Sottomissione

Gli scandali del mondo del calcio hanno colpito tutto il mondo dello sport e, per la verità, hanno provocato in tutti gli osservatori una sorta di malessere anche perché non si intravvede quando e come finiranno le indagini ancora in corso  sui vertici o ex vertici della FIFA.

Ma tralasciando, per ora, qualsiasi altra considerazione di carattere etico di cui sono piene le pagine di tutti i giornali, viene da sottolineare come dalle vicende emerse siano venuti alla luce anche alcuni comportamenti assai discutibili da parte di chi aveva il dovere morale di non scendere a compromessi con i personaggi indagati.

Dopo l’incredibile rielezione di Joseph Blatter a presidente della FIFA (nonostante le numerose e pesanti accuse  rivoltegli dai rappresentanti di numerose federazioni internazionali, fra cui l’UEFA con il suo presidente Michel Platini) sono state rese pubbliche dai media le immagini e i filmati che ritraggono lo stesso Platini nell’atto di congratularsi con Blatter subito dopo la sua rielezione.

Dall’atteggiamento frettoloso tenuto da Blatter e dal suo sorriso biglioso nel ricevere le congratulazioni nonché dalla frase che sembra aver sibilato “…io non dimentico”, il comportamento di Platini è sembrato più che una leale e corretta manifestazione di fair play un inadeguato quanto inopportuno gesto di sottomissione ad un personaggio che evidentemente, tenuto conto anche del suo passato, non aveva più alcun diritto di meritarselo.

Alla luce degli eventi che si sono succeduti nelle ore immediatamente successive con le dimissioni di Blatter il gesto di Platini appare ancora più una resa inaccettabile in chi non poteva non essere a conoscenza dei demeriti (per usare un eufemismo) di un personaggio spocchioso e arrogante risalito alla guida di un carro ormai senza ruote.

Altro gesto sicuramente assai poco apprezzabile è stato quello emerso a carico  della Federazione Irlandese che accettò una mazzetta di cinque milioni purchè rinunciasse ad esigere dal tribunale dello sport una pronuncia sull’incredibile errore arbitrale che decretò (fallo di mano di Henry) il passaggio della Francia ai mondiali del Sudafrica del 2010 a svantaggio della stessa Irlanda guidata dal nostro Trapattoni.

Anche in questo caso valgono, a maggior ragione, le stesse considerazioni che abbiamo esposto.

Se non di complicità a posteriori, i due episodi, seppur lontani fra di loro quanto a gravità delle motivazioni, possono sicuramente accomunarsi quantomeno sotto il profilo di una sottomissione del tutto inopportuna.

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Articolo pubblicato il 06/06/2015