Torino - Ospedale Molinette: trapianto da cinese a cinese
Piero Bretto

Una storia più unica che rara

La storia è più unica che rara, a detta dei specialisti dei trapianti dell’ospedale Molinette della Città della salute e della scienza di Torino, perché è quella di un uomo cinese di 56 anni, cuoco e residente a Torino da dieci, dal 2004 in dialisi perché messo in ginocchio da una malattia infiammatoria dei reni ed in lista di attesa di trapianto da 8 anni, che mercoledì scorso è stato sottoposto a trapianto di rene e il suo donatore è stato, complice il destino, una donna della stessa provenienza.

Siamo all’interno della sala operatoria della chirurgia vascolare dell’ospedale Molinette dove è stato eseguito il primo trapianto di rene da cinese a cinese. E lo stupore si è letto anche sul viso dei medici quando si sono trovati di fronte al caso.

«E’ una storia più unica che rara» ha spiegato il dottor Piero Bretto, chirurgo vascolare che insieme alla dottoressa Monica Hafner e l'urologo Omid Sedigh, ha eseguito il trapianto sull’uomo. Già, un caso molto particolare, e i presupposti ci sono stati tutti.

La donatrice aveva 46 anni ed era affetta da una malattia cerebrovascolare rara che porta il nome di Moyamoya, più frequente in Asia per la predisposizione genetica e che in lingua giapponese significa “nuvola di fumo”, e la ragione è presto spiegata.

Diagnosticata per la prima volta nel 1957, questa sindrome, che in Giappone colpisce una persona ogni 30mila, è caratterizzata dalla progressiva occlusione delle arterie più importanti che portano sangue al cervello. «Nelle persone affette da Moyamoya – spiega oggi il dottor Bretto - si assiste ad una chiusura progressiva del tratto distale della carotide intracranica e dei suoi rami principali. Il cervello e le arterie reagiscono alla progressiva riduzione del flusso sanguigno cercando di formare nuovi circoli collaterali di compenso, alcuni di questi assumono l’aspetto di una “nuvoletta di fumo”».

Dal momento che le arterie neoformate sono spesso fragili, il paziente è a rischio di ischemia ed emorragie. «I sintomi della malattia sono gli attacchi ischemici transitori – prosegue il chirirgo vascolare - mentre le complicanze acute più gravi sono l’ictus e l’emorragia cerebrale».

La donna è morta per emorragia cerebrale il 30 giugno al Giovanni Bosco e ha donato fegato, polmoni e i due reni, tutti trapiantati alle Molinette: il rene sinistro è stato trapiantato su una donna napoletana di 40 anni, il rene destro sull’uomo cinese che ora si trova in terapia intensiva della Nefrologia.

«La compatibilità Hla, dovuta alla stessa area di provenienza di donatore e paziente ha permesso la selezione di questo ricevente – ha concluso il dottor Bretto -. E’ stata salvata un’altra vita nonostante assistiamo ad un calo dei trapianti legato al calo delle donazioni di organi che si riflettono nei tagli alla Sanità: nei primi sei mesi di quest’anno sono stati eseguiti 40 trapianti di rene rispetto ai 60 del 2014, un anno che si è chiuso con 120 trapianti di rene totali».

 

                                                                                                     Liliana Carbone

 

 

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Articolo pubblicato il 04/07/2015