Oggi 7 giugno la Turchia alle urne. Scontata la vittoria del " sultano " Erdogan
Il premier turco Erdogan

Le previsioni sono quasi una certezza : Erdogan sarà rieletto

La Turchia sta per ricadere sotto il sultanato di Recep Tayyp Erdogan, con le elezioni indette per oggi domenica 7 giugno . Una vittoria annunciata, che fa rimpiangere il padre della Turchia moderna, Kemal Ataturk. L' obbiettivo di Erdogan è quello di conquistare l' investitura popolare che gli consentirebbe di cambiare la costituzione, e di assumere poteri straordinari come in una repubblica superpresidenziale, con limitazioni al potere giudiziario ed alla stampa.

Per quanto possa sembrare la sua una politica improponibile in merito alla entrata della Turchia nell' UE, Erdogan deve aver mangiato la foglia adottando una strategia di sopravvivenza “ pro domo sua”, presagendo che nei prossimi anni sarebbe stata praticamente impossibile l' entrata in Europa, e quindi preferendo continuare la sua politica islamica moderata  entro i confini nazionali, intercettando le istanze della maggioranza religiosa della Turchia che rimane sempre un Paese dalla forte connotazione islamica conservatrice, e geloso dei propri usi e costumi nazionali. 

E' noto che la Turchia fa parte della NATO ed è una roccaforte strategica di contenimento a Sud Est della Russia e dei suoi alleati, e che l' America non si fa certo dei problemi ad appoggiare qualsiasi regime che si schieri dalla sua parte. In questo caso la Turchia è alleata più degli USA che dell' Europa, e tanto le basta.

La Turchia è un Paese a maggioranza islamica, e questo è un ulteriore motivo per far pensare che la sua cultura civile sia nettamente differente da quella europea di derivazione cristiana ( o atea negli ultimi secoli), fatto che pone questo Paese in una posizione di alterità agli usi e costumi occidentali, che hanno portato più volte gli eserciti europei del passato a scontrarsi con l' Impero ottomano che voleva impossessarsi dei territori dell' Europa occidentale fino ad arrivare all' assedio di Vienna, ma anche ad islamizzare interi territori come la Macedonia e la Bosnia, dove a Serajevo si è consumata una guerra - anche religiosa - nemmeno tanto tempo fa.

Peraltro, nello scacchiere geopolitico la Turchia è diventata una amica essenziale, ancorchè scomoda, per l' Occidente, confinando ad Est con Georgia, Armenia ed Iran, ed a Sud con Iraq e Siria : una posizione strategica.  Paesi, alcuni di questi, che sarebbe superfluo aggiungere qui che sono un coacervo di  tribù con conflitti di potere come in Iraq e Siria, e dove la legalità è solo un lontano ricordo. Ultimamente però è emersa la doppiezza di Erdogan in politica estera, in particolare verso la Siria, con la scoperta di un carico di armi destinati da Ankara a questo Paese.

Un altro motivo di sospettare che l' Europa non voglia più la Turchia nell' Unione Europea è il fatto che, essendo un paese islamico e posto sul confine dell' Europa dell' Est proprio nel mare Egeo e sul mar Nero, essa diventerebbe la testa di ponte del passaggio di milioni di migranti - facilitati dalle vecchissime strade senza controlli tra Turchia ed Est - verso l' Europa, che sono sempre passati per quelle stesse vie di comunicazione. E come non ricordare vecchie ruggini che persistono ancora oggi tra Turchia e Grecia, a partire dalla Grecia antica che ha sempre avuto motivi di rancore verso l' impero persiano, e poi dell' Impero ottomano, per le loro pretese di conquista dei territori ad Ovest dello Stretto dei Dardanelli.

Oggi domenica 7 giugno più di 50 milioni di turchi sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento, e il presidente-Sultano teme di avere brutte sorprese. Così, mette in campo le sue "armi" migliori, minacciando la detenzione in massa di chiunque gli si opponga (o semplicemente osi criticarlo) e prendendosela in particolar modo con i giornalisti.

Erdogan è a capo dell' AKP ( liberali conservatori e islamici moderati) e, secondo i risultati delle ultime elezioni, distanzia nettamente il CHP e il MHP, secondo la seguente graduatoria:

•  Partito per la giustizia e lo sviluppo (Adalet ve Kalkinma Partisi, AKP), liberale conservatore e islamici moderati (46,7% dei voti alle ultime elezioni)

• Partito popolare repubblicano (Cumhuriyet Halk Partisi, CHP), nazionalisti laici (20,9%)

 
•  Partito di azione nazionale (Millyetçi Hareket Partisi, MHP), emanazione del gruppo di estrema destra nazionalista dei “Lupi Grigi” (14,3%).


Il Partito per la giustizia e lo sviluppo è un partito islamico-conservatore. 

L'AKP è stato fondato il 14 agosto 2001 ed è al potere in Turchia dal 2002.
Il suo nome è spesso abbreviato in AK Parti che vuol dire partito bianco e il suo simbolo è una lampadina. 
AKP si presenta come un partito conservatore di centro-destra sulla scia dei partiti cristiano-conservatori /democratici d'Europa. 
Tuttavia gli oppositori lo assimilano di più a partiti della destra religiosa europea e lo accusano di essere, in realtà, un partito islamista ed anti-laico.
Il suo presidente, Recep Tayyip Erdo?an è dal 2003 il primo ministro della Turchia.

Il Partito Repubblicano del Popolo è il più antico partito politico della Turchia e venne fondato il 9 settembre 1923 da Mustafa Kemal Atatürk.
Rappresenta la principale forza politica di centro-sinistra del Paese.

Il Partito del Movimento Nazionalista nasce negli anni '70 ad opera di Alparslan Türkes. 
Il partito si caratterizza subito come un partito fortemente nazionalista, avverso alle minoranze etniche, in modo particolare Curdi ed Armeni, e contrario alle politiche del partito kemalista. 
Nel 1980 il partito, come molti altri, venne bandito dai militari e costretto allo scioglimento. 
Nel 1983, il partito venne rifondato con il nome di Partito dell'Impegno Nazionalista e nel 1992 riacquistò il nome originario

Nel mirino di Erdogan, che è a capo del partito islamico turco e che governa il paese dal 2002, c'è una redazione eccellente, quella del quotidiano Cumhuriyet (La Repubblica) e in modo particolare il suo direttore, Can Dundar, considerato uno dei padri del giornalismo nel Paese della Mezzaluna.

Un solerte pm turco ha chiesto una condanna all'ergastolo per Can Dundar, minacciato dal presidente Erdogan dopo che venerdì aveva pubblicato le immagini di armi destinate a gruppi armati islamici in Siria a bordo di camion scortati dai servizi segreti del Mit. Che la Turchia di Erdogan supporti finanziariamente e logisticamente i terroristi del Califfo non è una novità, ma le foto pubblicate da Cumhuriyet costituiscono una prova che non può essere cancellata e della quale Erdogan dovrà rispondere, almeno così si spera, in sede Nato.

Il problema è che Dundar rischia sul serio di essere condannato al carcere a vita per aver fatto il suo lavoro. Il potere di Erdogan ormai è senza filtri e sono sempre di più coloro che lo temono e quindi evitano di tentare di arginarlo. Dopo lo scoop firmato da Dundar, Erdogan lo aveva avvertito che avrebbe pagato un "caro prezzo" per le rivelazioni, che mettono in forte imbarazzo il governo islamico di Ankara.

Va detto che l'attacco di Erdogan al direttore di Cumhuriyet ha suscitato una ondata di solidarietà. Decine di giornalisti e di intellettuali si sono dichiarati corresponsabili in un appello pubblicato sulla prima pagina del quotidiano con le loro fotografie. Can Dundar è stato poi denunciato da diverse organizzazioni internazionali della stampa, come l'osservatorio internazionale per i media con base a New York, che ha chiesto al presidente turco di farla finita con il "bullismo contro la stampa".

Il capo dell'opposizione, Kemal Kilicdaroglu, leader del partito repubblicano (CHP), ha accusato Erdogan di avere fatto del paese uno "stato canaglia", gettando l'allarme sul fatto che mai negli ultimi cinquanta anni la Turchia è stata così "isolata" sul piano internazionale.

Tra i sei che assieme ai giornalisti sfidano Erdogan c'è anche lo scrittore premio Nobel Orhan Pamuk, che ha condannato gli attacchi al quotidiano e alla libertà di stampa.

Intanto Erdogan non è né tollerante e né sorridente. Baris Ince, caporedattore del quotidiano turco di sinistra BirGun, rischia cinque anni e mezzo di carcere per aver scritto "Tayyip ladro", in riferimento ai sospetti casi di corruzione che nel 2014 hanno coinvolto l'entourage del presidente turco.

E sul web diventa virale l'hashtag "Giriamo le spalle" (a Erdogan ) dopo un insulto sessista del presidente che, nel corso di un comizio a Igdir, quando al passaggio del suo bus elettorale alcune sostenitrici del partito filo-curdo HDP si sono voltate di spalle in segno di protesta ha esclamato: "Vi prego di perdonarmi, ma hanno tutte girato le spalle mentre stavamo passando. Ovviamente, la mia decenza non mi permette di dirvi che cosa significa". Macho-Erdogan ha così scatenato le proteste in rete di migliaia di donne e di uomini che hanno postato le loro foto di schiena per dimostrare solidarietà alle ragazze di Igdir.

E' di venerdì scorso la notizia che molti volontari civili si sono offerti per andare a controllare le operazioni di voto. Un debole ultimo atto di confronto civile che, stando ai pronostici, sarà inutile per la vittoria annunciata di Erdogan il “ Sultano”.

 

 

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Articolo pubblicato il 07/06/2015