Regione Piemonte: l’analfabetismo giuridico di una giunta in sfacelo

Considerazioni su un’ordinanza del Tar Piemonte: destinatario Chiamparino &C

Ormai non passa giorno  senza che le proteste per l’attuazione del Piano di riordino dell’attività ospedaliera della regione, si elevino da ogni parte del Piemonte.

La chiusura dell’Ospedale oftalmico di Torino data ormai per imminente, la già avvenuta chiusura dell’ospedale Valdese, la sospensione del monitoraggio ospedaliero della terapia salvavita all’ospedale di Susa, acuiscono ferite, tanto per citare i casi delle ultime settimane, ma l’elenco, come risulta da precedenti articoli, è molto più ricco ed avvilente.

Sulla scrivania di Chiamparino, intanto si è depositata la prima grana conseguente ad uno dei ricorsi al Tar promossi da strutture sanitarie convenzionate o dai sindaci di alcune zone del Piemonte che contrastano la vistosa riduzione dei posti letti disposti dalla Giunta.

Ad esaminare il primo atto formale relativo al ricorso intentato dalla Casa di Cura città di Bra e Sant’Anna di Casale Monferrato, si rimane sconcertati.

Il Tar del Piemonte, prima ancora di pronunciare una sentenza di merito, emette l’ordinanza depositata in cancelleria il 5 giugno, in cui sostiene che “nei provvedimenti impugnati e nei relativi allegati si fa ricorso, come spesso accade in ambito di regolamentazione del sistema sanitario, ad una scrittura criptica, tecnicistica, avulsa da riferimenti ad istituti giuridici, infarcita di acronimi e di richiami a precedenti provvedimenti della stessa amministrazione (quasi sempre riportati in modo generico e sostanzialmente ermetico): una scrittura assai lontana, in definitiva, dai canoni di un periodare piano e comprensibile a prima lettura, come pure dovrebbe essere ritenuto doveroso per atti pubblici soggetti a controllo di legittimità e destinati alla fruizione collettiva”

L’ordinanza precisa poi “che le stesse memorie difensive delle amministrazioni resistenti, presumibilmente redatte sulla falsariga di relazioni interne degli uffici di analogo tenore e senza un adeguato (e processualmente doveroso) filtro lessicale, non si sottraggono ad analoghi rilievi di scarsa chiarezza ed intelligibilità” “ per poi proseguire nel merito delle richieste presentate dalle case di cura, cui il Tar, per i motivi esposti, non riesce a raccapezzarsi,

“In particolare si chiedono (alla Giunta Regionale) chiarimenti sul criterio applicato nell’individuazione del fabbisogno di posti letto, sulla determinazione del  fabbisogno dei posti letto, previo chiarimento del concetto di “posto letto normalizzato”, sulla origine di questa categoria e della sua applicazione e di raffigurare il rapporto posti letto/LEA”

La richiesta di chiarimenti prosegue  nel merito del contendere circa la distinzione tra “strutture semplici” e “strutture complesse”, l’applicazione della nozione di unità operatoria complessa agli istituti privati, per i quali è prevista l’unità funzionale.

In conclusione si insiste sulla necessità di chiarimenti circa le modalità di  soppressione dei posti letto negli istituti privati e la determinazione di posti letto per acuzie, al livello di 2,6 posti per 1000 abitanti e quale sia il coefficiente previsto e in base a quali dati sia stato determinato.

Il Tar richiede poi al terzetto Chiamparino - Saitta - Moirano, di  produrre uno schema sinottico tra le specialità convenzionate precedentemente e quelle convenzionate secondo il nuovo piano, con indicazione di quali servizi verranno soppressi e in quali strutture non sarà prevista il convenzionamento.

Per ciascuna specialità dovrà poi essere indicato il dato del fabbisogno e del relativo tetto di spesa quantificato, al fine di giustificare la soppressione del servizio. “

Il tutto dovrà essere prodotto in anticipo rispetto all’udienza di proseguo del giudizio, fissata a fine ottobre.

Alcuni criteri ispiratori del riordino della rete ospedaliera stabiliti dalla Giunta Regionale, possono essere condivisibili.

Spiace invece rilevare che, oltre a non indicare le soluzioni ai tanti problemi ancora insoluti a livello regionale, la Giunta Chiamparino adotti un linguaggio che non si può certo definire “da azzeccagarbugli”, ma da sprovveduti del diritto e dell’uso della lingua italiana quale mezzo di comunicazione.

Ciò rappresenta se non il disprezzo, certamente la scarsa considerazione nei confronti di Enti e cittadini cui si rivolgono le comunicazioni formali dell’Amministrazione.

In attesa dell’udienza del Tar del 9 luglio che dovrebbe esaminare le presunte firme false che hanno rappresentato il presupposto per  l’elezione di Chiamparino, non si può non trarre un giudizio fortemente negativo  sull’opacità comunicativa di quest’amministrazione e nel merito, della politica sanitaria, settore fondamentale per la salute e la vita dei Piemontesi.

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Articolo pubblicato il 23/06/2015