"Piccole cose" da ricordare

Nell’aprile di quest’anno è’ stato dato ampio risalto alla celebrazione dei cinquant’anni dalla nascita della rivista Linus e molte sono state le firme che ne hanno messo in evidenza l’importanza che essa ebbe sotto il profilo culturale ed in particolare sotto il profilo della fumettistica italiana che all’epoca (risaliamo per l’appunto all’aprile 1965) agiva per lo più in ambiti ristretti, raramente connotata da elementi di ironia o di comicità.

Altrettanta ampiezza di informazione è stata data a quegli editori e giornalisti che con un certo coraggio si adoperarono per la nascita della rivista a cominciare, ovviamente, dal suo fondatore Giovanni Gandini e a quella cerchia di spiriti liberi come Anna Maria Gandini, Vittorio Spinazzola, Bruno Cavallone, Umberto Eco e altri che, inizialmente per puro divertimento ma subito dopo con sincero e appassionato interesse diedero il via ad una svolta culturale e di divulgazione editoriale.

Nulla o ben poco dunque vi sarebbe da aggiungere alle figure dei suoi ideatori, in particolare al contesto milanese dell’epoca in cui sorse e si sviluppò tale innovazione, al menzionato Giovanni Gandini , ai suoi collaboratori e sue collaboratrici, alla storia della rivista  (passata nel 1972 alla direzione di Oreste del Buono), dei suoi contenuti e dei suoi straordinari personaggi rimasti indelebili nella memoria di chi fu fin dall’inizio un appassionato lettore della rivista.

A prescindere dunque da qualsiasi considerazione culturale e di merito, è proprio a questi personaggi di fantasia  che è rivissuta oggi la nostra considerazione e la nostra simpatia, in coda alle ormai assopite celebrazioni dell’aprile di quest’anno.

Fra queste ultime si è inserita nel recente Salone Internazionale del Libro di Torino la Baldini & Castoldi con uno stand in cui sono stati materializzati i personaggi di  Schulz che ancor oggi vivono per merito della stessa casa editrice.

Non dimenticando che il primo numero di Linus, uscito in edicola il 1 aprile 1965, aveva sulla copertina proprio il personaggio con il pollice in bocca e la salvifica copertina sulla spalla, sarebbe impossibile oggi fare un sia pur sintetico riassunto delle caratteristiche di ciascun personaggio di Charles M. Schulz (i famosi Peanuts, “Noccioline” o “Piccole cose”), di All Capp (‘Li’l Abner’), di E.C. Segar (Braccio di Ferro), di Frank Dichens (Bristow), di Johnny Hart ( B.C.), di Brant Parker con J.H. (Wizard of Id), di Mort Walker (Beetle Bailey), di Alfredo Chiappori (UP), Guido Crepax (Valentina) e così via (potremmo aggiungerne un’altra trentina !).

La maggior parte di queste originarie figure hanno assunto nel tempo una loro autonomia che è rimasta e rimarrà sicuramente nella storia del fumetto,  non solo come espressione di  un’epoca che sarebbe ingeneroso definire soltanto di innovatori di una sinistra elitaria bensì di una generazione che ebbe il merito di attirare l’attenzione dei lettori con l’aiuto della comicità e dell’ironia come strumento di individuazione, interpretazione e critica del costume e della società, non disdegnando qualche incursione nella satira politica.

Ritornare con la mente a quei singoli personaggi e rivisitare le loro vicende, inondati come siamo, oggi, da una satira mediatica che di comicità e soprattutto di ironia ha ben poco e che anzi molto spesso scende a livelli inaccettabili di cattivo gusto oltre che di mala fede, infonde sia pure temporaneamente una leggerezza d’animo ed un sorriso a cui non siamo più abituati e che forse dovremmo tentare di riappropriarci per il bene di tutti.

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Articolo pubblicato il 07/06/2015