Fratel Bernardo, un monaco nella Torino di Re Carlo Alberto: mistico o impostore?

Un caso di bilocazione e di levitazione nella chiesa di San Lorenzo?

Siamo a Torino, capitale del Regno Sardo, in un periodo approssimativamente compreso tra il 1837 e il 1847. Regna il Re Carlo Alberto, non ancora vicino alle idee risorgimentali anzi con idee autoritarie e antiliberali, che, dal 21 marzo 1835, ha nominato ministro degli esteri il conte Clemente Solaro della Margarita (Cuneo 1792 - Torino 1869).

Del conte Solaro si è detto tutto il male possibile.

Cercando di mantenere un certo equilibrio, va detto che Solaro era un dichiarato e intransigente sostenitore dei principi dell’assolutismo monarchico, ammiratore dell’Austria anche se, nei dodici anni in cui fu ministro degli esteri, evitò sempre l’ingerenza di Vienna nella vita interna del Regno Sardo.

Convinto legittimista, non accettava l’idea che il Piemonte potesse annettersi gli altri stati della penisola per creare il Regno d’Italia.

Era detestato dai liberali perché, come conservatore, si opponeva a qualsiasi sforzo per un rinnovamento politico e sociale del Regno e perché, come cattolico convinto, devoto al Papa e ai Gesuiti, permetteva una ingerenza del clero negli affari pubblici che alla componente più liberale della popolazione appariva eccessiva.

Nella vita quotidiana, molte persone appartenenti alla nobiltà, alla borghesia, alla categoria degli impiegati dello stato e dei pubblici dipendenti ostentavano - per convinzione ma più spesso per opportunismo - atteggiamenti da conformisti, da benpensanti, se non addirittura da bigotti e da bacchettoni.

Tutto questo per delineare il clima torinese dove si svolge la vicenda che intendiamo narrare e ci è stata tramandata da un importante, anche se quasi dimenticato, protagonista del periodo risorgimentale, Luigi Francesco Des Ambrois de Névache (Oulx Torino, 1807 - Roma, 1874), ministro dell’interno nel Regno Sardo di ancien régime e nel periodo delle riforme di Carlo Alberto.

Des Ambrois, nel suo libro “Note e ricordi inediti”, al capitolo “Le riforme ecclesiastiche negli Stati del Re di Sardegna”, ricorda come alcuni religiosi interferissero più del dovuto nella vita pubblica e come personaggi discutibili, maschi e femmine, che si atteggiavano a mistici e profeti, trovassero benevolo accoglimento e grande considerazione persino da parte del Re Carlo Alberto. 

Uno di questi personaggi, che Des Ambrois etichetta recisamente come “impostori”, è il protagonista della nostra storia, fratel Bernardo.

Scrive Des Ambrois: «Un monaco straniero di 35 o 40 anni, chiamato fratel Bernardo, venne a Torino: egli frequentava la casa del conte della Margarita dove talvolta cadeva in estasi in presenza, ben inteso, di numerose persone. Ad ogni estasi del monaco coloro che vi assistevano s’inginocchiavano e pregavano.

Un giorno questo monaco celebrava la santa messa nella chiesa di San Lorenzo: i fedeli che lo avevano visto davanti all’altare, alzando gli occhi furono stupiti di vederlo anche al di sopra delle loro teste mentre circolava sul cornicione interno della cupola.

Fratel Bernardo era, si diceva, un sant’uomo che viveva di radici; in effetti il preteso santo, invitato alla tavola di un vescovo, rifiutò tutte le portate del pranzo. Ma sfortunatamente c’era gente che sapeva di quale sano appetito godesse il santo quando era solo.

Bisogna però dire, ad onore dei vescovi dello Stato, che non diedero a questa impostura più risalto che ad altre e fratel Bernardo finì per andarsene com’era venuto, con grande rimpianto dei creduloni e degli ipocriti e con grande soddisfazione degli onesti».

La prosa misurata e razionale di Des Ambrois non si sofferma troppo sull’episodio della chiesa di San Lorenzo e, dalle successive affermazioni, si è indotti a pensare a qualche trucco oppure ad una suggestione collettiva.

Ma se lo si considera in una ottica esoterica si potrebbe pensare a un caso di bilocazione, la capacità di essere presente simultaneamente in due luoghi diversi, e di levitazione, ovvero la facoltà di sollevarsi dal suolo senza mezzi apparenti che, in una visione religiosa, può rappresentare un miracolo divino oppure una condizione legata all’estasi.

Ne sappiamo troppo poco per azzardare delle ipotesi.

Chissà, forse qualche moderno studioso e/o cultore di esoterismo vorrà approfondire questo episodio!

 

Ringrazio l’amico Marco Albera che mi ha fatto conoscere il prezioso libro di Luigi Francesco Des Ambrois de Névache, Note e ricordi inediti, con introduzione di Aldo A. Mola e prefazione di Roberto Borgis, Foligno, Grafiche Flaminia, 2011.

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Articolo pubblicato il 29/08/2015