La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Il dramma delle giarrettiere

Il romanzo poliziesco “La giarrettiera” (titolo originale “My Lady’s Garter”) di Jacques Futrelle è apparso nel 1912. Futrelle, che è considerato uno degli autori più fantasiosi e estrosi delle letteratura gialla, mette in scena una trama ambientata all’inizio del Novecento nell’alta società di Boston, che narra le imprese dell’imprendibile ladro gentiluomo chiamato il Falco.

Questo signore ruba addirittura dal Museo Britannico la famosa giarrettiera che la contessa di Salisbury aveva perso durante un ballo nel 1344, fornendo così al re Edoardo III l’idea di istituire il supremo ordine cavalleresco di Gran Bretagna, l’Ordine della Giarrettiera che ha per motto: “Honni soit chi mal y pense!”, la frase pronunciata dal re nel raccogliere la giarrettiera caduta alla dama.

Questo collegamento ad un classico della letteratura poliziesca mi si è affacciato alla mente leggendo un articolo anonimo della Cronaca Cittadina di “Stampa Sera” di martedì 24-mercoledì 25 febbraio 1959, intitolato «Vittima di uno scherzo una sposa si avvelena», con l’occhiello « Giarrettiere femminili nelle tasche del marito» e col sommario «La burla ideata da un gruppo di amici del giovane - Ossessionata dalla gelosia, non ha più creduti la verità» (m.j.).

Ossessionata da una feroce gelosia, una donna ha tentato di uccidersi con il gas. Ora è ricoverata in osservazione al Maria Vittoria. L'assiste il marito che ha dichiarato, tuttavia, di iniziare le pratiche por la separazione legale non appena ella sarà fuori pericolo. Non crede di poterla più sopportare. Contemporaneamente presenterà querela contro un gruppo di amici responsabili del suoi guai. È stato infatti a causa di uno scherzo ordito dai colleghi se egli, per tutto un anno, non ha più avuto pace e se sua moglie si è decisa a tentare il suicidio.

Luigi Carlini è un impiegato di 37 anni che abita con la moglie Vera Ganella, di 35 anni, in un alloggio di corso Cincinnato. Sebbene non fosse entusiasta della vita coniugale, per cinque anni tuttavia aveva tirato avanti senza grandi fastidi. Qualche volta gli era capitato dì accennare ai colleghi al carattere della moglie: sospettoso, querulo, costantemente pieno di dubbi e preoccupazioni. E, senza avvedersene, aveva spinto gli amici a giocargli una burla atroce.

Un giorno gli infilarono nella tasca interna del cappotto un paio di giarrettiere femminili che, come speravano, vennero puntualmente ritrovate dalla moglie. Da quel momento l'esistenza del Carlini divenne un inferno. Convinta del tradimento, la donna sfoderò un carattere insospettatamente aggressivo: violente scene di gelosia si alternavano a periodi, troppo brevi, di depressione malinconica. Ultimamente l'uomo se non voleva digiunare doveva recarsi al ristorante.

Venuti a conoscenza delle conseguenze della burla, i colleghi del Carlini vollero riparare. Si recarono in gruppo a parlare con la donna e denunciarono la verità. La Ganella li ascoltò, ma nel congedarli si dimostrò irremovibile: «Vi ringrazio per aver voluto tentare di salvare la nostra pace familiare. Ma mio marito non merita che vi accusiate di cose che non avete fatto. Del resto l'episodio della giarrettiera non è stata che una conferma al sospetti che mi tormentavano da tanto tempo. La verità è che Luigi non mi ama più».

Ieri mattina il Carlini si destava verso le 7. La moglie non era più nel letto e l'alloggio, cosa strana, era silenzioso. L'uomo entrava in cucina: arretrava allibito: la stanzetta era invasa dal gas e la moglie, stesa sul pavimento, boccheggiava semisvenuta. Sul tavolo era un suo scritto: «Mi uccido perché soffro troppo. Non ti perdono, Luigi».

Una brutta storia, sicuramente, la cui conclusione appare poco felice: nell’Italia del 1959 la condizione dei separati, soprattutto se di modesta condizione, non era troppo felice.

I Lettori più anziani comprenderanno questa affermazione. Ai più giovani non tento nemmeno di dare spiegazioni che tanto non capirebbero…

Si direbbe che le giarrettiere non portino fortuna.

Il romanzo poliziesco di Jacques Futrelle, infatti, è apparso postumo, dopo la morte del suo autore nell’affondamento del Titanic (14-15 aprile 1912), con questa dedica della moglie, Lily May Peel: “Agli eroi del Titanic, dedico questo libro di mio marito” (m.j.).

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Articolo pubblicato il 10/08/2015