Le strumentalizzazioni di Papa Francesco

Si costruiscono gli equivoci su decrescita ed economia, invece di comprendere la realtà e riflettere

 Gli italiani sono populisti quando la maggioranza degli intervistati si schiera contro il pensiero politicamente coretto, ma sono avveduti ed intelligenti quando confermano le opinioni espresse dai potenti di turno.

Questo è il metro di valutazione dei nostri sondaggisti. Così ci si è comportati di fronte al sondaggio che evidenzia come la maggioranza degli italiani sia contraria ad un progresso senza limiti e senza controlli.

“Gli italiani, spiegano i giornalisti di apparato, sono in sintonia con la proposta del Papa di puntare alla decrescita in alcune aree del mondo”.

Ovviamente i risultati sono un po’ diversi ma la disinformazione italiana non va per il sottile.

 Tra il rifiuto della clonazione umana e la decrescita economica c’è una qualche differenza che, evidentemente sfugge ai media. Così come sfuggono alcuni altri aspetti della proposta papale.

 Perché, ad esempio, Bergoglio ipotizza una decrescita nei Paesi più ricchi ed avanzati, Italia inclusa, nonostante i danni provocati da Renzi all’economia delle famiglie e dei consumatori, a favore di una crescita più consistente nei territori più arretrati economicamente.

 Una prospettiva che si scontra con le attuali forme di globalizzazione. Perché o i territori svantaggiati crescono puntando soltanto sull’autarchia economica, oppure avranno maggiori difficoltà a vendere i loro prodotti sui mercati avanzati che s’impoveriscono.

Per fare un esempio semplice, i prodotti africani destinati all’esportazione avranno minori spazi di mercato in un’Italia in decrescita, alle prese con l’austerità (seppure interpretata come maggior serietà) e con una povertà crescente.

Ma c’è anche una seconda enorme contraddizione. L’Italia e l’Europa in decrescita avranno anche minori risorse da destinare al mantenimento degli invasori in arrivo da altri Paesi.

Ed avranno minori risorse da destinare alla sanità, alla scuola, alla sicurezza, alle pensioni dei propri abitanti. L’Italia vede calare la quota di Pil legata alla manifattura mentre crescono i servizi.

Ma anche un settore con enormi potenzialità di crescita, come il turismo, verrebbe penalizzato da una nuova austerità. Niente vacanze o, tutt’al più, ridotte a pochissimi giorni in località non particolarmente attraenti per evitare spese eccessive.

Niente hotel, niente ristoranti, niente acquisti. Una nuova moralità. Bellissimo.

Un po’ meno per i camerieri dei ristoranti, per le commesse dei negozi, per i cuochi degli hotel. E per i vampiri del fisco italiano che incasseranno sempre meno, con sempre minori risorse da investire nel Paese.

In materia di decrescita, il Piemonte vanta precedenti incresciosi. Quando l’economia e lo sviluppo industriale, negli ultimi decenni del secolo scorso, segnavano livelli d’avanguardia in Europa, le prese di posizione della Fiom contro la Fiat e del Partito Comunista a favore della deindustrializzazione, crearono le premesse alla triste situazione di disoccupazione e delocalizzazione che stiamo vivendo in questi anni.

Poiché gli stessi fautori del disastro figurano oggi tra la nomenclatura del Governo Renzi, non c’è da aspettarsi un futuro roseo e promettente.

Per una decrescita che non sia del tutto disastrosa, occorre molto di più di qualche frase ad effetto e di qualche sondaggio su uno slogan inventato sul momento.

In ogni caso tra un nuovo modello di sviluppo ed un uomo clonato esistono ancora alcune differenze. Chiaro!

 

 

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Articolo pubblicato il 07/07/2015