La Tunisia e la Rivoluzione dei Gelsomini

Siamo nel dicembre del 2010 quando un giovane commerciante di frutta per protesta contro la polizia che gli sequestra la merce si da fuoco e muore, questo gesto estremo scatena un incendio di proporzioni inimmaginabili che vedranno coinvolta nell’arco di un mese tutta la Tunisia ed anche, nei mesi successivi l’Algeria, l’Egitto, la Libia, la Siria, l’Iraq.

Il popolo tunisino oppresso da un regime venticinquennale, costringe il Presidente Ben Ali, al potere dal 1987, a dimettersi e fuggire dal Paese per salvarsi. 

Il gesto drammatico del giovane Bouazizi rappresentò dunque solo la scintilla che fece da detonatore alla polveriera non solo nel suo paese ma di buona parte dei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente.

Le conseguenze di questa voglia di democrazia di queste popolazioni vessate da regimi durissimi, peraltro a lungo sostenuti dall’Europa e dagli USA, si sono però rivelate disastrose tant’è che oggi si ipotizza, senza toppe smentite, che i poteri forti del pianeta abbiamo sapientemente sfruttato se non addirittura favorito queste rivolte che hanno comportato mutamenti profondi negli assetti geopolitici non solo nordafricani ma addirittura mondiali.

Per tornare alla Tunisia riscontriamo, a seguito della fuga di Ben Ali,  l’insediarsi dei rivoltosi guarda caso poi guidati dai sostenitori di An-Nahda di Rached Ghannouchi, un partito filoislamico legato ai Fratelli Musulmani, che ribattezza il paese in Repubblica islamica di Tunisia.

La laicità del precedente regime cede il passo al nuovo regime di impronta religiosa islamica che dovrà poi cedere a sua volta il potere  in occasione delle elezioni democratiche che si terranno  il 27 Ottobre 2014.

Il partito di ispirazione religiosa An-Nahda, persi i consensi per gli insuccessi sul piano economico, per la  corruzione ed il degrado ambientale ed anche per l’insorgere del pericolo del terrorismo islamico poco o niente contrastato, cede il potere a Nidaa Tounes  e al suo leader  Béji Caïd Essebsi che ne diviene capo dello stato.

Oggi, nonostante la ritrovata democrazia, dopo la strage del museo del Bardo ad opera di terroristi islamici, tragedia dove trovarono la morte numerosi turisti stranieri, la Tunisia vede accentuarsi la perdita di credibilità a livello internazionale ed il primo sintomo è la profonda crisi del turismo, una delle principali fonti di valuta estera.

La Tunisia del domani resta quindi un’incognita, pagine bianche che andremo a riempire nei prossimi mesi.

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Articolo pubblicato il 25/06/2015