I morituri di Palazzo Lascaris

La danza macabra è appena agli inizi

Com’era nelle previsioni per il “giorno dopo”, Sergio Chiamparino, non ha perso tempo. Il giorno successivo alla sentenza del Tar ed alla conferenza stampa, nel corso della quale ha manifestato tutto l’interesse e la volontà a continuare, in quanto il suo ruolo e potere non risultava scalfito dalla sentenza, ha incontrato quello che, con evidenza assodata, appare il responsabile del pasticciaccio firme: Davide Gariglio.

Da indiscrezioni, mai smentire, l’avrebbe accolto con un “io mi sarei dimesso”. Passano le ore e anche l’ala sinistra e i Turchi di un partito oggi retto in Piemonte da Gariglio e dai suoi comunistelli di sacrestia, alzano i toni: “Dimettiti”.

Si suggerisce un rito mutuato dall’autocritica stalinista e dalle vecchie liturgie democristiane. L’ammissione della colpa e le dimissioni di facciata. A seguire, qualche ritocco nella squadra con nuove bocche che si affacceranno alla greppia del potere. Seguirà l’assoluzione del reo e tutti poi amici come prima. Sceneggiata che si sta consumando in queste ore.

Intanto l’azione penale prosegue e sono già 13 gli indagati, tutti ben collocati nell’apparato correntizio e burocratico del PD. I “politologi più raffinati”, hanno intanto evidenziato quale sarebbe il danno maggiore che il PD rischia di correre alla conclusione del giudizio dinanzi al Tar.

Potrebbero restare a casa ben 8 consiglieri eletti a Torino, rimpiazzati dai non eletti dell’opposizione, minando la stabilità della Giunta Chiamparino che si reggerebbe poi su un solo voto.

Ironia della sorte, se quest’ipotesi si avverasse, farebbe la sua entrata trionfale a Palazzo Lascaris anche quel Cesare Pianasso da Prascorsano, ex consigliere provinciale della Lega Nord, cui corre un’incompatibilità caratteriale ed un’antipatia reciproca con Patrizia Borgarello, quando anche lei sedeva sui banchi del consiglio provinciale. Il cinismo del destino!

Usciamo da un turbinio che ogni giorno potrà presentare una nuova puntata non certo edificante per riflettere. Lasciamo le infime meschinità dei protagonisti, per immedesimarci in colui che in una democrazia sana, dovrebbe essere l’arbiter ed il dominus della situazione: il cittadino”.

Al cittadino che vive in un Piemonte che da anni, per le scelte miopi o sbagliate e le omissioni dell’amministrazione regionale è in agonia, cosa interessa? Rispetto alle regioni d’Europa confinanti, in Piemonte, ogni ipotesi di sviluppo e di modernizzazione è difficile. I tempi per realizzare opere pubbliche o adottare politiche di svolta, sono biblici e le conclusioni penose.

Guardiamo alle contraddizioni della Politica Sanitaria, ai ritardi nell’ideazioni d’ infrastrutture, alle politiche per il lavoro, sempre più inefficaci, se collocate nel contesto del sistema produttivo in evoluzione e cambiamento.

Per non parlare del tardivo e cattivo utilizzo dei fondi europei che, ben che vada, generano solamente sussidi e non scelte politiche innovative. Così la mancanza di visioni prospettiche per la crescita.

Permangono invece situazione stagnanti come l’immonda greppia delle società partecipate che, nonostante gli impegni ed i proclami di Chiamparino, continuano a rimanere comodi giacigli di politici falliti e privi di prospettive lucrative al di fuori dei palazzi del Potere.

Per non parlare dei maggiori disagi del cittadino che, per ragioni contingenti o di situazione personale, avrebbe necessità di trovare una presenza amica e solidale da parte dell’amministrazione della Regione, ove anche le leggi e le procedure esistenti, non trovano attuazione.

Al cittadino preso ad esempio ed ai milioni che vivono in Piemonte, cosa potrà mai interessare se un manipolo di peones o di politicanti di bassa levatura che non si sono certo distinti per l’affermazione delle nostra Regione, torna a casa per disposizione del Giudice? Nulla.

Anzi, proprio dall’amplificazione di questi episodi, cresce lo sconcerto nei confronti di coloro che si riempiono la bocca di democrazia, e poi, con le loro bassezze, dimostrano di essere i killer della partecipazione democratica alla Cosa Pubblica. Così si capisce l’inazione di costoro in un anno di vita della Giunta Chiamparino. Sono tutti protesi in intrighi e meschinità, mai per il perseguimento del bene comune.

Purtroppo, mentre ci occupiamo del Piemonte, non stiamo ricevendo certo esempi illustri a livello nazionale.

Ben dice Gianna Gancia, capogruppo della Lega Nord in Consiglio Regionale, “Vedere che Renzi, ma, ancora peggio, il presidente della Repubblica (che dovrebbe essere super partes), telefonano all'improbabile presidente Chiamparino complimentandosi per essere stato graziato per le firme false delle sue liste, lascia allibiti e senza parole, oltre che, per un attimo, senza speranza”.

Lo Stato, in caduta libera nei sondaggi, si dimostra correo della situazione piemontese che non è certo edificante, ma purtroppo rischia di assimilarsi al resto del Paese.

In questi giorni problematici per il ruolo delle istituzioni europee, si è ampiamente constatato come Renzi sia lasciato in panchina ed ignorato a Bruxelles. Lo scarso credito che il putto toscano gode, segna un punto d’impotenza per le istituzioni repubblicane, cui in teoria, ogni cittadino dovrebbe guardare con fiducia.

Il PD si trova ormai invischiato in una ragnatela che potrà rappresentare solamente episodi ulteriori e sconcertanti, man mano che la Procura procede con gli accertamenti di rito. Occorre soffermarci anche su quel che potrà succedere nei dintorni dei proponenti le azioni giudiziarie dinanzi al Tar e l’esposto alla Procura della Repubblica.

Dopo la sentenza del Tar, nonostante la guerra per bande all’interno del PD sia esplosa, Borghezio continua a tacere e non si pronuncia sul dopo.  Patrizia Borgarello ha ampiamente commentato, all’uscita dell’udienza, come si sia sentita sola nel corso del procedimento, senza che il partito in Piemonte, sia stato al suo fianco.

Cota, che nei mesi scorsi non aveva mai sfiorato l’argomento causa, si prodiga con dichiarazioni infuocate. Giovedì, modificando un programma in precedenza fissato, Matteo Salvini, capeggerà una manifestazione dinanzi al Tar Piemonte.

Azione disinteressata per la difesa e affermazione della buona causa, o mossa tattica per demolire i Cotiani una volta per tutte?

Intanto le voci dell’intelligenza con il nemico continuano a dominare le chiacchiere. Anche da queste parti sorge la medesima domanda. Dov’era il cittadino? Chi ha ispirato il ricorso e coloro che l’hanno promosso, come quale intento si sono mossi?

Sono prevalsi i desideri di “vendicarsi  del PD” per qualche sgarbo subito, da parte di qualcuno che poi ha fornito le prove, mentre per gli attori principali è prevalse la volontà di scavalcare la segreteria nazionale (Cota), per poi emergere e guadagnarsi i galloni, con il placet di Salvini?

E il ruolo di Cota? Tiepido, se non ostile per mesi, per poi trovarsi attivissimo, ma solo a parole?

Anche qui, in nome del cittadino elettore, chi sa parli e lo faccia in fretta. Poi tutte le iniziative potrebbero collocarsi anche in una logica redentrice.

Chiamparino che si libera delle mezze calzette e fa di testa sua, Pichetto che crea un “Governo ombra” autorevole, competente, e non correntizio.

Cota, Borghezio e Borgarello, si decidano e parlino chiaro.  Se poi qualcuno ha agito per non nobili intenti, si faccia da parte.

Se mancherà questo rigurgito di onestà, tanto a destra come a sinistra, ci rimetterà ancora una volta la democrazia.

Le mediocrità e le farse non potranno galleggiare a lungo e fare danni. Se poi la situazione degenerasse e sorgessero, per incanto i miracolati del “dopo causa”, costoro saranno accolti da un fiume di biasimo e potranno considerarsi definitivamente al di fuori di ogni credibilità umana.

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Articolo pubblicato il 14/07/2015