L'AMOR PERDUTO

Versi inediti di Giancarlo Guerreri

L’Amor perduto 

 

Vola soave, candida Regina,

sorrider puoi, piena di letizia,

che poi rinasci, giovine bambina,

 

mentr’io tristo, troverò mestizia.

E lagrime andran, nel cor perduto,

di foco circondato, con perizia,

 

ad annegar lo corpo mio caduto,

nel fondo mar, più nero della pece.

E non sarà più musica di liuto,

 

ad indicar la via che un tempo fece,

trovar il senno in dentro la memoria:

ma la follia, e non sapienz’ invece,

 

ci porterà, a un passo dalla gloria.

Il tempo è dolor che si rapprende,

martirio che, imbeve la mia storia,

 

di nobile guerrier, che non s’arrende,

al folle suo destin, ch’è già condanna.

Urlai ch’orecchio mio ancor s’offende,

 

confuso nella notte che m’inganna,

asperso del liquor di rubre vene,

menand’ ancor la spada, ch’altri danna.

 

Io piango dell’amor dolori e pene,

io piango ‘l grande amor che m’ha lasciato,

come velier, che rotta non più tiene,

 

lontano alla deriva, abbandonato.

Tu voli nello ciel di altri mondi,

strappata al mio core lacerato,

 

privato del calor dei seni tondi,

e del tuo corpo che in mente vive.

Io pens’ai lunghi tuoi capelli biondi,

 


ai giorni che, passammo sulle rive,

immersi nella val dei tuoi sospiri,

amanti di un Amor che senno prive.

 

Che resta di quei dì, se non ti giri,

se non mi doni ancor un tuo sorriso,

se non mi baci con, i tuoi respiri,

 

se non ti fai baciar, divino ‘l viso.

Che resta di quei dì, se non dolore,

dolor che mi lasciò col pett’inciso,

 

in mezz’al campo di, rosso colore.

Lontano vid’il fumo della pira,

e vento palesò, noto sentore.

 

Poi crebbe nel dolor possente ira,

a maledir, color ch’ han dato pianto.

Ma morte, solo morte altra tira,

 

tant’è che sol amor, l’amor del Santo,

potrebbe riscattar quel gest’ infame,

che nero fece tuo, candido manto,

 

e Chiesa rigettò entro letame.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 16/08/2015