La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

La Torino sotterranea, vista da Luigi Pietracqua, dal “Corriere dei Piccoli” e da “Topolino”

Concludiamo la nostra ricognizione sulla “Torino sotterranea” in ambito letterario e parliamo del terzo scrittore che, last but not least, rievoca sotterranei torinesi, Luigi Pietracqua.

Luigi Pietracqua (Voghera, 1832 - Torino, 1901), è autore di commedie e romanzi in lingua piemontese.

Il primo suo romanzo è La Còca dël Gamber (1891) apparso a Torino nel 1891, che narra la storia di una banda di assassini, capeggiata dal Baron Torquato Bertoglio, che ha un nascondiglio nella zona del Moschino al quale si accede da un pozzo campestre prosciugato.

Questo rifugio del Baron Torquato Bertoglio è un ambiente da mille e una notte che ricorda quelli del Conte di Montecristo!

Lo stesso Pietracqua non sa spiegare come abbiano potuto portarvi dentro i ricchi mobili…

Altri sotterranei si trovano nel romanzo “Don Pipeta l’Asilè”, del 1867:

Pietracqua, socialista umanitario e massone, preoccupato dell’educazione del popolo, ambiente questo romanzo a metà del Settecento, ai tempi di Carlo Emanuele III, e mette in contrasto l’Inquisizione e la Massoneria, vista come promotrice dello Stato indipendente.

Augusto Monti ne farà la versione italiana, intiolata “Il figlio della Vedova”, pubblicato postumo, nel 1978.

Pietracqua segue due modelli, quello del romanzo storico e quello del feuilleton, e per quest’ultimo prospetta sotterranei legati alla Massoneria, un tempio massonico che si raggiunge partendo dai bastioni della Cittadella, con un itinerario assai lungo per raggiungerlo e molto più breve per uscirne.

A questo sotterraneo si contrappone quello dell’isolato di San Domenico, compreso tra le vie San Domenico, Milano, Santa Chiara e Bellezia, dove ha sede il Tribunale dell’Inquisizione.

Il terzo romanzo di Pietracqua che prendiamo in considerazione è “Ij misteri ‘d Vanchija” apparso, dal 1893 al 1894, a puntate nel periodico dialettale piemontese “Compare Bonom”.

“Ij misteri ‘d Vanchija” è ambientato nella Torino occupata dai francesi, agli inizi dell’Ottocento, e mette in scena pescatori e barcaioli del Moschino, un libraio “meisinor” capo di una loggia massonica, un prete libertino e la moglie di Cagliostro, detta Sibilla.

Sibilla vive in un castello nei pressi di Venaria, privo di porte, in cui si entra da una rete di sotterranei, uno dei quali sbocca al Moschino.

In questo romanzo Pietracqua sostiene che il sottosuolo di Torino è attraversato da un intrico di cunicoli e di gallerie misteriose che mettono in comunicazione Palazzo Reale con Venaria, con Rivoli e con altre residenze reali. Una affermazione ampiamente condivisa anche oggi!

Con un notevole salto temporale, concludiamo ricordando due prodotti della letteratura per l’infanzia di tempi assai più vicini a noi.

Sul “Corriere dei Piccoli” del 20 aprile 1969 compare un racconto a fumetti intitolato “La vera storia di Pietro Micca”, ispirato dalla recente scoperta della scala di Pietro Micca fatta nel 1958 dall’allora capitano Guido Amoretti.

“Topolino” del 7 febbraio 1993, contiene la storia “Topolino e il furto archeologico”, ambientata a Torino.

Topolino indaga sul furto di una preziosa statuetta di Shiva Nataraja, temporaneamente ospitata dal Museo Egizio, e scopre il colpevole seguendo, nei sotterranei di Torino, una pista costituita da carte di gianduiotti. 

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Articolo pubblicato il 07/09/2015