In Spagna potere alle donne: Manuela Carmena è il nuovo sindaco di Madrid

Podemos, dopo il successo di Barcellona che ha visto l'elezione del suo primo sindaco donna, arriva anche alla guida di Madrid con l'elezione di Manuela Carmena, ex giudice e attivista per i diritti umani

Gli “indignados” hanno conquistato Madrid: Manuela Carmena con l'appoggio dei socialisti, è il nuovo sindaco della capitale spagnola e il suo primo passo sarà occuparsi dei pasti per i bambini: «Le scuole sono già chiuse e cominceremo a preparare pasti che possano servire a tutti i bambini che ne abbiano bisogno, da 0 13 anni», ha dichiarato il nuovo sindaco.

Ma chi è Manuela Carmena?

Si tratta di una ex giudice anti-corruzione, impegnata da sempre nella difesa dei diritti umani.

Durante la dittatura di Francisco Franco si occupò di difendere i diritti dei lavoratori e detenuti e fondò uno studio legale specializzato in diritto del lavoro legato alle Commissioni Operaie, che nel 1977 dopo la morte di Franco, fu bersaglio della matanza de Atocha ("massacro di Atocha").

Successivamente,  nel 1986 ricevette il premio nacional derechos humanos.

Per la Spagna di Podemos è la stagione delle donne al potere: a Barcellona infatti, è stata da poco eletta Ada Colau, il primo sindaco donna della città, dopo 119 uomini. Attivista del movimento anti-sfratti da sempre definita dal governo catalano “una pericolosa attivista, una donna spigolosa con cui è difficile trattare”; il suo primo commento dopo i risultati elettorali dello scorso 24 maggio ha un tono deciso, che sicuramente le calza a pennello:“In questa città non esisteranno più cittadini di serie B”.

Non parlate quindi di una politica spagnola che si tinge di rosa, perché il “rosa fashion” accostato a queste personalità stona e non poco.

Che piacciano o meno (e in Spagna piacciono eccome!), sono due donne forti e alla guida delle due città più popolose e importanti di tutta la Spagna: Madrid e Barcellona.

Non solo per questo però sarà importante osservare il lavoro che esse svolgeranno, ma anche perché a capo di queste città le probabilità di influenzare il governo centrale sono decisamente più alte.

Hanno annunciato che si taglieranno lo stipendio, che effettueranno investimenti per decine di milioni di euro in politiche sociali per chi ha più sofferto per la crisi, il blocco degli sfratti, la sospensione di progetti di investimenti urbani miliardari, lo stop alla privatizzazione dei servizi urbani e tolleranza zero contro la corruzione.

Missioni ardue da portare a termine, che se fallite abbandonerebbero i cittadini allo sconforto e alla popolare anti-politica, che regnerebbe in queste città più di quanto non lo faccia già.

Un doppio peso sulle spalle di queste donne che hanno raccolto la fiducia di 4,7 milioni di persone (Madrid+Barcellona) e che dovranno dimostrare di essere l'altra politica, quella umana che mantiene le promesse.

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Articolo pubblicato il 14/06/2015