"Ai lav ottanta" - upload

Quarto e, per ora, ultimo appuntamento con il "mitico" decennio: stavolta ci trasferiamo oltreoceano.

Born down in a dead man's town, The first kick I took was when I hit the ground, You end up like a dog that's been beat too much
Till you spend half your life just covering up.
Born in the U.S.A., I was born in the U.S.A., I was born in the U.S.A.,
Born in the U.S.A.

(Born in the USA - Bruce Springsteen)

La musica “anni 80” negli Stati Uniti d’America può, secondo me, essere riassunta in cinque step, che servono per capire ed approfondire un fenomeno, non solo musicale, completamente diverso e molto più complesso di quello europeo e italiano.


Nel 1980 il brano “Rapper’s delight” della Sugarhill Gang conquista un posto nella Top 40 Chart del settimanale Billboard.

Per la prima volta un brano “Hip Hop” o “Rap” se preferite, entra nella classifica dei dischi più venduti. Si tratta di una svolta davvero epocale: il nuovo linguaggio musicale, la nuova forma di espressione, fino a quel momento riservata, apprezzata ed interpretata dalle minoranze “nere”, riscontra il gradimento del grande pubblico, indipendentemente dal colore della pelle, e diventa, in tutto il mondo, il nuovo modo di espressione, il nuovo modo di fare musica, ma soprattutto diventa il modo per esporre le problematiche sociali. Le generazioni a venire faranno dell’hip hop il  “loro” linguaggio musicale: artisti come Ice-T, Snoop Dog, Vanilla Ice, ma in primis Tupac, diventeranno paladini di questo genere, contaminando anche altri generi musicali: esempio tipico il Linkin’ Park, band metallara all’ennesima potenza, che annovera nella formazione anche un M.C. (Master of Cerimony) per dei break rappati. Anche il nostro paese non resta immune al fenomeno e negli ultimi anni artisti come Articolo 31, Mondo Marcio, Marrakash, Caparezza diventano abituali frequentatori delle zone alte delle classifiche di vendita.


Nel 1981 viene lanciata negli Stati Uniti la rete televisiva via cavo MTV, una vera e propria rivoluzione nello show business musicale.

Scoppia di conseguenza la moda dei videoclip: ogni artista che si rispetti propone almeno l’hit single di un nuovo lavoro in video; video che col passare degli anni si trasforma, da semplice performance filmata su un palco, ad un vero e proprio mini film, con tanto di sceneggiatura ed attori. Una vera e propria rivoluzione, un modo completamente nuovo di “ascoltare” musica che farà proseliti in tutto il mondo, Italia compresa (chi si ricorda della prima versione di Videomusic…???).


Nel 1982 esce Thriller, sesto album in studio di Michael Jackson.

È stato certificato come l'album più venduto di tutti i tempi, avendo superato (unico nella storia) le 100 milioni di copie. MJ diventa una star interplanetaria e a  modo suo, come già David Bowie in Europa, riscrive le regole della musica: unico nel suo genere, riesce a fondere il rock, se non addirittura l’hard rock, con la musica “nera” senza distinzioni di sorta. “Thriller” come anche il seguente “Bad”, sono capolavori assoluti di un artista assoluto ed inimitabile. Le speculazioni future sul suo personaggio, sui suoi gusti sessuali, sulle accuse di plagio (…di Al Bano…ma per favore…siamo seri…) e sulla sua morte sinceramente non mi interessano. Per chi scrive MJ è stato l’artista più originale ed innovativo della storia della musica contemporanea, e così voglio ricordarlo, con l’appellativo che si merita: “Re del pop”.


Nel 1983 Madonna pubblica il primo album, omonimo, della sua carriera, con la produzione di Jimmy “Jellybean” Benitez.

Stiamo parlando dell'artista femminile più venduta del decennio, diva capace di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica con i suoi comportamenti e i suoi videoclip. Madonna si è guadagnata il soprannome di "Regina del Pop" per aver incarnato lo spirito degli anni ottanta, con le sue provocazioni sessuali e post femministe. Madonna ha venduto oltre 300 milioni di album nel mondo ed è riconosciuta come l'artista femminile di maggior successo della storia della musica secondo il Guinness World Records. Numerose saranno le imitatrici di Maria Luisa Veronica, ma nessuna, e non faccio nomi, arriverà mai al suo livello.


Nel 1984 Bruce Springsteen pubblica il suo settimo album in studio “Born in the Usa”.

L’album riscuote un successo strepitoso ed impone il musicista del New Jersey, ma di lontane origini italiane, all’attenzione del grande pubblico, facendolo uscire da quella “nicchia” in cui vivacchiava quasi da un decennio, tanto da fargli meritare, da allora in poi l’appellativo di “The Boss”. Piaccia o meno Springsteen diventa così l’icona del Rock americano, e apre la strada della popolarità ad una serie di musicisti fino ad allora conosciuti solo dentro i confini degli Stati Uniti: artisti come Bob Seger, Huey Lewis & the News, Jon Bon Jovi (anche lui di lontane origini italiane), nonché gruppi come i Toto, Foreigner e Guns’n’Roses improvvisamente diventano popolarissimi in tutto il mondo e soprattutto vengono apprezzati da chi (come me, lo ammetto), non era troppo entusiasta della new wave e della musica elettronica in genere.

 

Come detto in apertura, gli U.S.A. sono un “fenomeno” complesso sotto tutti i punti di vista e come sempre non sta a me analizzarli tutti: parlando solo ed esclusivamente di musica, riassumendo, gli anni '80, oltreoceano, sono stati particolari e con caratteristiche uniche rispetto al resto del mondo; infatti gli step che vi ho proposto non sono altro che punti di inizio per successivi sviluppi.

Chissà che questi sviluppi non siano oggetto di qualche prossimo articolo.

Stay always tuned !!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 29/08/2015