Tour de France

Dopo 21 giorni di avvincenti battaglie è terminato il Tour de France, con la prevedibile vittoria di Chris Froome.

Tanto di cappello ad un atleta indubbiamente molto forte, dotato di notevole carattere e di una inesauribile forza fisica.

Non era facile per lui superare l’aperta ostilità con la quale lo hanno accolto i francesi che, in alcuni momenti, hanno dato adito ad episodi particolarmente sgradevoli.

Ma, alla fine, Froome è salito sul podio, primo assoluto a Parigi, senza che scalfiscano il valore della sua prestazione le puntualizzazioni di chi sostiene che la sua è stata una vittoria propiziata in gran parte dall’aiuto ricevuto dai suoi gregari e dall’organizzazione della sua squadra, la SKY.

Se un piccolo neo si può attribuire alla prestazione di Froome vi è soltanto l’episodio che lo ha visto come protagonista assalire verbalmente e pesantemente il nostro Nibali quando dopo l’arrivo, lo ha accusato, (accuse peraltro contestatissime), di aver approfittato di un incidente tecnico occorsogli per uscire dal gruppo e andare a vincere una tappa prestigiosa.

Probabilmente Froome, provato dallo stress e dalla fatica sostenuta per limitare i danni (che, comunque, aveva tutto il tempo di contenere o di annullare nella stessa tappa) non si è preoccupato di accertarsi se Nibali si fosse effettivamente reso colpevole di un gesto antisportivo e ha dato sfogo ad insulti irripetibili che lo stesso Nibali si è rifiutato di riferire alla stampa.

Dunque dall’episodio emerge una strana constatazione: il siciliano Nibali ha dimostrato una freddezza e uno stile che sono mancati all’inglese Froome (così viene definito dagli addetti ai lavori perché nato, in effetti, da genitori britannici), il chè prova ancora una volta che non sempre gli stereotipi trovano conferma nella realtà.

In ogni caso chapeau a Froome per la sua meritatissima vittoria ma altrettanto a Nibali per la sua sfortunata ma eccellente prestazione e, in pari misura, per la sua signorilità.

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Articolo pubblicato il 28/07/2015