BRICS O GEE (Grandi Economie Emergenti.)

Un interessante contributo dell’Osservatorio sulle Economie Emergenti (OEET) di Torino

Nel 2014 è nato a Torino, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, l’OEET, il Turin Center on Emerging Economies, un centro indipendente e no profit dedicato allo studio e al monitoraggio delle maggiori economie al fine di distribuire i risultati delle analisi economiche e informazioni alle Società alle Istituzioni e in generale al pubblico.

Condividiamo con il dr.Valli dell’OEET questa vision sulle Grandi Economie emergenti:

Nel 2001 un economista della Goldman Sachs Jim O’Neill inventò l’acronimo BRIC (tratto dalle iniziali di Brasile, Russia, India e Cina), probabilmente non immaginava lo straordinario successo della sua creatura. L’acronimo è pure cresciuto nel tempo diventando dal dicembre 2010 BRICS, per accogliere nel suo seno almeno un paese africano, il Sud Africa.

Si parla di BRIC o BRICS ovunque, in libri, articoli, conferenze, seminari ed in ogni tipo di media. Andrea Goldstein ha, ad esempio, dedicato nel 2011 un bel volumetto del Mulino all’analisi dei quattro BRIC originari.

Gradualmente il concetto ha raggiunto il suo trionfo in chiave politica. Si è creata una organizzazione interstatale dei paesi BRIC, poi BRICS, che dal 2009 tiene un vertice ogni anno, pubblica un rapporto annuale con adeguate statistiche comparative e concerta azioni comuni sia sul piano economico e finanziario, sia su quello politico. I criteri utilizzati per scegliere i BRICS erano essenzialmente legati alle grandi dimensioni economiche e al relativamente rapido tasso di crescita di questi paesi.

O’ Neill profetizzava che nel 2041 (data gradualmente abbassata al 2032) il PIL complessivo di questi paesi avrebbe superato quello dei G7, i principali paesi industrializzati dell’epoca, e allo stato dei fatti è assai probabile
che questo avvenga.

Tuttavia i criteri di scelta dei BRICS sono per diversi aspetti arbitrari. Perché non includervi, ad esempio, Indonesia, Messico, Corea del sud, Turchia e Iran, che hanno tutti dimensioni economiche nettamente superiori al Sud Africa e che negli anni 2000 hanno realizzato risultati economici inferiori a quelli di Cina e India, ma, tranne che per il Messico, superiori a quelli di Brasile e Sud Africa?

Nel 2013 i livelli del PIL totale in PPA (parità di poteri d’acquisto) espressi in percentuale di quello degli Stati Uniti di tutte e cinque queste economie non- BRICS erano nettamente superiori a quelli del Sud Africa. Inoltre, dal 2000 al 2013, con la sola eccezione del Messico, i livelli dei loro PIL reale erano cresciuti di più di quelli del Brasile, e dello stesso Sud Africa.

Naturalmente l’inclusione nei BRICS del Sud Africa, può rispondere a importanti considerazioni storiche e geo-politiche, più che economiche, mentre la Corea del Sud, in termini di livello del PIL pro capite e della tecnologia, può essere considerata come un paese già totalmente emerso, sebbene relativamente piccolo come dimensioni della sua popolazione e del suo territorio.

Tuttavia Indonesia, Messico, Turchia, Iran e, forse anche, Tailandia, Polonia, Arabia Saudita, Egitto, Pakistan, e in futuro Vietnam, etc. possono legittimamente aspirare, insieme agli attuali BRICS, al titolo da noi coniato, di GEE (grandi economie emergenti), che sembra essere un criterio più preciso ed includente di quello dei BRICS.

I paesi GEE dovrebbero avere una rilevante dimensione economica, demografica e territoriale ed un tasso di sviluppo superiore, per almeno due decenni consecutivi, a quello medio mondiale.

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Articolo pubblicato il 05/08/2015