Giù le mani dalla Sanità Piemontese, esigiamo il rispetto del cittadino

Seduta del consiglio regionale del Piemonte dedicata alla gestione privata del Pronto Soccorso del Gradenigo

Con questa frase, in un dibattito privo di risposte convincenti, è iniziato l’intervento della Consigliera Stefania Batzella (M5S), sul disegno di legge con il quale la Giunta Regionale, modifica l’articolo 27 della legge regionale 3 maggio 1985, per consentire la gestione del Pronto Soccorso del Gradenigo, da sempre lodevolmente condotto dalla Congregazione della Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli, con modalità “No Profit”, ad una società privata facente parte del gruppo Humanitas.

Il clima in aria era soporifero ed irreale. La vera attenzione era rivolta alle sale esterne ove Chiamparino, Gariglio e Morri, i tre protagonisti, loro malgrado dell’affaire firme false, cercavano, dopo le mille voci rincorrenti, di trovare un’intesa, o meglio concordare una posizione unitaria sulla gestione del dopo udienza del 9 luglio, dinanzi al Tar.

Non a caso, la battagliera Batzella, seguita dai colleghi di gruppo, invocava il ritiro del disegno di legge.” Non si può, precisava la consigliera, ad un passo dalle probabili dimissioni annunciate da Chiamparino, approvare una decisione controversa che regolerà una materia così importante per il futuro”.

Nel merito viene segnalato ancora una volta lo sconcerto per i provvedimenti presentati in Consiglio in materia di Sanità pubblica e noti ai giornali e non ai consiglieri.

IL GRUPPO M5S

Si contesta l’ampiezza dell’autorizzazione concessa alla nuova gestione del Gradenigo, in palese contrasto con le riduzioni di posti letto e specialità che hanno interessato tutte le attività ospedaliere in Torino.

Circola poi la voce che all’ormai cronico esodo dei piemontesi verso strutture della Lombardia, stiano contribuendo anche le iniziative messe in atto dalla nuova direzione del Gradenigo, presente in quella Regione con strutture sanitarie qualificate.

Oltre ai consiglieri del M5S, nel dibattito intervengono anche Gian Luca Vignale (Fi) che ha messo in evidenza” l’esistenza di altre strutture sanitarie cogestite pubblico-privato come a Settimo Torinese, Omegna e Il Valletta di Torino ove il servizio è sempre stato garantito mediante l’espletamento di gare d’appalto”.

La Regione – ha proseguito Vignale – non deve mai approvare norme che riguardino un singolo soggetto. Immagino cosa sarebbe successo se analogo provvedimento lo avesse adottato una Giunta di centrodestra”.

Paolo Allemano (Pd), ha voluto rimarcare che la maggioranza opera in piena trasparenza e non accetta dunque intimidazioni da qualunque parte arrivino: "È opportuno che il Gradenigo continui ad operare? Secondo noi è una scelta opportuna".

Alfredo Monaco (Sc) ha posto l’accento sul tema e ruolo delle imprese non profit ma anche sulla mancanza di controllo della spesa sanitaria, salita enormemente nell’ultimo quadriennio”.

Maurizio Marrone (FdI), ha richiesto alla Giunta regionale di  assumersi le proprie responsabilità, ricordando che compito principale dell’Assemblea è quello di legiferare secondo principi di astrattezza e generalità.

Nel pomeriggio è iniziata l'illustrazione degli emendamenti presentati al provvedimento, oltre duecento. In particolare, sono state illustrate le proposte di Sel, presentate dal presidente Marco Grimaldi, e del Movimento 5 Stelle, su cui sono intervenuti tutti i consiglieri del gruppo consiliare. Il dibattito proseguirà nella prossima seduta del Consiglio regionale.

Non ci è stato possibile conoscere le effettive intenzioni e gli eventuali progetti del gruppo dirigente del Gradenigo. Con uno stile, poco trasparente, ci è stata, di fatto negata la possibilità del confronto.

In apertura della seduta pomeridiana, la consigliera Batzella, ha sollevato l’annoso problema dei ventunmila pazienti non autosufficienti in lista d’attesa ai quali la regione non corrisponde alcun contributi. Gli aventi diritto sono persone con gravi problemi di salute e l’assegno di cura è a favore dei familiari che volontariamente accolgono a casa un proprio congiunto con grave disabilità e quindi necessario per contribuire al pagamento di un assistente o di un infermiere.

“Ad oggi, sostiene Stefania Batzella, l’erogazione degli assegni è stata sospesa e 21 mila piemontesi non autosufficienti sono in lista d’attesa. Spesso, in mancanza di alternative, si trovano costretti a rivolgersi ai Pronto soccorso. 

Se si vuole ridurre la degenza ospedaliera per la razionalizzazione della spesa è necessario investire risorse per l' assistenza domiciliare”.

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Articolo pubblicato il 02/07/2015