L'internazionalizzazione della valuta cinese e la sua integrazione nel Sistema Finanziario Mondiale

Operazione commerciale o affermazione egemonica?

A partire dalla fine degli anni settanta, la Cina ha iniziato un percorso di liberalizzazione e di riforme senza precedenti. Oggi l’economia cinese è la terza a livello mondiale dopo Stati Uniti e Unione Europea.

Correlativamente il Paese si è sempre più internazionalizzato, inserendosi nei diversi organismi internazionali e aprendo numerose relazioni bilaterali, specialmente con le due aree asiatica ed europea. In questi anni i dati relativi alla crescita e all’aumento del PIL sono impressionanti, ma le contropartite di uno sviluppo economico così impetuoso si sono rilevate pesanti con grave degrado ambientale, forti sperequazioni nei redditi e con una domanda interna fortemente sbilanciata a favore degli investimenti; inoltre l’espansione dell’attività è sempre più basata sul credito al settore privato con una leva finanziaria molto superiore rispetto alle altre nazioni.

In questo scenario, a partire dal 2010 è partita una serie di azioni coordinate da parte cinese, in primis l’introduzione della negoziazione diretta Euro-Renmimbi sulla Piazza di Shanghai,  per l’affermazione globale della sua valuta. L’accellerazione di questo processo è stata impetuosa grazie anche a varie dinamiche che hanno favorito l’impiego della valuta cinese negli investimenti, con creazione di molti centri off-shore nelle piazze più prestigiose quali Londra, Singapore, Doha, Francoforte ecc. A questo ha fatto seguito la nascita di una rete in continua espansione di accordi “Swap” che sta favorendo l’uso del renmimbi (Rmb)  come valuta di regolamento degli scambi mondiali.

Oggi troviamo già la valuta cinese nelle riserve valutarie di molti Paesi e presto la troveremo nel paniere delle valute che compongono “ il diritto speciale di prelievo”, ossia l’unità di conto del Fondo Monetario Internazionale.

Si manifesta quindi chiaramente l’esistenza di una chiara e forte motivazione della Cina in merito alla massima internazionalizzazione della sua moneta, che ci porta alla ricerca dei motivi che stanno alla base di questa storica decisione.

Storicamente l’internazionalizzazione di una moneta porta alla riduzione dei costi di transazione e dell’incertezza relativa alle fluttuazioni della moneta di un Paese terzo, ma porta anche benefici di “signoraggio” verso Paesi stranieri che detengono tale moneta. Negli ultimi anni si è però evidenziato che i benefici possono essere più limitati a seconda delle peculiarità di ciascun Paese, ad esempio secondo alcuni  economisti potrebbe essere auspicabile per l’economia americana un minor ruolo internazionale del dollaro, se non un suo forte deprezzamento.

E’ dimostrato che se l’impiego internazionale di una moneta è spinto oltre certi limiti, può innescare un circolo virtuoso basato sulla reciproca interazione tra dominanza politica e dominanza monetaria. Un Paese dominante può incentivare l’uso della propria moneta da parte di Paesi subalterni rafforzando così la sua posizione verso questi.

Sotto questo punto di vista, la ricerca spasmodica di internalizzazione del Rmb può essere visto come una strategia finalizzata a creare una comunità Est-Asiatica con la Cina in posizione egemonica centrale. Questo rientrerebbe nel vasto piano strategico e diplomatico della recente storia cinese per esaudire il “sogno asiatico” più volte ricordato dal presidente Xi Jinping: l’Asia agli asiatici!

I’ internazionalizzazione del Rmb favorisce anche lo sviluppo della strategia regionale in rapido sviluppo con la creazione di diverse istituzioni finanziarie regionali di elevata importanza, senza dimenticare le innumerevoli presenze nei Paesi sottosviluppati con grandi opere ed elargizione di generosi finanziamenti che hanno fatto dire che in centro Africa ci sono più cinesi che locali.

Possiamo quindi concludere che considerazioni geopolitiche e di affermazione egemonica sono alla base del processo di internazionalizzazione della valuta cinese. Visto da un punto vista occidentale questa azione può però diventare un veicolo efficiente per il commercio internazionale e gli investimenti nell’area asiatica e anche una fonte di stabilità per il sistema monetario globale. Comunque l’integrazione del Rmb nel sistema finanziario mondiale richiede il costante sviluppo delle infrastrutture dei sistemi di pagamento a livello internazionale e l’integrazione delle attività onshore e offshore per garantire una sicura e rapida esecuzione dei pagamenti transfrontalieri in valuta cinese. Non da ultimo la Cina deve continuare  a riformare la propria economia e attuare tutte le riforme necessarie per eliminare le tensioni sociali al suo interno.

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Articolo pubblicato il 11/06/2015