Anche in Austria un tempo sta per chiudersi. Vienna “la rossa”, storica isola socialista in una repubblica conservatrice e cattolica, sta per cambiare volto.

Non si tratta di una novità ma il risultato di un declino annunciato e previsto. Da tempo l’Spo, il partito socialista,  non convince e non funziona. Troppi scandali, troppi errori. Poi la pessima gestione dell’immigrazione e il distacco dalla storica base sociale di riferimento.

Già nel 2005 l’Spö aveva perso la maggioranza assoluta dei voti, scendendo al 49%, ma, grazie ad uno strambo (e contestato) ricalcolo dei voti dispersi e al meccanismo di attribuzione dei seggi, aveva potuto governare ancora da solo.

 Alle ultime elezioni, nel 2010, questo non era stato più possibile: la percentuale era scesa al 44,3 e di conseguenza anche i seggi in consiglio e in giunta erano diventati meno della metà. Per continuare a governare si era resa necessaria una coalizione e l’Spö aveva scelto di farla con i Verdi.

Le prossime elezioni, l’11 ottobre, potrebbero essere decisive: gli ultimi sondaggi evidenziano un crollo potente del Partito socialdemocratico al 35,0% (-9,3) e una concomitante crescita del Partito liberalnazionale (Fpö) al 32,0% (+6,2). Tre soli punti di differenza.

In tutte le precedenti elezioni comunali (una sorta di regionali, perché nella Costituzione federale la capitale è equiparata ad un Land), l’Fpö aveva condotto la sua battaglia come una sfida all’Spö, proponendosi in alternativa allo “strapotere rosso”, ma aveva fallito.

 Questa volta, invece, sconfiggere l’Spo  è possibile se non certo.

Tre soli punti percentuali di distanza, a tre mesi dal voto, sono niente. Per di più è molto probabile che il partito della destra nazionalista ed euroscettica proporrà come candidato borgomastro il suo leader nazionale, il viennese Heinz-Christian Strache, trionfatore nelle elezioni di primavera in Stiria e nel “rosso” Burgenland.