Come prevenire l'infezione responsabile di sordità congenita

I numeri del citomegalovirus (Cmv)

In un periodo molto delicato come la gravidanza osservare le norme igienico sanitarie basilari può aiutare una donna a prevenire alcune infezioni che possono minare la sua salute e quella del bimbo che nascerà.

 

Uno studio condotto dai ricercatori delle Università di Torino e di Pavia, pubblicato su EBioMedicine, ha permesso di scoprire come prevenire l'infezione primaria da citomegalovirus (Cmv) nelle donne in gravidanza, il principale virus responsabile di sordità e di ritardo psicomotorio congenito del feto, che può essere trasmesso da un bimbo molto piccolo ad una donna gravida quando inavvertitamente porta alla bocca manine e piedini del piccolo o oggetti contaminati, come il ciuccio. Il virus è infatti frequentemente e abbondantemente presente nelle urine e nella saliva dei bimbi al di sotto dei tre anni.

 

Lo studio condotto su 9 mila gestanti

 

Lo studio tutto italiano ha permesso di scoprire come prevenire l'infezione primaria da citomegalovirus nelle donne in gravidanza. La scoperta ha avuto un risalto mondiale ed è stata pubblicata ieri sulla prestigiosa rivista internazionale EBioMedicine, la nuova rivista online di medicina traslazionale nata dallo sforzo congiunto delle redazioni di The Lancet e Cell Press. (http://dx.doi.org/10.1016/j.ebiom.2015.08.003).

 

Lo studio, condotto dalle cliniche ostetrico-ginecologiche universitarie dell’ospedale Sant’Anna e della Fondazione Irccs del Policlinico San Matteo dell’università di Pavia ha dimostrato che una donna incinta ben informata sulle norme igieniche da seguire può evitare l’infezione in gravidanza e di non infettare il feto.  

 

Allo studio sono state coinvolte circa 9mila gestanti alle quali veniva raccomandato di lavarsi frequentemente le mani e di non baciare i bambini piccoli sulla bocca o sulla faccia, di non condividere stoviglie, biancheria, cibo o bevande. I risultati sono stati inequivocabili: mentre nel gruppo di controllo (donne non informate) 9 donne su 100 hanno contratto l’infezione da Cmv, solo 1 su 100 ha contratto l’infezione nel gruppo che aveva ricevuto adeguate informazioni. Inoltre, quando richieste di esprimere un giudizio al termine dello studio, il 93% delle donne ha ritenuto che l’impegno richiesto per seguire  le norme igieniche raccomandate (incluso quella, non facile da mettere in pratica, di limitare gesti spontanei di affetto come baciare il proprio bambino sulla bocca /faccia) fosse del tutto proponibile alle donne a rischio di infezione.     

 

«Le gestanti sieronegative, ovvero suscettibili all’infezione primaria, che hanno frequenti contatti con bambini piccoli per ragioni familiari o di lavoro sono ad elevato rischio di contrarre l’infezione – spiega la professoressa Tullia Todros, direttore della clinica ostetrico-ginecologica universitaria del Sant'Anna -. La trasmissione al feto è più frequente e le conseguenze per il bambino sono più gravi quando la gestante contrae l’infezione per la prima volta durante la gravidanza. Circa i due terzi di tutte le infezioni primarie avvengono in donne alla seconda o più gravidanza».

 

I numeri del citomegalovirus (Cmv) 

 

Il citomegalovirus (Cmv) è il principale agente infettivo responsabile di sordità e di ritardo psicomotorio congenito. Si stima che ogni anno circa 40.000 bambini negli Stati Uniti, 35.000 in Europa e 2.000 in Italia nascano con l’infezione congenita (cioè contratta durante la gravidanza) da Cmv. Il 10 - 20% di questi bambini (circa 200-400 in Italia) viene alla luce già sintomatico o svilupperà sintomi più o meno gravi nei primi anni di vita, un numero analogo a quello dei nati con la molto più nota sindrome di Down.

 

Il costo sanitario e sociale dell’infezione congenita da Cmv è enorme. In Paesi come la Germania e l’Italia i costi diretti di una infezione congenita da Cmv superano i 60.000-100.000 euro, mentre le conseguenze per le famiglie colpite sono incalcolabili.

 

                                                                                Liliana Carbone

 

 

 

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Articolo pubblicato il 16/08/2015