Torino - Gioia, la bimba prematura, salvata da una massa al collo

Applicata con successo la tecnica Exit (Ex utero intrapartum treatment)

Gioia (nome di fantasia, ndr) stringe nei suoi pugnetti tutta la sua minuscola vita, la tiene stretta perché è straordinaria ed unica, resa tale grazie ad “angeli custodi” che un mese fa, all’ospedale infantile Regina Margherita l’hanno salvata alla nascita da una massa nel collo, spaventosa perché era due volte le dimensioni della sua testolina e perché, comprimendo le vie aeree superiori, non le permetteva di respirare autonomamente.


La piccola sarebbe morta in pochi minuti se quegli angeli custodi di medici non avessero messo in campo la tecnica Exit (Ex utero intrapartum treatment). Una pratica, usata per la prima volta al Sant'Anna in cui il feto, estratto parzialmente dall’utero materno, cioè portando alla luce solo testa, spalle e torace, viene tenuto in vita attraverso l’intubazione tracheale che assicura un accesso alle vie respiratorie, mentre il cordone ombelicale resta attaccato alla placenta assicurando l’ossigenazione. A ventilazione assistita attivata il neonato viene estratto completamente; successivamente con un intervento chirurgico viene asportata la massa.  

 

Il complesso intervento è avvenuto un mese fa in una sala operatoria dell’ospedale infantile Regina Margherita della Città della salute e della scienza di Torino, grazie ad un pool di medici dell’ospedale infantile e del Sant’Anna che hanno garantito con successo la riuscita di ogni procedura.

La rarissima malformazione che ha il nome di teratoma cistico e che colpisce un feto ogni 40mila, è stata diagnosticata grazie ad una ecografia approfondita eseguita al Sant’Anna sulla mamma di Gioia, alla 26esima settimana. E’ il primo caso visto nel più grande ospedale ostetrico ginecologico italiano con più di 7000 nati ogni anno.  


I campanelli di allarme erano stati i livelli di liquido amniotico superiori alla norma e la neoformazione cistica del collo del feto osservati da controlli ecografici eseguiti in un ospedale piemontese. Gioia doveva nascere prima del tempo perché la massa cervicale cresceva rapidamente.

 

La corsa contro il tempo per salvare una piccola vita

Così a 31 settimane e 3 giorni di gravidanza i medici delle équipe specialistiche coinvolte di Sant’Anna e Regina Margherita (ginecologi, neonatologi, anestesisti e rianimatori, chirurghi otorinolaringoiatri e generali) hanno deciso con un parto cesareo di fare nascere Gioia, un esserino di 1600 grammi di cui 300 erano costituiti dalla massa.  


«Il taglio cesareo si è prospettato come l’unica modalità possibile di espletamento del parto, date le notevoli dimensioni della massa, che non avrebbero permesso la nascita con parto spontaneo racconta oggi Daniele Farina, direttore della terapia intensiva neonatale del Sant’Anna - Si trattava di una massa carnea sviluppata posizionata dal mento fino allo sterno in altezza e da un orecchio all'altro in larghezza, addirittura di due volte le dimensioni della testa, di 10 centimetri di lunghezza, 7 centimetri di spessore, 4 centimetri di profondità. La localizzazione della massa, che determinava compressione delle vie aeree superiori, rendeva non solo impossibile la respirazione autonoma della neonata, ma molto difficoltosa l’intubazione tracheale della neonata».

 

La corsa contro il tempo per salvare una piccola vita

Per rendere realizzabile tale procedura, data l’elevata complessità della tecnica per cui è richiesta una attenta pianificazione delle fasi più critiche dove teams differenti lavorano contemporaneamente, si è reso necessario costituire un’equipe multidisciplinare composta da ostetrici-ginecologi, diretti dal dottor Gregori e dalla dottoressa Marisa Biasio, neonatologi diretti dal dottor Daniele Farina, anestesisti e rianimatori, diretti dalla dottoressa Evelina Gollo e dal dottor Giorgio Ivani, chirurghi otorinolaringoiatri e generali, diretti dai dottori Paolo Tavormina e Jurgen Schleef, e si è effettuato l’intervento.

Gesti misurati e gentili hanno consentito di compiere l’intubazione.  


«Il viso della piccola era roseo, tutto era così straordinario» ricorda Farina in quegli istanti - «In dieci minuti era stata attivata la respirazione assistita». 

Gioia viene ricoverata in rianimazione e dopo sei giorni è asportata la massa cervicale. Oggi la piccola pesa 1.700 grammi, è coccolata da mamma e papà e dai medici della terapia intensiva. Mangia dal biberon e respira autonomamente e tra una ventina di giorni tornerà a casa.  

«Questa storia – conclude il dottor Daniele Farina - è un esempio di come si possano integrare, come avviene alla Città della salute di Torino, professionalità e competenze, al fine di fornire ai genitori, ai quali venga posta diagnosi di malformazione fetale, un percorso di accompagnamento alla nascita del loro figlio, grazie a tecniche all'avanguardia».

 

                                                                              Liliana Carbone

 

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Articolo pubblicato il 08/08/2015