Ungheria: via al muro anti invasione

Riflessioni valutando gli effetti di due politiche antitetiche

  L’Ungheria non perde tempo. Nella cittadina ungherese di Morahalom, la “Lampedusa” magiara al confine con la Serbia, i primi bulldozer sono arrivati nei giorni scorsi.

 I soldati di Budapest hanno spianato il terreno e preparato il suolo per la costruzione dei primi 150 metri del muro anti invasione: una recinzione di 175 chilometri alta 4 metri. 

Il progetto del primo ministro Viktor Orbàn, ispirato alle barriere erette dagli spagnoli a Ceuta e Melilla — prende così forma e diventa realtà. L’emergenza è grave.

«Il numero degli immigrati arrivati nel nostro territorio è di 74mila unità, e il 99% è giunto dalla Serbia», ha spiegato Peter Szijjarto, ministro degli Esteri ungherese e membro del partito conservatore Fidesz. A Morahalom il sindaco Zoltan Nogradi, militante di Jobbik, ha ammesso: «Non abbiamo idee migliori per risolvere questa situazione».

All’ombra della muraglia vi è la lotta — silente ma durissima —  tra le due principali formazioni magiare: nei sondaggi, i nazionalisti dello Jobbik (al 17%) tallonano il Fidesz (21%) e, per evitare sorprese, il primo ministro ha deciso per la linea dura sull’immigrazione.

Primo avvertimento i cartelli installati in tutto il Paese che ammoniscono chi arriva in Ungheria a «non rubare il lavoro agli ungheresi» e a «rispettare le nostre leggi».

Lungo la “rotta dei Balcani” che attraversa l’Ungheria, Frontex registra un aumento del 1000% dei migranti, passati da 3.340 nel primo trimestre del 2014 a 32.950 nello stesso periodo nel 2015.

Basterà un muro e dei cartelli a fermare l’invasione?

Forse no, ma con questa misura drastica il Governo Ungherese intende preservare la qualità della vita dei cittadini residenti ed evitare più gravi problemi.

Questa decisione è stata stigmatizzata dall’Unione Europea e da coloro che, in diversi Paesi sostengono il dovere di accoglienza nei confronti degli immigrati.

Per valutare le differenti politiche oggi adottate in Europa, e le prevedibili conseguenze,  potremo comparare la situazione italiana a quella ungherese.

Frontiere aperte e diffusione del principio di accoglienza che sta dando i suoi frutti in Italia. Si stanno favorendo, nei fatti, i mercanti della morte che, con ogni mezzo, per mare e per terra, ci scaricano migliaia di persone bisognose di tutto.

Tralasciando, per il momento l’aspetto legato ai rischi d’infiltrazioni terroristiche, valutiamo la grave incongruità del nostro Governo.

L’accoglienza è indiscriminata, le enunciazioni belligeranti sono rivolte nei confronti di  cittadini e forze politiche che dissentono. La confusione è totale e gli effetti risultanti si collocano agli antipodi rispetto ai presupposti.

Chi si prodiga per accogliere, dovrebbe, usando un po’ della residua intelligenza, cercare di sistemare i clandestini nel modo ottimale, tutelando la loro dignità, senza scatenare una “guerra tra i poveri”, nei confronti della popolazione locale. E’ quello che invece non sta avvenendo.

Alfano scarica i profughi, senza preavviso in piccoli e medi comuni. Non si cura dell’esistenza di alloggi o altre strutture idonee per ospitarli.

 In molti dei Comuni forzatamente ospitanti, c’è la piaga dello sfratto, degli italiani senza lavoro e di coloro che sono costretti a vivere in situazioni penose o all’addiaccio.  Al governo questi aspetti non dicono nulla, l’importante è di facilitare l’inserimento sociale dei clandestini.

Anche per questioni abitative, o di difficile convivenza, ogni giorno si creano problemi di rapporto tra clandestini e popolazione residente con tensioni via via crescenti. Il finto buonismo di Renzi ed i provvedimenti che tutelano in modo assoluto l’immigrato rispetto al residente, stanno creando fratture sociali che potrebbero generare tragiche conseguenze.

Questa è l’accoglienza concepita da Renzi. Poi ci sono gli episodi di violenza che sfociano fino all’omicidio. Il Governo è sordo al disagio incontrato dai cittadini italiani, per le conseguenze della promiscuità, degli stili ed abitudini di vita, per l’ostentato sperpero di dotazioni e programmi di sostegno.

Dove dovremo arrivare? Alla guerra all’immigrato che deride i nostri principi e non si assoggetta al rispetto delle nostre leggi e consuetudini?

Quando subentra la paura da parte delle nostre popolazioni ed il potere dimostra cinismo, indifferenza e arbitrio, tutto potrebbe accadere. In questi giorni la situazione di Treviso e Roma, sono emblematiche. Si è arrivati anche agli scontri fisici, di residenti con la polizia. Si è seminato il terrore  che ha colpito la quota maggiormente inerme della popolazione.

Chi ci governa rifletta e torni alle letture sane sul significato vero del “ bene comune”. E’ facile predicare l’integrazione e poi fare di tutto per comportarsi in modo opposto.

Il Governo e il Parlamento dovrebbero essere sostenuti dalla fiducia degli italiani e non dei clandestini. O no?

Qualcuno pagherà?

 

 

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Articolo pubblicato il 19/07/2015