E la Sindone tornò a Torino

Durante la seconda guerra mondiale, il sacro lenzuolo fu conservato a Montevergine (AV)

Civico20News pubblica una lettera del cardinale Maurilio Fossati

Si è conclusa ieri l’esposizione del Sacro lenzuolo che ha visto in questi mesi a Torino, l’accorrere di due milioni di fedeli e visitatori provenienti da ogni continente. L’evento è stato inoltre contrassegnato dalla visita di Papa Francesco.

Giornali e pubblicazioni tematiche hanno illustrato il percorso della Sindone nel corso dei secoli, dal 1353 quando entra in possesso del nobile francese Goffredo di Charny, signore di Lirey sino al 1578, sedici anni dopo il trasferimento della capitale del Ducato di Savoia da Chambery a Torino.

Il 14 settembre di quell’anno, infatti, il duca Emanuele Filiberto, per favorire ed accorciare il pellegrinaggio di San Carlo Borromeo, ordina il trasferimento della Sindone a Torino.

C’è però un fatto storico avvenuto nel secolo scorso, di fondamentale importanza, purtroppo e spesso sottaciuto. Il trasferimento del Lino, per motivi di sicurezza, nel 1939, poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale dalla cappella del Guarini al santuario di Montevergine.

Artefice di tale impresa è stato il Cardinale di Torino dell’epoca, Maurilio Fossati (1939 – 1965).

Civico20 è venuto in possesso di una lettera scritta nel 1946 dallo stesso cardinal Fossati, quando, a conflitto mondiale terminato, la Sindone è tornata nel Duomo di Torino.

Pubblichiamo ampi stralci di questo prezioso documento.

 

“ E’ ormai noto a tutti che la Sindone non si trovasse più a Torino, ma per salvaguardarla dai pericoli era stata trasportata a Roma l’8 settembre 1939( quindi ancora prima dell’entrata in guerra dell’Italia, ma subito all’inizio del conflitto mondiale) e di là nello stesso mese trasferita al Santuario di Montevergine d’Irpinia (Avellino) officiato dai monaci bianchi benedettini.

Presso l’altare del coro ove si raccolgono i monaci per la salmodia notturna venne collocata la cassetta che racchiudeva la preziosa reliquia….

Cessata la guerra nel primo incontro che ebbi nell’ottobre del 1945 a Roma con S.A. Reale il Principe di Piemonte, luogotenente del Re, chiesi quali fossero le sue intenzioni riguardo alla S. Sindone.

Egli mi manifestò l’intenzione di riportarla a Torino con grande solennità. Per questo era necessario attendere  maggior tranquillità. Poco prima delle elezioni circolò la voce che la S.Sindone non sarebbe più tornata a Torino nella sua cappella in Duomo.

Approfittai della venuta di Re Umberto a Torino per assicurarmi che non fossero mutati i suoi propositi, ed egli mi confermò che la S. Sindone sarebbe presto tornata e mi pregò anzi di assicurare i torinesi.

Appena avvenuta la proclamazione della Repubblica, preoccupato della S. Sindone, mi feci premura di scrivere al Re per ricordargli la promessa e chiedere istruzioni.

Con nobilissima lettera del 10 giugno 1946, egli mi dichiarava essere sua volontà che la S. Sindone restasse prezioso retaggio della Sua casa e mi confermava il proposito che ritornasse a Torino nella sua cappella, affidando a me l’incarico di effettuare il trasporto in qual modo e tempo che avessi creduto opportuno.

Fu così che in occasione della “mia visita ad limina” a Roma, concordai con l’abate di MonteVergine, la traslazione della S. Sindone.

Il mattino del lunedì 28 settembre ho lasciato Roma accompagnato da Mons. Paolo Brusa, custode della S. Sindone. Nel viaggio si passa sotto le rovine di Montecassino, si attraversa Napoli, Pompei e alla sera siamo al  Santuario di Montevergine.

Accolti con squisita cortesia dai monaci, dopo una breve preghiera davanti alla venerata immagine della Madonna, siamo subito accompagnati nell’alto Monastero ed entrati nel coro, si è subito tolto il paliotto a chiave dell’altare: ecco subito apparire l’oggetto del viaggio: la cassa avvolta nella tela in cui è racchiusa la Sindone.  I Sigilli posti l’8 settembre 1939 sono intatti.

I Monaci inginocchiati con il loro priore mi pregano di restare con loro e dare la soddisfazione di poter vedere la S. Sindone. Come negare questa grazia? Acconsentii e quindi fu deciso che sarei rimasto lassù e nella notte avrei fatta un privata ostensione della S. Sindone…..

La cassa è depositata su un tavolo; tagliati i sigilli e tolto l’involucro di tela, appare una cassetta lignea, rivestita dentro e fuori di un ricco broccato con leggere decorazioni d’argento. I sigilli posti dopo l’ultima ostensione del 1933 sono intatti.

Tagliati i nastri, aperta la cassetta tolgo riverentemente il Santo Lenzuolo arrotolato fra leggera seta rossa e stretto da nastri di seta con l’impronta del mio sigillo. Nel silenzio profondo in cui si potrebbero ascoltare i battiti del cuore, svolgo su un lungo tavolo il rotolo, tolgo la seta e appare così la Santa Sindone. Tutti ci mettiamo in ginocchio in muta adorazione.

Alcune spiegazioni per abituare gli occhi a contemplare il negativo della figura di Gesù, un po’ di preghiera in comune e poi la S. Sindone viene di nuovo arrotolata, rimessi i sigilli e rinchiusa nella sua custodia; nuovi sigilli, incassata e avvolta nella tela come prima.

Alle 7, i Monaci prelevavano la cassa dal Santuario. La portarono processionalmente alla macchina e noi riprendemmo il percorso verso Roma ove giungemmo verso le 14.

Il 30 settembre si porta la cassa in stazione e collocata in uno scompartimento riservato alla volta di Torino. Da Montevergine tutto il viaggio si era svolto nel più assoluto riserbo, ma da due giorni la notizia del ritorno della Sindone a Torino è trapelata e quando poco prima di mezzogiorno arriviamo in stazione, una distinta folla di sacerdoti, giovani e fedeli è in attesa.

Presa la cassa e collocata nella macchina si va direttamente in duomo dove i canonici e i cappellani palatini sono in attesa per portarla nella sua cappella. Breve preghiera e poi è rimessa nel suo loculo con cancello chiuso con tre chiavi.

Venerati sacerdoti e figli direttissimi, ho voluto stendere queste righe appena arrivato, perché rimanga memoria nella storia religiosa della nostra Torino, di questo allontanamento e successivo ritorno della Santa Sindone.

Uno dei tanti particolari di quest’ultima guerra”.

Cardinale Maurilio Fossati

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Articolo pubblicato il 25/06/2015