Il giorno più difficile di Tsipras. Ma, alla fine, in Parlamento ha prevalso il si per il suo piano di austerità

Ha prevalso la ragionevolezza dei greci. I sondaggi davano il 70% della popolazione a favore dell' accordo

Dopo un appassionante e lungo discorso di Tsipras davanti al Parlamento greco convenuto in riunione plenaria in occasione del voto di accettazione delle severe misure europee imposte dalle istituzioni finanziarie per potere fruire degli 86 miliardi del salvataggio in extremis dello Stato greco, le votazioni si sono concluse con 229 sì a favore, 64 contrari ( tra cui l' ex ministro delle finanze e collaboratore di Tsipras, Varoufakis) e 6 astenuti.

 

Decisivi gli interventi in aula di Tsipras che rivendica la necessità dell'accordo: "Abbiamo dato lezione di dignità al mondo. Avevo tre alternative: la moneta parallela di Schauble, il fallimento o l'austerità. Ho scelto la soluzione migliore". Syriza si spacca, ma tiene: 32 voti contro e 6 astenuti. Fuori dal parlamento non c'è la folla oceanica della manifestazione che ha preceduto il referendum. E c'è tutto un altro clima. Molotov e lacrimogeni lanciati in serata da un gruppo di anarchici hanno spezzato l'atmosfera di protesta pacifica per le strade di Atene nel giorno più lungo per la Grecia, che con una raffica di scioperi e cortei ha fatto sentire sin dal mattino la voce del 'no' al piano di austerity concordato da Tsipras a Bruxelles.

 

La giornata era cominciata con una raffica di manifestazioni che, comunque, la polizia è stata pronta ad affrontare ma “ senza brutalità”, come raccomandato proprio dal capo di governo.

Il primo corteo è partito a piazza Syntagma poco dopo le 10 del mattino. Erano le donne delle pulizie del ministero delle Finanze, quello che è stato di Varoufakis ed ora è passato a Tsakalatos. Mandate a casa dal governo Samaras in nome della vecchia austerità, riassunte per promessa elettorale da Tsipras, ora dovranno tornare a casa di nuovo.

 

Poi è stata la volta del grande corteo degli statali, convocato da Adedy, la sigla che raggruppa tutti i sindacati della pubblica amministrazione. Sui cartelli: «Fuori i neonazi», «Cacciamo tutte le troike», «No ai vecchi e nuovi memorandum». La polizia ha reso noto di aver effettuato circa 50 arresti per gli scontri a piazza Syntagma e nei dintorni. Il gruppo violento si è staccato da un corteo organizzato dal partito comunista Kke. Un mezzo della televisione greca è stato preso di mira e mandato a fuoco con una molotov. Duri gli scontri in viale Amalias, dove sono state infrante vetrine.

 

Chi ha assistito alle fasi precedenti la votazione in Parlamento ha potuto notare che, invece, i toni accesi dei giorni precedenti si erano smorzati del tutto e che la compostezza dei deputati ha dominato la scena, i cui protagonisti sembravano quasi rassegnati al risultato finale pro Tsipras, il quale ha dichiarato di essere pronto a dimettersi in quanto ormai Syriza è un partito diviso tra riformisti pro accordo ed irriducibili contrari. Sicuramente non conviene a nessuno indire le elezioni politiche di questi tempi così burrascosi, ma si assisterà con molta probabilità ad una nuova formazione governativa, dal momento che vi sono troppi dissidenti internamente a Syriza. Il leader di  To Potami ( Il fiume) Stavros Theodorakis ha già però dichiarato che rimarrà all' opposizione, togliendosi dagli impicci  di tenere la patata bollente in mano in questo scenario di forte crisi che presenta più problemi che opportunità. Altri partiti come il Pasok sembra invece siano disponibili ad un accordo per formare una nuova compagine di governo. 

 

Invece Panos Kammenos, leader degli indipendenti di destra di Anel, che solo due giorni fa era nettamente contrario all' accordo, ha poi votato per il si in ultima istanza. Facendo così prevalere la ragionevolezza di una decisione molto difficile ma che, senza di questa, avrebbe lasciato l' intera popolazione greca, già stremata dalle 2 settimane e mezzo di sacrifici per la chiusura delle banche, di prelievi ridotti al minimo, e con l' economia praticamente ferma, senza più mezzi di sussistenza per la mancanza di liquidità delle banche. Una parte degli 86 miliardi previsti andranno infatti a ricapitalizzare le banche, altri a ripagare i creditori internazionali, e circa 35 saranno destinati agli investimenti.

 

Tsipras ha poi definito la sua posizione dignitosa nonostante le lacrime e sangue che si prospettano per gli anni a venire, in quanto ha lottato fino alla fine per il suo popolo, rifiutando la vecchia politica che ha portato il suo Paese al disastro, e promettendo che il vecchio e pervasivo  sistema clientelare e corrotto non tornerà mai più ( saggio proposito quest' ultimo, ma mi permetto di osservare che l' inferno è lastricato di buone intenzioni). Tsipras ha anche accennato al fatto che ritiene di avere ottenuto un grande risultato con la possibile ristrutturazione del debito pubblico, non però con la sua riduzione come sperato ma con un notevole allungamento dei termini di pagamento.

 

Rimane comunque forte la sensazione che le riforme siano solo l' inizio di un cammino lungo e faticoso della Grecia verso una economia che riesca a sostenersi senza pesi e contrappesi esclusivamente finanziari come avvenuto finora, ed anche con un deciso orientamento verso una certa industrializzazione delle imprese, aspetto che manca quasi completamente nel Paese ellenico.

 

La crescita del Paese è quindi un elemento primario per potersi togliere dai guai, anche se ci vorranno molti anni, in quanto ormai è evidente che il Paese si può definire, in gergo popolare, “ incravattato” dai suoi debiti, che al 90 % sono costituiti da titoli non negoziabili e quindi vincolati dalla ex troika, che continuerà ad inviare i propri controllori affinchè siano rispettati i patti pena il famoso default, o fallimento greco. Una spada di Damocle su Atene, molto detestata e criticata, ma a cui non  si possono sottrarre i greci in questa situazione così drammatica, per non dire tragica. D' altronde la tragediografia l' hanno proprio inventata loro, ed alla quale sembra siano abituati come un loro leit motiv fin dall' antichità classica.

 

L' Italia può invece stare relativamente più tranquilla sul fronte del debito pubblico, anche se in continuo aumento, non solo perchè ha già effettuato in parte le riforme, ma anche perchè esso è sostenuto in parte da investitori stranieri che acquistano i nostri bond nella misura del 30% del totale del debito, titoli che sono tutti negoziabili.

 

Claudio De Maria

 

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Articolo pubblicato il 16/07/2015