Sanità - Il dramma di una madre che vuole giustizia

La morte del figlio Sergio non ha ancora una causa certa

Cristina Recano, la mamma di Sergio Apicella, da tempo combatte perché si faccia chiarezza sulla scomparsa del figlio.

Sabato 4 luglio Cristina si è incatenata alla cancellata del Palazzo di Giustizia alle 5 del mattino e per tutto il giorno ha testimoniato con questo gesto forte e determinato il suo intento di essere ascoltata, di ottenere quelle risposte che da anni le vengono negate.

E noi di Civico20News abbiamo raccolto il suo appello per un dovere professionale che vuole la nostra presenza sul territorio, testimoni diretti di ciò che i cittadini desiderano che si sappia e troppo spesso viene sottaciuto dagli organi di informazione.

E il caso di Cristina è la conferma di ciò che abbiamo appena sottolineato:

” Ho mandato comunicazione di ciò che avrei fatto a televisioni e giornali, ma nessuno mi ha risposto”.

Questa l’amara considerazione di Cristina, mamma colpita nell’affetto più caro, che chiede solo di essere ascoltata.

“Tutto nasce dalla diagnosi di un medico del Santa Croce di Moncalieri, da una mononucleosi che per lui era conseguenza di un virus, mentre il mio ematologo asserisce la possibilità che si sia sviluppato uno choc anafilattico che potrebbe essere la vera causa della morte di mio figlio. Ma ciò di cui non riesco a capacitarmi è che all’interno dell’ospedale Sergio stava bene, anzi volevano persino dimetterlo”.  

Nelle ore successive, tuttavia, le condizioni di Sergio sono improvvisamente precipitate:

”Mio figlio, ricordo di  giovedì, ebbe le convulsioni e gli fu somministrato un antibiotico ripetendo la dose la domenica successiva e Sergio se n’è andato in Paradiso”.

Probabilmente una diagnosi forse affrettata e superficiale che non ha approfondito la vera condizione del paziente:

”E’ proprio così”  

ha confermato Cristina che ha deciso di denunciare in maniera eclatante e visibile a tutti questo caso che lei attribuisce alla malasanità:

"Basta, è ora di finirla con questi silenzi assordanti: io voglio solo chiarezza e certezze sulla morte di mio figlio e penso che tutto ciò sia legittimo. E questo anche affinchè non accadano più fatti del genere in futuro: qualcuno ha sbagliato, deve assumersi le sue responsabilità e pagare per ciò che ha fatto”.

Fatti che purtroppo si ripetono, ma non devono passare inosservati: la presenza di alcuni amici è la testimonianza di affetto verso Sergio e la sua mamma, ma soprattutto la presenza fisica di conforto a sostegno di un atto scaturito da un diritto finora negato.


 

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Articolo pubblicato il 05/07/2015