L' ultima mossa di Tsipras : il referendum del 5 Luglio 2015 in Grecia

Una decisione che ha irritato i membri dell' Eurogruppo, che hanno lasciato il tavolo delle trattative a Bruxelles

Una svolta epocale nelle relazioni tra le nazioni dell' UE si sta svolgendo sotto i nostri occhi in questi giorni.

Messo alle strette tra le promesse elettorali e gli impegni verso i creditori internazionali, Tsipras ha annunciato nella notte tra il 26 ed il 27 giugno che avrebbe indetto un referendum in Grecia per affidare al popolo la chance di decidere tra l' accettare la politica di riforme volute dalla ex troika ( FMI in primis, BCE e Commissione Europea ) per ottenere subito i finanziamenti necessari allo stato greco per pagare pensioni e stipendi statali, oppure rinunciare all' accordo con l' UE e avere mano libera per gestire la crisi senza i vincoli finanziari imposti dalla troika , che è l'ipotesi a cui Tsipras mira. La finalità a cui ambisce Tsipras è quindi quella di arrivare ad una ristrutturazione dell' imponente debito pubblico greco, che ammonta a 335 miliardi di Euro, ipotesi sulla quale pare si stia muovendo anche Obama attraverso le sue ottime relazioni con Angela Merkel.

La  decisione di indire il referendum ha gelato immediatamente l' Eurogruppo, ed i suoi componenti hanno lasciato immediatamente il tavolo delle trattative.

Ma i primi sondaggi lo smentiscono.

Il capo del governo: «Certe condizioni sono un insulto, abbiamo evitato la morte lenta del nostro Paese». Ma il 57% dei greci sarebbe a favore di un accordo con i creditori.

L' inflessibile Christine Lagarde, direttore dell' FMI, aveva comunque preannunciato che entro fine giugno 2015 si sarebbe dovuta chiudere la fase delle trattative per passare ai fatti. Detto fatto ! Le trattative si sono interrotte sabato mattina, prima della riapertura dei mercati borsistici di lunedì 29/ 06 come richiesto dai membri dell' Eurogruppo. In ogni caso, la borsa greca rimarrà chiusa fino a data da definire, così come le banche, e i bancomat potranno, sino ad esaurimento scorte, erogare solo fino ad un massimo di 70 Euro al giorno per cliente.

Christine Lagarde, Direttore Operativo dell' FMI ( Fondo Monetario Internazionale), Istituto questo che è probabilmente il più inflessibile dei tre componenti la troika, rivolto esclusivamente a occuparsi solo di finanze, ed ampiamente già criticato per questo, aveva dichiarato venerdì 16/04/2015 che “ Non è possibile dilazionare i pagamenti della Grecia. Ciò equivarrebbe a un ulteriore finanziamento a carico dei Paesi creditori”. Anche questa promessa mantenuta.

Cos' è la Troika ? L'uso del termine è nato in ambito giornalistico nel 2010, in occasione degli interventi di rappresentanti della Commissione europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale, volti alla risoluzione della crisi economica della Grecia.

L'intervento della troika ha permesso nel settembre 2011 di convincere la Germania ad attivare il cosiddetto "fondo salva-stati", per garantire alla Grecia ossigeno economico e scongiurare il rischio di insolvenza sovrana dello Stato; nel negoziare gli aiuti alla Grecia, la troika ha richiesto in cambio l'istituzione di politiche di austerità, mediante diversi tagli alla spesa pubblica. Inoltre la troika ha chiesto misure per ridurre corruzione ed evasione fiscale, la riduzione del cuneo fiscale e riforme strutturali per migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione.

Il termine è successivamente penetrato nella pubblicistica politica ed economica internazionale, nella terminologia enciclopedica e persino nei comunicati ufficiali del Parlamento Europeo che, all'inizio del 2014, ha espresso dubbi in merito ai metodi di lavoro della troika, avviando un'inchiesta formale.

Fu l'annuncio dell'intenzione di indire un referendum sull'Euro, nell'ottobre del 2011, a provocare la caduta rovinosa dell'allora primo ministro greco Papandreou. Dietro le quinte del vertice del G20 di Cannes Angela Merkel e Nicolas Sarkozy lo contrinsero a fare marcia indietro prima e a abbandonare il potere poi. Il referendum non ebbe mai luogo.

4 anni dopo Alexis Tsipras, anch'egli con le spalle al muro, compie la stessa mossa, ma stavolta il rischio è calcolato perché il contesto è profondamente mutato. Sono gli scenari che in queste ore disegnano le banche d'affari a lasciare poca scelta a Tsipras.

E' ormai scontato che la Grecia non sarà in grado di pagare il Fondo monetario il prossimo 30 di giugno. Questo non innescherà immediatamente un evento di default. Più insidiosa è la scadenza di metà luglio con la Bce: se la Grecia non dovesse onorare il debito, l'istituto di Francoforte avrebbe sostanzialmente l'obbligo di interrompere la liquidità di emergenza e di provocare in Grecia una crisi bancaria del tipo già visto a Cipro e prima ancora in Islanda ed in Argentina.

Quale scenario si prospetta da qui al 5 Luglio, giorno del referendum ?

Banche chiuse, sportelli automatici che non funzionano, carte di credito bloccate, scene di rabbia e di panico nelle strade creerebbero una situazione politicamente ingestibile. Stipendi, pensioni e piccoli fornitori della pubblica amministrazione verrebbero pagati con una sorta di valuta ombra, mentre i ceti sociali più abbienti avrebbero buon gioco nell'esportare i capitali residui. La Grecia resterebbe formalmente nell'euro mantenendo le sue obbligazioni intatte.

Gli avversari interni al partito e le opposizioni porterebbero un attacco concentrico al premier tale da rovesciare il governo e provocare nuove elezioni in un contesto di altissimo rischio per Tsipras. Non è escluso che, qualcuno, in Europa, conti proprio su questo auspicando nei fatti un "regime change" ad Atene, in modo da riproporre le stesse condizioni poste a Syriza ad interlocutori più affini o più malleabili. La tranquillità dei mercati mentre la scadenza si approssima si spiega anche con questo scenario di riserva.

Tsipras non ha avuto dai suoi elettori un mandato ad uscire dall'Euro ma solo a trattare condizioni più vantaggiose per gli strati sociali più deboli. I sondaggi indicano che, da quando Syriza è al potere, la percentuale dei Greci che intendono restare nell'Euro è salita fino a sfiorare l'85%. La mossa del referendum gli consente di trasformare questi vincoli in un potenziale vantaggio. Perfetta anche la scelta della data: il 5 luglio, dopo la scadenza del 30 con l'Fmi ma prima del redde rationem con la Bce.

È un messaggio politico forte ai creditori europei e, comunque vada, riapre per Tsipras scenari politicamente gestibili. Se i Greci voteranno sì il premier metterà a tacere l'opposizione interna ed eviterà un insidiosissimo passaggio parlamentare sui contenuti della proposta dei creditori, intestandosi un successo politico. Se i greci voteranno no la sua forza negoziale nei confronti delle istituzioni creditrici aumenterà, e gli consentirà di andare a vedere da posizioni meno fragili quanto il gruppo di Bruxelles è pronto ancora a concedere per non rompere l'indissolubilità della zona euro.

Senza contare che i tanti movimenti anti euro che, per comodità, chiamiamo populisti, in Spagna, in Francia ed anche in Italia osservano con attenzione il finale di questa partita.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 29/06/2015