversa mentalità bancaria che ha ridotto il cervello umano ad un salvadanaio marchiato a dollaro che non distingue tra profitto e autodisteruzione.

Stiamo attingendo alle risorse del prossimo anno, ma gli interessi sono carissimi. Dopo la data in questione manterremo il nostro debito ecologico prelevando stock di risorse da un magazzino che non produce più, continuando il nostro perverso modello di sviluppo che non fa altro che accumulare anidride carbonica in atmosfera, ma non è tutto, stiamo già vivendo ammassando un incalcolabile debito da molti, troppi anni.


I mari e le foreste equatoriali sono i nostri maggiori forzieri di risorse naturali, ma devono aver tempo di stampare "moneta fresca" mentre sono le prime vittime dello sfruttamento e del riscaldamento globale. Proprio come le banche tracciano le uscite e le entrate, il Global Footprint Network misura la domanda e l’offerta di risorse naturali e di servizi ecologici: i dati fanno raccapricciare ogni uomo di buona volontà. Il Global Footprint Network conferma che in circa 8 mesi, ultimamente consumiamo più risorse rinnovabili e capacità di riconversione della CO2 in ossigeno, di quanto il pianeta possa mettere a disposizione per un intero anno.

Nel 1993 il giorno del sorpasso tra il consumo di risorse naturali e la capacità di rigenerarsi del pianeta; l’Earth Overshoot Day appunto, è stato il 21 Ottobre. Nel 2003 la data del giorno senza ritorno è stata il 22 Settembre. Dato il trend attuale una cosa è certa: l’Earth Overshoot Day tende ad arrivare sempre qualche giorno prima ogni anno che passa. Il fenomeno è noto, ma qualche perverso disegno di qualche o$cura forza del male che continua a governare le decisioni del mondo, non solo contrasta il progressivo avanzare del sinistro appuntamento, ma sembra ignorarlo quasi di proposito, sia nelle contromisure che in una corretta informazione.

L’Earth Overshoot Day, secondo una ricerca del Global Footprint Network e da un gruppo di esperti del new economics foundation del Regno Unito, è il momento dell’anno in cui iniziamo a vivere oltre le nostre possibilità. Ma proprio perché è una stima approssimativa del trend del tempo e delle risorse, l’Earth Overshoot Day, ma rimane uno studio fine a se stesso della misura del gap tra domanda di risorse ecologiche e servizi, rispetto a quanto il pianeta possa metterci a disposizione. È e resterà una inutile lezione di statistica almeno finché non inizierà un'inversione di tendenza.

Durante i secoli l’umanità ha usato le risorse naturali con un sistema di vita naturalmente compatibile con i cicli della vita simili quanto variegati alle varie latitudini del globo terrestre. La rivoluzione industriale ha rappresentato una svolta, l'uomo ha iniziato ad usare combustibili fossili per costruire città e strade, per produrre il cibo, per accelerare il progresso. Tutto questo ha dato origine a sostanziali miglioramenti della qualità della vita e ha funzionato fino a quando la corsa allo sviluppo per creare nuovi mercati e nuovi prodotti consentiva all'ecosistema di rigenerarsi e di assorbire la nostra anidride carbonica ad un tasso che fosse all’interno del budget della Terra. Ma a partire dalla metà degli anni settanta, avvento della nuova era dello spreco indiscriminato, abbiamo superato una soglia critica: il consumo umano ha cominciato a superare quello che il pianeta poteva produrre.

I dati sono consultabili e chi scrive invita ogni lettore a prendere atto del fenomeno nella sua reale vastità chiedendosi: perché non se ne parla abbastanza?


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Articolo pubblicato il 30/08/2015