Approvata la riforma della scuola
Il Palazzo del Ministero

L’ultima messa in scena di un Governo d’incapaci

Si sono sprecate frasi altisonanti. Il Governo, con questa riforma pasticciata e priva di prospettive, s’illudeva forse di superare il gap che ci divide dal mondo evoluto.

 Invece sono piovute critiche da ogni parte e si sono perse per strada, forse le fasi maggiormente apprezzabili per mettere ordine in un sistema scolastico che, tra burocrazia invadente e egualitarismo come metodo educativo, relegano la scuola italiana ad un diplomificio che non fornisce ai giovani le speranze e gli strumenti per inserirsi ed emergere in una società in cambiamento.

 Leggiamo qualche commento. “Il Foglio” osserva che si tratta “in realtà di una scatola vuota che scontenta tutti e si fonda sull’ennesima balla: le 100 mila assunzioni sbandierate non sono nuovi posti di lavoro ma la regolarizzazione di contratti in corso”. 

All’argomento dedica un lungo editoriale “terzista”, secondo la tradizione storica del “Corriere della Sera”, Orsola Riva. In avvio – nella parte critica – rileva che “in pochi hanno festeggiato in Aula e soprattutto fuori”, dal momento che è previsto un autunno caldissimo per le incongruenze delle norme (stabilizzati i precari storici ed escluse le decine di migliaia di supplenti delle graduatorie di istituto).

La nuova versione data del ruolo del preside –sceriffo o faraone è del tutto infelice, considerato che ora a giudicare gli insegnanti concorreranno anche i genitori, naturalmente partigiani, e gli studenti impreparati, inadatti e spesso presuntuosi.

L’editorialista prefigura a settembre il caos con docenti, costretti ad accettare il trasferimento fuori provincia ma impegnati a trovare il sistema per un rapido rientro.

Nell’ultimo capoverso – il favorevole – accettando il presunto e fantasioso lato positivo (gli investimenti ed i … rifacimenti dei soffitti), la Riva arriva ad auspicare che il governo migliori il disegno di legge “nella fase di scrittura del testo unico e delle deleghe”, fase quanto mai discutibile perché antidemocratica e pericolosa quanto mai per l’arbitrio concesso all’esecutivo e ai “cervelloni” di viale Trastevere di agire e “rivedere” senza controlli e senza verifiche.

Non ci interessano le beghe di coloro che hanno vivacchiato nel precariato scolastico e non sono certo animati dal desiderio di rendere la Scuola migliore e continuano, anche se implicitamente ad ingannare i  giovani.

Dovremo partire dai programmi scolastici che oggi risentono dell’egemonia sessantottina. Parlare della formazione degli insegnanti e denunciare con maggior vigore, lo stridente contrasto e l’inganno insisto nell’inserimento in ruolo di migliaia di persone che sono, per la maggior parte, gli scarti di vecchie graduatorie.

 Nel nostro sistema di concorsi, la votazione di laurea, il carico famigliare e eventuali situazioni di disagio sociale, rappresentano purtroppo la “base forte” del punteggio.

Così i laureati che escono da molte facoltà della Magna Grecia e vivono in regioni dov’è consolidato il riconoscimento delle invalidità, sono, da sempre potenzialmente favoriti, rispetto ai laureati piemontesi o che provengono da altre regioni del nord d’Italia.

La mancata verifica dell’effettiva preparazione del docente, ma il vassallaggio alle clientele ed all’egualitarismo, saranno gli ostacoli ad ogni riforma che intenda mutare indirizzo ad una piaga purulente, qual’è il nostro sistema scolastico.

E’ vero che molte volte sono gli studenti con rivendicazioni ed assemblee autogestite a depotenziare gli sforzi di un sistema scolastico formativo.

Ma, poiché lo scopo delle istituzioni scolastiche è quello di formare i giovani, in una riforma, non dovrebbero trovare spazio le beghe dei bidelli o i carichi famigliari degli insegnanti, bensì il livello dell’insegnamento e la capacità effettiva dei docenti nel praticarlo.

In questa pseudo riforma, di questi temi non c’è traccia. Così lo studente medio, quello che non potrà frequentare le summer schools o fiorenti istituzioni private, continuerà ad essere sfigato.

 Nei Paesi maggiormente evoluti sono vigenti sistemi rigorosi per valutare la capacità d’insegnamento e l’aggiornamento di docenti.

 In Italia, purtroppo, continuiamo ad essere invischiati nelle mediazioni sindacali.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 15/07/2015