#esumabinciapà

Commento in italo-piemontese sulle polemiche post Festa di San Giovanni

Avviso ai naviganti: questo vuole essere un articolo di solidarietà e di stima nei confronti di Marco Carena.

A quanto pare qualcuno, bussola alla mano, non riesce più a distingure il Libeccio dal Maestrale, e gli effetti sono devastanti (sui Social ho fatto un altro paragone...meglio trattenersi)

Non si spiega altrimenti tutto il can-can mediatico e politico, derivato dalla performance del cantautore torinese, durante lo spettacolo precedente i fuochi sul Po, in occasione della Festa del Santo Patrono.

Nel 1990, in occasione della prima prima edizione del Festival di Sanscemo, facevo parte della giuria e votai per lui, che vinse, naturalmente, stracciando tutti gli altri partecipanti, con la canzone “Io ti amo”.

 

Lo rifarei, poco ma sicuro, a 25 anni di distanza.

 

Lo rifarei perchè parlare di femmincidio non fa mai male.

 

Purtroppo, e lo sappiamo tutti, gli episodi di violenza sulle donne, da 25 anni a questa parte, non hanno fatto che aumentare (non passa giorno senza che i telegiornali non ne diano notizia) e non certo per colpa di questa canzone, che tratta si questo argomento, ma in maniera surreale, a modo suo divertente e senza alcuna istigazione alla violenza sulle donne.

Che questo argomento sia maledettamente serio e da condannare, ritengo ci trovi tutti d’accordo, compreso Carena, e, a suo modo, il brano di Marco, che venticinque anni fa proponeva un significato molto più ironico e leggero, oggi è quanto mai attuale, riveduto proprio alla luce dei fatti che purtroppo accadono troppo frequentemente.

Quindi,  l’interpretazione odierna potrebbe, anzi dovrebbe essere letta in chiave molto più seria, avvalorando e non sottovalutando l’intenzione con cui l’autore tratta il tema del rapporto conflittuale di coppia.

Insomma si può dire che Carena sia stato un precursore che ha parlato di una problematica sociale, anticipando i tempi.

Possibile che a Torino davvero non si sappia cogliere con ironia una serata e rilassarsi, almeno per un paio d’ore, godendosi quella che doveva essere alla fine, la “festa dell’anno”?

Possibile che il giorno dopo, invece di elogiare la perfetta sincronia di musica e botti, l’unica cosa che sa fare il torinese, soprattutto se è un politico, è trovare il negativo dove non c’è?

Allora ha proprio ragione il buon Enrico Ceva...” cume alè staita la festa ‘d San Giuan? “ ...” lasa perde, aiera un ca disia mac ‘d tavanade ‘sle fumne ca più le bote...’na roba da vergugnese...” (per chi non capisce il piemontese, consiglio google traduttore).

... Suggerirei l’idea per un prossimo sketch...

Giovedì sera ero sotto il palco e ho visto solo gente allegra e divertita, non ho registrato nessun trauma e nessuno sconvolgimento degno di nota fra il pubblico presente, all’ascolto della canzone incriminata e di “Che bella estate”, altro brano che ha scatenato una valanga di critiche e commenti sdegnati.

Strano però che nessuno abbia parlato della versione da brividi di "Sangon blues", celeberrimo brano del grande Gipo Farassino, regalataci da Marco e dal trombettista Daniele Comba, oppure della divertentissima performance proprio di Enrico Ceva e di Marco Bertone, due cabarettisti che finalmente parlano dei torinesi (gags in cui mi riconosco in pieno, da torinese doc quale sono) e non propinano l'ennesimo trito e ritrito luogo comune sugli immigrati meridionali a Torino

Probabilmente, sull’onda di questo sdegno, registreremo a breve altrettante critiche nei confronti di Renato Zero, per aver scritto “Galeotto fu il canotto” e “Amore si amore no”, di Alex Britti per “Però mi piaci” (brani dove per’altro la violenza è sugli uomini, già...perchè esiste anche quella), di Domenico Modugno per “Nel blu dipinto di blu” (si sta muovendo il movimento dei daltonici...) e di Giovanni Capurro e Eduardo di Capua, autori di “O sole mio” (come dice proprio Enrico Ceva, il movimento degli scottati dal sole, è già sul piede di guerra). 

 

Stendiamo quindi, per l'ennesima volta un velo pietoso sui politici torinesi, sulle varie associazioni “perbeniste” e “politically correct” che sbandierano ai quattro venti (naturalmente senza bussola alla mano) slogan a favore di Charlie, la cui satira è molto più pesante rispetto ai testi di Marco, salvo poi scandalizzarsi per molto meno.

Stendiamo un velo altrettanto pietoso, su una assessora della mia città (Moncalieri) e sulle sue deliranti esternazioni: credo abbia di meglio e di più urgente da fare, visto lo scempio del post elezioni comunali.

 Stay always tuned !!!



 

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Articolo pubblicato il 27/06/2015