Regione Piemonte: Quel pasticciaccio brutto di corso Regina

Il Consiglio Regionale, dopo 5 mesi di discussione e tra contrasti, approva il passaggio del Gradenigo ad un colosso della Sanità Privata

E’ ormai trascorso un anno da quando Sergio Chiamparino è stato eletto alla guida della Giunta Regionale del Piemonte.

Tra le poche realizzazioni che potrà annoverare nel suo curriculum, nel momento in cui, come da lui stesso più volte dichiarato, in seguito all’udienza dinanzi al Tar della causa sulla raccolta delle firme, potrebbe apprestarsi a gettare la spugna, c’è indubbiamente il Piano di riordino dell’attività ospedaliera.

Piano che, per gli strascichi e le scelte operate, continua ad impegnare, non solo la giustizia amministrativa (sono pendenti ricorsi di strutture private accreditate), ma anche il Consiglio Regionale. La realtà dei disagi patiti dai cittadini e lamentati dai medici e dagli operatori sanitari, è sotto gli occhi di tutti.

Tant’è vero che, quale premessa alla conclusione dell’ultimo strascico polemico (sulla gestione dell’affaire Gradenigo ), da parte di Alessandro Benvenuto, consigliere regionale della Lega Nord, è stato presentata all’assessore Antonino Saitta un’interrogazione con la quale si chiede “ quali  sono, oggi, i tempi d’attesa per le prestazioni diagnostiche e le visite ambulatoriali e, soprattutto, quali provvedimenti la giunta regionale ha messo in atto per ridurre le liste d’attesa nella nostra Regione?” per ribadire poi che “I tempi d’attesa per le prestazioni diagnostiche e le visite ambulatoriali in Piemonte risultano ancora troppo lunghi e le paventate chiusure di diverse strutture ospedaliere o reparti non faranno che peggiorare la situazione".

Siamo ansiosi della risposta impacciata e retorica che potrà ricevere.

Risulta così maggiormente peregrina l’impostazione data dalla giunta nella disposizione ad hoc operata, nel disporre la modifica del Piano sanitario per consentire il passaggio dell’Ospedale Gradenigo, dalla gestione Non Profit di un Ente Religioso, all’Humanitas, colosso dell’ospedalità Privata , fiorente in Lombardia.

Di fronte alla carenza di posti letto, alle liste d’attesa che con l’attuale amministrazione sono di gran lunga aumentate, la Regione  ha scelto un modo pasticciato e non privo di ombre per gestire una situazione che avrebbe almeno potuta avvenire alla luce del sole.

La delibera della Giunta, approvata dal Consiglio ( 27 sì, 8 no e 2 non votanti) ha così scontentato le opposizioni e diviso la maggioranza.

Perché la Giunta avrebbe avuto la possibilità, anche se contestata dall’ala sinistra della maggioranza e dal M5S, di permettere ed esigere, da una struttura privata, il raggiungimento di quegli standard qualitativi che il pubblico, con le sue pesantezze burocratiche ed ambientali è lontanissimo dal mantenere. Il tutto ovviamente con una regolamentazione chiara e trasparente.

Oppure, come nel corso dei 5 mesi di gestazione,è stato richiesto in modo analitico dal M5S, sia in Commissione Sanità che in aula, l’adozione, per il Gradenigo, dei medesimi principi e scelte adottate per le altre strutture pubbliche in relazione al mantenimento o meno, di specialità e posti letto.

Non si è neppure voluta introdurre e sperimentare, tra le altre ipotesi, una divisione e coesistenza, nella stessa struttura, del servizio pubblico e della gestione privata dell’ospedalizzazione.

E’ così emersa una situazione pasticciata, gestita con norme ad Hoc che, nell’immediato futuro potranno indubbiamente essere invocate da privati, particolarmente “amici” della nostra amministrazione, voce che sta già circolando negli ambienti della sanità privata.

Ciò creerà altri problemi in una materia priva di regole certe, se non il desiderio, già manifestato di burocratizzare ogni rapporto, peggiorando di fatto quella flessibilità propria che dovrebbe contraddistinguere una gestione privata ancorché accreditata.

Gran pasticcio che ha visti partecipi e preoccupati, in forma molto dignitosa i Medici dell’ANMIRS, Associazione Nazionale Medici Istituti Religiosi Spedalieri.

Per la cronaca il M5S, in modo plateale, non ha partecipato al voto e il consigliere Mauro Campo è stato espulso dall’Aula.

Voto contrario è stato espresso dai consiglieri di FI e da Maurizio Marrone consigliere Regionale dei Fratelli D’Italia.

Non partecipa al voto e motiva la scelta operata Alfredo Monaco (Scelta civica), che aveva già manifestato, nel corso del dibattito, perplessità nella gestione di una storia complessa, “con questa legge il privato sanerà il grosso buco di bilancio e proverà a fare utili”.

Più ideologica la posizione di Grimaldi (Sel) che non ha partecipato la voto esprimendo la seguente dichiarazione “difficile che una multinazionale possa gestire un presidio pubblico come una organizzazione no profit”.

Come sarà gestito, nei fatti questo passaggio? Non si deve dimenticare che Humanitas si è accollata l’ingente passivo del Gradenigo, causato anche da ritardi nell’erogazione dei contributi da parte della Regione, oltre che dal contenzioso aperto.

Civico20 News, da sempre sensibile alla salute dei cittadini, seguirà l’evolversi della situazione, anche  a riflettori spenti.

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Articolo pubblicato il 08/07/2015