Buoni insegnanti per una buona scuola
il Ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini

La riforma va verso una svolta decisiva dopo i "rattoppi" degli ultimi anni

 "Un Paese che lavora seriamente per il suo futuro opera per avere, prima di tutto, una buona scuola pubblica che necessita di buoni programmi, di insegnati preparati, motivati e sereni, di edifici sicuri e ambienti in cui venga voglia di stare, apprendere e insegnare".

Così esordisce il senatore socialista Enrico Buemi intervenendo in discussione generale sul ddl Buona scuola.

Buemi afferma inoltre che una buona scuola deve avere buoni dirigenti che agiscono secondo i principi di fondo del nostro ordinamento costituzionale, efficienza, razionalità, parità di trattamento, valutazione dei meriti professionali, impegno nelle attività dei propri subordinati e totale estraneità alle scelte clientelari.-

"I buoni dirigenti  - insiste il senatore PSI - devono essere disponibili a essere valutati e accettare il principio della rotazione degli incarichi dirigenziali, che andrebbe esteso a tutta la P.A. e che in questo disegno di riforma è accolto solo in parte".  

Un ddl, insomma, che va nella giusta direzione; ma tra le molte luci, 100000 stabilizzazioni subito e 60000 nel triennio, rimangono ombre incomprensibili, come quella di aver posto la questione di fiducia su un provvedimento che ha suscitato uno scontro frontale tra il Governo e pezzi significativi del mondo della scuola. 

Ma anche tra il Governo e l'opposizione, che ha manifestato tra l'altro il proprio dissenso attraverso comportamenti impropri nell'aula mentre si parla di scuola:

"Quale esempio, anche comportamentale, diamo alle nuove generazioni?"

ha commentato Buemi aggiungendo:

"Vorrei ricordare alcune questioni che rimangono irrisolte e che sono all'attenzione della magistratura amministrativa, che si è già espressa positivamente in primo grado; si tratta di un numero limitatissimo di presidi precari e di precari della dirigenza in attesa di un giusto riconoscimento o dei docenti abilitati di seconda fascia in possesso di almeno 36 mesi di servizio prestato nelle istituzioni scolastiche la cui esclusione è una inaccettabile ingiustizia".

Buemi ha altresì espresso il rammarico per il fatto che non sia stato inserito l'obbligo dell'insegnamento dei fondamenti di economia e scienza giuridica in tutte le scuole di grado superiore, discipline la cui conoscenza è fondamentale per qualsiasi attività si voglia svolgere:

"I socialisti si sono sempre battuti per una qualificata scuola pubblica poiché solo essa può e deve garantire parità di trattamenti, superamento di ogni discriminazione e capacità di preparare i cittadini alle sfide nella società del futuro".

In conclusione, il parlamentare socialista si è rivolto direttamente al Governo:

"Una raccomandazione che rivolgo è quella di rivalutare le scuole di formazione professionale, di cui il Paese ha bisogno e di non dimenticare l'importanza del valore del lavoro manuale per l'economia italiana."

Sicuramente, a nostro parere, il panorama dell'istruzione deve contemplare le esigenze del Paese per evitare di incrementare l'esercito dei disoccupati in quanto istruiti e certificati per attività che il mercato del lavoro italiano non è in grado di assorbire;

E' altresì importante che la pratica torni a completare il bagaglio di conoscenze teoriche come operava una nota casa automobilistica nostrana che oggi, praticamente, non c'è più; chi assumeva posizioni direttive passava dalla conoscenza pratica maturata nei reparti di produzione.

Possiamo inoltre affermare, senza timore di essere smentiti, che fino a quando si è adottato questo sistema le aziende nazionali non hanno mai patito ripercussioni irrimediabili a livello occupazionale.  

 

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Articolo pubblicato il 27/06/2015