9 Luglio 2015: la giornata dei lunghi coltelli

Si avvicina una data fatidica per gli equilibri politici in Piemonte

 Ormai mancano pochissimi giorni e le farneticazioni politiche s’intrecciano. Il 9 luglio, potrà rappresentare lo spartiacque tra il bene e il male, o si produrrà la solita finta litania tra forze politiche ormai sclerotizzate?

L’udienza dinanzi al Tar per il proseguo della causa sulle presunte firme false e falsificate, nelle liste che hanno portato Sergio Chiamparino alla guida della Regione Piemonte, potrebbe produrre differenti e molteplici scenari, almeno a detta dei “Principi del Foro” che in modo equanime rappresentano le Parti in causa.

Le voci maliziose sulle “intelligenze con il nemico” tramate da alcuni promotori dell’istanza attorea, sino ad oggi rimasti nell’ombra, riprendono a circolare.

 Tra le tante comparse in gioco, l’astuto e pragmatico Chiamparino, non sta perdendo tempo. Dopo i giravolta di parole ed ipotesi sul che fare, nei giorni scorsi ha rinsaldato l’asse con i suoi assessori, ottenendo carta bianca, in caso di verdetto negativo o formule oblique, per difendere la sua dignità e preparare la ridiscesa in campo senza indugio.

Prima che le vicende nazionali di un PD sempre più inviso agli elettori a causa della politica di Renzi e per gli scandali che ogni giorno vedono coinvolti dirigenti di primo piano, scalfiscano il Piemonte, il Chiampa intende liberarsi di nani e ballerini, pulcinelle e mezze figure, per presentarsi  agli elettori con un gruppo coeso e aperto ai protagonisti della società civile.

 I protagonisti incontrastati, potrebbero segnare così la svolta e il decollo di un Piemonte che ormai da troppi anni vede tarpate le ali dello sviluppo a causa anche  di politici ed amministratori incompetenti, inadeguati e, in molti casi corrotti.

La Segreteria nazionale del PD, per le motivazioni esposte e l’ascesa della Lega Nord a livello nazionale, teme il sorpasso o meglio il tris dopo Liguria e Veneto.

 L’antidoto di Chiamparino, per scongiurare il rischio di uno scippo elettorale, è concentrato così sulla scelta dei tempi stretti. Tornare cioè al voto in autunno senza lasciare spazio agli avversari di compattarsi.

Quest’ipotesi crea non pochi mal di pancia al centro destra. L’affievolirsi del collante Berlusconi, i distinguo dei fittiani e l’ambiguità dei cespugli centristi potrebbe essere la causa di una mancata risposta adeguata.

I nomi già stanno circolando. In Forza Italia, se taluni possono presentare qualità tecniche e contatti adeguati con le categorie produttive, sorgono altre perplessità sulle tentazioni future al cambio di casacca.

In casa Lega, dopo l’ingloriosa defenestrazione del segretario cittadino, la sezione torinese è commissariata da Sebastiano Fogliato.

 Persona onesta e preparata che, mentre stava prendendo coscienza dell’inadeguatezza dei consiglieri comunali e circoscrizionali in carica, sul ridottissimo numero d’iscritti, equamente divisi tra clan famigliari, è stato contestato e si dice, malmenato da un energumeno consigliere di circoscrizione, per impedirgli, con le maniere forti, di portare a compimento, con equilibrio e serenità il suo delicato compito.

 Forse questa rappresentazione “reale” del gruppo di pressione della Lega, potrà essere salutare a Fogliato per consentirgli di guardarsi meglio intorno e decidere come procedere.

Come potrà, il non sprovveduto Fogliato, designare assessori di punta nelle future amministrazioni della Regione e della città di Torino, guardando la platea di coloro che, con mente inutilmente spaziosa e senz’alcune attività alle spalle e competenze, tirano a campare con i gettoni delle circoscrizioni e dei consigli di amministrazioni delle società partecipate?

Con quale serietà Fogliato potrà promuovere alla corsa dei piani alti di Piazza Castello, tanto per fare un esempio  tra i tanti, quella consigliera della Smat che non ha neppure speso una parola quando la società ha introdotto un balzello sul minor consumo di acqua a carico dei Torinesi?

Tante sono le difficoltà da affrontare, ma poiché il tempo sta diventando, in ogni caso il protagonista di questa stagione, forse un azzeramento radicale e repentino, degli organismi dirigenti del Partito, di coloro che continuano ad incespicare le sillabe se osassero citare Guicciardini o a raddoppiare la c di Machiavelli, per poi sentirsi solamente a proprio agio dinanzi alla polentata autunnale, sarebbe ovvio e salutare.

I giardinetti, in questi giorni di calura, potrebbero rappresentare il logico e conseguente “buen retiro” naturale.

 

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Articolo pubblicato il 06/07/2015