Firme false alla Regione Piemonte

La verità potrà prevalere sulle menzogne?

C’è attesa del fatidico 9 luglio, data fissata dal Tar del Piemonte per il proseguo della discussione della causa promossa da Patrizia Borgarello contro le presunte firme false a sostegno delle liste del PD e collegate che hanno consentito a Sergio Chiamparino di divenire Governatore del Piemonte.

Negli ultimi giorni si sono intrecciate notizie e prese di posizioni di varia provenienza. Notizie di rilievo provenienti dal Tar ed attestanti la maggior complessità della situazione riscontrata,rispetto alle previsioni, con l’individuazione di molti casi in cui i  “falsificatori” si sono ritrovati , loro malgrado, falsificati.

Sono seguiti poi annunci più o meno patetici e giuridicamente poco consistenti d’inserimento nella causa, di soggetti la cui rispondenza a divenire comprimari sarà rimessa al giudizio insindacabile del Tar, ma che sul piano politico non hanno scatenato se non pesanti ironie e sorrisi compassionevoli.

Com’è noto questa vicenda, con il codazzo di gravità sopraggiunte, non deve considerarsi solamente una bega subalpina.

Sei regioni a guida Pd e precisamente la Campania, Piemonte, Calabria,  Sicilia, Molise e Basilicata, oltre alla grottesca situazione della città di Roma, a titolo diverso, sono sull'orlo del baratro istituzionale, con indagini in corso da parte della Magistratura. I loro Governatori tutti del Partito democratico, sono sospesi o vicini all'autosospensione.

Starebbero per rimanere senza presidente regionale oltre 12 milioni di italiani.  Ciò potrebbe essere solo l'inizio di un terremoto senza precedenti nelle Regioni a guida PD.

C’é invece una presa di posizione autorevole, scaturita nell’ambito del “serrate i ranghi” d’ispirazione renziana che invita alla riflessione sull’intera materia

Ebbene, in questo clima, concludendo un summit torinese del PD, nel corso del quale si sarebbero dovuti, appunto “ serrare i ranghi”, tutti uniti e coesi verso l’udienza del 9 luglio, è stato proprio il segretario provinciale Fabrizio Morri , nell’invocare, per le prossime consultazioni, l’abolizione del “listino” e a rivelare la verità sino ad oggi ostinatamente taciuta.

Emerge infatti come  i giochetti sull’inserimento ed esclusione dei nominativi dal listino, protratto all’inverosimile, con illustri esclusioni e discutibili inserimenti, abbia causato la dicotomia tra le firme già raccolte e la non rispondenza, nei  documenti oggetto dell’avallo dei sostenitori, dei veri nominativi pubblicati sul listino.

Ciò, anche a causa dei pochissimi giorni rimasti a disposizione e dell’intervento di qualche “manina” esclusa poi dalla gran competizione, quale causa del fattaccio. Così è successo l’indecoroso spettacolo sul quale i giudici dovranno pronunciarsi.

Il Buon Morri, per logica conseguenza, non trae conclusioni, ma inevitabilmente pare ricordare che a capo del PD piemontese c’era e c’è un massimo esponente che dovrebbe rivestire ed assumersi ogni responsabilità, mentre il soggetto finale interessato all’esito della competizione elettorale, era ed è appunto il Presidente Chiamparino.

Erano costoro al corrente di ogni pastoia burocratica e delle soluzioni disinvolte e di comodo adottate?

Le figure minori coinvolte, in primis quel Pasquale Valente, piovuto quasi per caso in una “vicenda più grande di lui”, erano al corrente e condividevano  quel che si stava consumando alle loro spalle?

Chi è stato il vero ed incontrastato manovratore?

Intanto l’artefice della causa, la ormai mitica Patrizia Borgarello, non solo attende serena l’udienza, ma plaude che, dalle lotte per bande del PD “sia uscita una voce autorevole e sincera, che abbia avuto il coraggio di esporre in pubblico, interpretazioni logiche e condivisibili.”

Non intendiamo ora rubare il mestiere ai giudici.

In tale sconcertante susseguirsi di non certo nobili vicende, come si comporterà Chiamparino?

Getterà la spugna, come in molte occasioni preannunciato, oppure, rifiutando ancora una volta i giardinetti, si libererà d’un colpo di nani, ballerine e diktat Renziani?

Si presenterà  nuovamente agli elettori con una veste sabauda più consona al personaggio, buttando alle ortiche mezzani e mediazioni e scegliendo lui, dall’attacchino, al verificatore, al candidato, solamente coloro di cui potrà fidarsi, lasciando le mediazioni ed il bilancino correntizio ai burocrati di partito lasciati volutamente nell’ombra?

Ah saperlo!

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Articolo pubblicato il 29/06/2015