L’arroganza della malavita ed il colpevole vuoto della politica

Considerazioni a margine di argomenti che hanno polarizzato le cronache estive

Siamo ancora in piena estate e le cronache dei giornali hanno trattato con insistenza due argomenti sui quali intendiamo esprimere alcune considerazioni. Ci riferiamo, in particolare all’autodistruzione giovanile nelle discoteche e nelle varie “movide” cittadine, ed all’arrogante esibizione di potenza della criminalità, peraltro di origine e ramificazione zingaresca, manifestata nei funerali del boss della famiglia Casamonica a Roma. 

Un clan, sia detto per inciso, notissimo a Roma da decenni, spesso oggetto di transitorie operazioni di polizia alla ricerca di droga od oggetti ricettati, ma che non ha mai ricevuto plateali attenzioni da parte di autorità statali quali il procuratore generale Pignatone che si è voluto far propaganda con le incriminazioni definite “mafia capitale”.

Il prefetto Gabrielli, autodefinitosi a suo tempo “di sinistra”, che nonostante ben tre familiari del boss agli arresti domiciliari, avessero ricevuto il permesso per partecipare ai funerali del capofamiglia, non mandò nessun agente a curiosare quale cerimonia si stesse allestendo e chi fossero coloro che stavano partecipando a quel funerale.

 E’ stato invece molto solerte, nei mesi scorsi, a difendere le stravaganze colpose del sindaco Marino, mai richiedendo al Governo la sua decadenza e, fatto ulteriormente grave, a mandare la polizia a manganellare i cittadini delle borgate che protestavano contro l’immissione forzosa e non concordata preventivamente d’immigrati clandestini.

Come pure, non ci risulta che l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia, così rigide con i contribuenti, abbiano mai effettuato una verifica tra le ricchezze pubblicamente mostrate dal clan (auto di lusso e di grossa cilindrata, rubinetterie d’oro, orologi di pregio) ed i modestissimi redditi denunciati, quando ciò è avvenuto.

La Guardia di Finanza forse ha altre cose da fare, ad esempio controllare i registri contabili dei commercianti ma non i proventi furtivi delle ricchezze esibite.

 La vicenda è ancora aperta e chissà come gli organismi di questa fatiscente repubblica, a partire dal Ministro dell’Interno, l’inossidabile Alfano, troveranno giustificazioni al loro miserevole operato.

 Per quanto riguarda poi i giovani che nelle discoteche, nei pub, ed in altri posti simili si drogano, bevono, guidano ubriachi provocando incidenti, i fatti sono eloquenti come i decessi che ogni tanto avvengono dentro e fuori quei locali.

 Commentando questi episodi, la mattina del 21 agosto un noto ex-ministro della prima repubblica, ad “Agorà” ha fatto un’osservazione che merita attenzione e riflessione. Egli ha detto che i fatti sono di per sé eloquenti aggiungendo però che per controllare, ed anche influenzare moralmente e civilmente, un territorio non basta l’intervento delle autorità ufficiali (Sindaco, Prefetto, Questore e forze dell’ordine) ma occorre anche la “politica”.

 E per “politica” s’intende non tanto la presenza nei seggi comunali o regionali dei consiglieri, ma la presenza vera e propria sul territorio, sui quartieri, sulle zone a maggior degrado pubblico.
A nostro parere, quest’osservazione non è infondata.

 Se noi pensiamo a com’erano le città trent’anni fa, ricorderemo che in ogni quartiere o rione vi era la chiesa (sul cui degrado inarrestabile ci sarebbe molto da scrivere) con il suo “oratorio” che era anche luogo di divertimento e formazione per i giovani; la stazione dei carabinieri; ma vi erano anche, ben visibili, le sedi dei partiti, che in qualche modo facilitavano anche la partecipazione democratica dei cittadini nella gestione della “Res Publica”.

Oggi, il vuoto assoluto ha comportato
– oltre che l’ignoranza, l’egoismo, il piacere fino a sé stesso, l’autodegradazione – anche il ripiego verso altri luoghi di aggregazione, quali da un lato le discoteche, i pub e le movide di strada e dall’altro la criminalità più o meno organizzata, magari inizialmente veicolata dallo spaccio di droga.

Chi ha voluto tutto questo? Noi pensiamo che tutto sia cominciato dalla fine della cosiddetta “guerra fredda” (a proposito, c’è un bel libro di Sergio Romano, il quale afferma che la “guerra fredda” era pace, e che ora, senza quella “guerra fredda” c’è la guerra. 

Cosicché si cominciò a fare un’insistente propaganda sulla “fine delle ideologie” e si misero in moto i meccanismi giudiziari e le riforme elettorali per eliminare partiti e rappresentanze ideologiche. 

 Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Un parlamento di nominati; partiti trasformati in piccole “corti” di servitori del “sovrano”, in mano a “manovratori ben addestrati”, per gestire i centri di potere e, purtroppo in molti casi, di corruzione . 

 Quindi perdita del confronto sui “valori Etici e formativi”, con conseguente assenza totale di sedi e di luoghi di confronto, con i giovani ed anche gli anziani abbandonati a sé stessi.

Così c’è chi si perde nella noia delle fumisterie delle discoteche, oppure a seguire ammirati le gesta dei Casamonica di turno.

Sarebbe utile tornare alla Politica, nella sua accezione nobile. Quindi, per chi ha ancora qualcosa da comunicare e condividere, è più che mai necessario cominciando a tornare per strada con sedi visibili ed iniziative concrete, ispirandosi ad “idee forti” ed a valori condivisi.

 

 

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Articolo pubblicato il 26/08/2015