OXI . Il NO della Grecia che sta diventando un SI

Nonostante il plauso della maggioranza degli italiani al risultato del referendum greco, alcuni suoi aspetti sono ampiamente sottovalutati

L' atteggiamento , a dir poco oscillante, del nostro Renzi verso il si ( prima del voto referendario) e l' appoggio al no del risultato ad ampio consenso dei greci è sotto la mira delle opposizioni, che non hanno mancato di chiedere al nostro premier di riferire in Parlamento sulle sue posizioni verso la Grecia.

Cosa che Renzi si guarda bene di fare, sia perchè non ama essere impallinato da Brunetta, SEL , Lega e M5S, e sia perchè non ha nessun preciso obbligo istituzionale in tal senso, mentre invece sarebbero Gentiloni e Padoan, rispettivamente ministro degli esteri e dell' economia, che dovrebbero spiegare le loro posizioni rispettive agli italiani, e non solo ai parlamentari.

Un dato salta subito agli occhi : il 74 per cento di italiani che secondo i sondaggi tv approva il No dei greci al referendum sembra mancare di alcune informazioni fondamentali. In altre parole un' opinione originata dall' entusiasmo del momento e dal sentimento d' amicizia verso i greci, che però da soli non bastano ad appoggiare un voto molto contraddittorio nella sostanza. Quel voto colpisce anche, e forse soprattutto, il nostro Paese.

Dicendo no alle proposte dell'Europa, infatti, i greci hanno rifiutato le riforme che darebbero qualche affidabilità alla prospettiva di rimborso dei loro 300 e passa miliardi di debiti, 36 dei quali contratti (fra prestiti bilaterali e quote di organismi internazionali) proprio con l’Italia, che è il terzo creditore della Grecia dopo Germania e Francia.

Se la Grecia smettesse di pagare (come avviene di regola nei fallimenti) spariscono 36 miliardi di euro dal bilancio del nostro Stato, che già non se la passa affatto bene. Ancora peggiori sarebbero le conseguenze di un crollo della credibilità dell’euro sui mercati internazionali. L’Italia non ha mai chiesto aiuti finanziari alle istituzioni internazionali (nel 2012 c’ è andata abbastanza vicino) e per questo ci siamo risparmiati le visite dei burocrati finanziari della Troika (Commissione europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale) con le loro dolorose e poco diplomatiche ricette che tanto hanno contribuito alla ribellione dei greci, come il “ Memorandum” detestato da Tsipras.

Diversamente da quello greco, il nostro debito è stato contratto e viene periodicamente rinnovato sul mercato dei titoli pubblici, esattamente come quello di tutti gli altri Paesi, con l’unica particolarità di un valore (sempre rispetto al PIL ) molto più alto della media: è il terzo al mondo, Grecia a parte, dopo quelli del Giappone e degli Usa. Sul suo ammontare paghiamo corposi interessi che variano con le condizioni di mercato (a differenza dei greci, che proprio per la loro situazione pagano tassi “politici” in media al 2,5 per cento).

Che cosa succederebbe ai tassi sui nostri titoli in presenza di un crollo della fiducia nell’economia dell’area euro? Schizzerebbero in alto, costandoci molto di più e rendendo ancor più impervia quella riduzione del debito da tutti ritenuta indispensabile.

Questo vuol dire che, nonostante i comprensibili inviti alla calma di Matteo Renzi e del ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, l’Italia non è affatto al riparo dal rischio di contagio. Non per niente il presidente del Consiglio, che si era spavaldamente schierato per la fermezza a fianco di Angela Merkel prima del referendum (chiaramente in previsione di una vittoria del si) si è invece subito ricollocato su una linea più morbida subito dopo la vittoria del no. La ragione è semplice: se la Germania può forse assorbire il fallimento della Grecia (e la sua probabile uscita dall’euro), per l’Italia la faccenda sarebbe economicamente ben più grave.

La legge di Stabilità di fine 2014 (ossia il bilancio preventivo dello Stato per il 2015) si basa su ipotesi assai ottimistiche, alcune già rivelatesi fallaci, come il beneficio di un ulteriore rafforzamento del dollaro (arrestatosi da un paio di mesi) per le nostre esportazioni. Considerando anche la sentenza della Corte costituzionale che ha imposto il pagamento degli arretrati ai pensionati cui era stata bloccata l’indicizzazione dell’assegno ce n’è abbastanza per escludere il rispetto delle promesse renziane in fatto di riduzione delle tasse e, anzi, ipotizzare un aumento dell’iva nel 2016, come previsto dalle clausole di salvaguardia.

L’incertezza, come si sa, non piace ai mercati: se lo spread fra i tassi dei titoli pubblici dei paesi nordici e quelli mediterranei dovesse tornare a impennarsi gli equilibri di finanza pubblica italiani sarebbero i primi a saltare (e neppure per la Francia sarebbe una passeggiata).

Va detto che a contrastare questo scenario c’è, ed è un elemento fondamentale, la determinazione con cui il presidente della Bce, Mario Draghi, pompa da mesi liquidità nell’economia europea acquistando titoli di Stato dei vari Paesi. Per il resto, possiamo solo sperare che Atene accetti di fare le riforme per migliorare la sostenibilità del suo debito, arretrando almeno di qualche passo rispetto a quel No che è tanto è piaciuto alla maggioranza degli italiani.

In conclusione, quando si tratta di grandi questioni internazionali che hanno origine da crisi finanziarie, come nel caso della Grecia - anche se vi è indubbiamente un aspetto geopolitico che è stato sbandierato a più non posso sia dal paese ellenico, e da altri tra cui gli USA che temono un potenziamento della sfera di influenza della Russia sul Mediterraneo se l' Europa non trovasse l' accordo con Tsipras - bisognerebbe sempre fare riferimento a quello che succede nei nostri bilanci familiari, quelli di tutti i giorni.

Arrivati a questo punto osiamo fare un parallelismo con una situazione che potremmo, malauguratamente, vivere noi stessi, in sedicesimo,  sulle nostre spalle nella vita di tutti i giorni. Se una  famiglia conduce una vita mediamente soddisfacente e si barcamena come tante altre  in Italia, pur con qualche debito come un mutuo contratto per l' acquisto della prima casa ( per estensione, poniamo come nel caso di un Paese europeo come l' Italia) , ma ha un parente che ha sempre gestito malissimo le sue finanze e si è indebitato oltremisura ( come la Grecia) , la famiglia in questione potrebbe anche, per solidarietà parentale, aiutare finanziariamente quel parente per un certo periodo di tempo. La famiglia prestatrice è anche convinta che riavrà indietro i soldi prestati a quel parente. Se non lo fosse, sicuramente non gli presterebbe niente, anche se amasse alla follia quel tizio. Come dicono a Napoli : " accà nisciuno è fesso".

Dopo un certo periodo di tempo ( qualche anno nel caso ottimistico), il capofamiglia che anch' egli ha qualche problemuccio nel tirare avanti la baracca, si rende conto che il parente continua a spendere e spandere mentre lui deve fare sacrifici per arrivare a fine mese, ed il parente non ha nessuna intenzione di redimersi e cominciare a fare anch' egli i sacrifici ( vedi riforme in Grecia come quella delle baby pensioni, del fisco e delle spese per i sovrabbondanti dipendenti statali ) che il capofamiglia stesso è stato costretto a fare per la crisi economica che ha colpito tutti. Il nostro spendaccione ha anche messo molti suoi parenti, amici e amici degli amici in posti statali, costituendo così un sistema nepotista e che lo proteggerà in ogni caso perchè, chiamati a raccolta, in ogni caso gli amici gli sono riconoscenti e quindi non lo abbandoneranno in caso di necessità ( il famoso serbatoio di voti, fenomeno per il quale l' Italia ha i suoi bravi difetti). 

E' vero che il parente ha cercato almeno di pagare i suoi debiti, ma con i soldi che il capofamiglia gli ha sempre elargito ( per la Grecia più di 250 miliardi di euro ).

Siccome il capofamiglia si rende conto che i suoi prestiti non potranno mai essere restituiti ( come lo stesso Tsipras ammette chiedendo la ristrutturazione del debito), il capofamiglia fa una bella riunione familiare per mettere le cose in chiaro con quel parente . Il risultato unanime è : o metti la testa a posto e rivediamo in toto il nostro difficile rapporto, e fai ciò che abbiamo fatto tutti mantenendoci da soli ( sostenibilità della Grecia richiesta dalla UE), oppure ti togliamo i soldi che ti diamo periodicamente per mandare avanti la tua barca che fa acqua da tutte le parti. Però con garanzie precise e scritte, perchè abbiamo già visto che fino ad ora non l' hai mai riparata.

Informato dell' esito, il parente non si arrende ed incomincia a reclamare : “ E' il sistema capitalistico che mi ha ridotto in questo stato ( vedi Varoufakis il marxista trendy) !!! Sono le banche che mi stanno rovinando !! “. Non contento, sapendo il parente ( impersonato da Tsipras) di essere arrivato ad uno stallo, chiede ai suoi fratelli e sorelle ( il popolo greco) di dichiararsi se sono d'accordo con lui oppure no ( vedi referendum).

Intanto il capofamiglia comincia a bofonchiare e pensa : “ Ma cosa sta dicendo questo qui, anch'io faccio parte del sistema capitalistico, mica sono comunista ! Abbiamo quindi gli stessi paletti io e te, giusto o sbagliato che sia ! “.

Nella stragrande generalità dei casi è oltremodo difficile che fratelli, sorelle e figli ( la popolazione greca) del parente indebitato si schierino contro di lui. D' altronde i quattrini mica li ha chiesti a loro, ma ai suoi parenti di secondo grado ( gli altri Stati europei). Anzi, fratelli e sorelle sarebbero più che lieti che la vita del loro consanguineo spendaccione ( presente e passati governi greci)  possa continuare come se nulla fosse, anche perchè qualche beneficio lo otterrebbero anche loro, tutto sommato.

Contento dell' appoggio dei suoi fratelli e sorelle, il parente  ringalluzzisce e ricomincia a chiedere soldi al capofamiglia prestatore ( 50 miliardi di euro vengono richiesti dalla Grecia dopo il referendum) ed in più dice a chi lo ha ridotto così di essere l' unico vero democratico della famiglia, e che gli altri sono tutti terroristi ( vedi Varoufakis il marxista).

Alle parole DEMOCRAZIA e VOLONTA' POPOLARE tutta la mediterranea e calorosa parentela, costituita dalla non lontana allegra famiglia che risiede in Italia ( I greci amano dire di noi " Stessa faccia, stessa razza" ) si alza in piedi raggiante e concede un' ovazione per questo loro bizzarro ed avventuristico parente, il quale non ha colpe, secondo loro, perchè il debito proviene soprattutto dal  padre ( i governi greci precedenti) e quindi merita anche qualche aiutino di incoraggiamento in più. Intanto il capofamiglia pensa : “ Bella famiglia, ma a chi assomiglia il figlio se non al padre ?”

Questa storiella, che ci siamo inventati lì per lì,   non può essere certo considerata  il paradigma assoluto che vive oggi la Grecia, ma solo un parallelismo  minimalista con ciò che succede normalmente nella vita familiare e sociale di tutti i giorni. Tutti sono bravi a fare i conti nelle tasche degli altri, ma quando ci toccano i nostri interessi improvvisamente le cose cambiano e non siamo più tanto condiscendenti  ( come nel caso delle  tasse).  I fatti che ci riguardano intimamente, come quelli che viviamo in famiglia,  non sono dissimili da quelli a cui assistiamo oggigiorno su più ampia scala, e che osserviamo ad una relativa distanza di sicurezza, soprattutto perchè siamo fuori pericolo dall' eventuale fallimento dello Stato italiano, cosa che invece rischia la Grecia se va avanti come nel passato.

Siccome però Tsipras ha pronto un piano di austerità da presentare all' Eurogruppo da 12 miliardi di euro in 2 anni in cambio di nuovi aiuti, a che è servito avere un NO quando invece sta muovendosi decisamente verso il SI, in quanto il nuovo piano greco di austerità è ancora più stringente di quello che veniva presentato alla UE prima di indire il referendum? Come minimo 2 settimane di sofferenza aggiuntiva per i greci con banche chiuse e l' economia già stremata ora completamente ferma. Non pare un gran risultato, tutto sommato.

L' unica cosa a cui dobbiamo essere riconoscenti ai greci è quello di avere avuto il coraggio di dare una scossa a questa Europa che non consente lo sviluppo omogeneo di tutte le nazioni, anzi avvantaggia la Germania che va avanti imperterrita per la sua strada egemonica, ha lasciato il posto alle banche ed ai poteri economici forti,  non ha ancora saputo creare un sistema fiscale ed una politica estera in comune ( vedi migranti), e non ha ancora saputo dotarsi di un sistema di difesa europeo ( ad es. per fronteggiare l' ISIS).


















 

 

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Articolo pubblicato il 10/07/2015