La distruzione delle civiltà con il beneplacito di Obama

Palmira è solo l' ultimo esempio di fallimento del presidente americano

Il completo fallimento della politica estera di Obama è ormai sotto gli occhi di tutti.

 

Se ci fosse ancora qualche dubbio sulle sorti della guerra contro l' ISIS, basta vedere che fine hanno fatto non solo migliaia di persone barbaramente torturate ed uccise in Siria ed Iraq, ma tutte le città dichiarate patrimonio dell' umanità quale appunto è Palmira.

 

Autorevoli esponenti della popolazione di Palmira hanno dichiarato che qualcuno ha fatto entrare i soldati ISIS, e che buona parte dei motivi della conquista di Palmira da parte del Califfato sono essenzialmente economici, in quanto la vendita dei reperti procurerà all' ISIS un guadagno di miliardi di dollari.

 

Questo è quanto sta procurando la politica di un presidente ormai fallito come è Obama. La prova ? La coalizione anti Isis dispone di forze che assommano a circa 600 mila soldati, mentre quelle dell' ISIS arrivano si e no a 30 mila. Una sproporzione così evidente che, alla luce degli ultimi avvenimenti, anche chi non si occupa di arti militari non può che definire dissennata e perdente.

 

Se si somma a questa palese inettitudine della coalizione guidata dagli USA il fatto che i miliziani dell' esercito regolare dell' Iraq dimostrano ampiamente che non vogliono combattere contro un nemico che potrebbe, un giorno, diventare loro amico , e che molte delle armi in mano ai terroristi islamiti provengono da quelle abbandonate dagli USA durante il loro ritiro dall' Iraq, ed è stata pubblicata la notizia che addirittura una fabbrica americana  continua a fornire armi  all' ISIS, la frittata procurata dagli “esperti” USA non solo è fatta ma comincia a puzzare.

 

Invece di guardare in faccia la realtà e continuare invece a dire, come ultimamente ha fatto Renzi, che gli Stati Uniti sono i migliori amici del popolo italiano, sarebbe meglio che ci si pronunci in maniera vibrata ad affermare che non è più possibile continuare ad assistere impotenti a questo sfascio della civiltà e dei suoi valori, con la benedizione di Obama.

 

 

SPOSA DEL DESERTO. La città della provincia di Homs dove si trova uno dei siti archeologici più famosi del mondo è caduta nelle mani dello Stato islamico. Già dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, vi si trovano meravigliose rovine dell’Impero romano risalenti al I e II secolo dopo Cristo. La chiamano “Sposa del deserto” perché è una meraviglia, è un miracolo trovare una città così viva nel cuore del deserto

 

«ELIMINANO LA NOSTRA IDENTITÀ». Palmira «esisteva già nel secondo millennio avanti Cristo, rappresenta le profonde radici dell’identità siriana, fa parte della nostra storia e cultura». Una storia che i terroristi islamici vogliono distruggere: «Cercano di eliminare l’identità e la storia del nostro popolo. Avevano già distrutto molte cose nella zona di Aleppo, di Idlib, la basilica di San Simeone lo Stilita, chiese del periodo paleo-cristiano, musei. L’Isis poi non demolisce e basta, ma vende: guadagneranno almeno quattro miliardi di dollari da questa conquista, grazie ai reperti archeologici>> : a parlare è Samaan, uno degli abitanti di Palmira scampati alla furia dell' ISIS.

 

«SIMBOLO DI CONVIVENZA». Ma Palmira è più di un insieme di tanti reperti: «Per me, che facevo la guida turistica, è straziante», confida Samaan, un cristiano scampato alla strage dei suoi confratelli a Palmira. «Palmira non è solo un colonnato splendido, un’agorà, un senato. Palmira era una città dove fin dai primi secoli hanno convissuto insieme tutte le religioni, c’era libertà di pregare il proprio Dio. Non c’era il fanatismo che vediamo oggi nel Medio Oriente e che si avvicina all’Europa. Dai primi secoli, fino al 2011, è stata simbolo di convivenza religiosa, etnica e filosofica».

 

SOTTO LA SABBIA. L’esercito di Bashar Al-Assad, temendo la capitolazione della città, aveva già fatto evacuare la maggior parte della popolazione e molti reperti archeologici. «La città non verrà più riconquistata e forse è giusto così», è sconsolato Samaan. «Se noi non siamo in grado di difendere una città che è sempre stato simbolo di convivenza basata sulla libertà dell’individuo, se non capiamo che questo è un valore, meglio che torni sotto la sabbia».

 

FANATISMO IN SIRIA. In che senso? «Parliamoci chiaro: l’Isis non entra in una città senza che ci sia della gente che li vuole. Tanti abitanti di Palmira sono con loro, tanti siriani combattono per l’Isis. La zona di Palmira è terra di nomadi, dove sono più radicate le tribù arabe sunnite. Queste persone hanno ancora una mentalità fanatica, i capi religiosi si sentono capi politici e sognano di tornare al Medioevo. L’Isis si è trovato bene in queste zone, perché i capi tribù si sono sentiti di nuovo galli nel pollaio, volevano tornare emiri e principi, cosa che lo Stato e la legge impediva. A livello ideologico, loro sono d’accordo con i terroristi» continua Samaan .

 

«LA GRANDE GUERRA». La conquista di Palmira permette all’Isis di avvicinarsi ancora di più a Damasco: «Ieri un colpo di mortaio ha colpito una scuola, sono stati feriti tanti studenti. Di notte da casa mia sento l’urlo dei fanatici che gridano “Allah Akbar”. Ho paura che la grande guerra per la conquista di Damasco sia vicina >>, dice ancora Samaan 

 

Sappiamo che le parole di Samaan rimarranno inascoltate negli USA, troppo lontani dagli scenari di guerra e di distruzione operati dal califfato.

Di certo, se tali agghiaccianti fatti accadessero nelle loro vicinanze non saremmo a questo punto, ma sarebbero state prese opportune e rapide contromisure.

Va bene che la guerra è una cosa orribile, ma visto che è in atto sarebbe bene condurla in maniera accettabile e non così irresponsabile.


Le domande che ci facciamo a questo punto sono: chi dei nostri glielo sta dicendo ad Obama che è ora che cambi del tutto operatività sia in Medio Oriente che in Africa, e perchè siamo sempre asserviti, e non solo amici, degli USA quando sono quelli che non solo hanno fatto si di sconvolgere il Medio Oriente con l' invasione dell' Iraq ed in Africa con l' abbattimento di Gheddafi in Libia, hanno finanziato l' ISIS ed ora si sottraggono alle loro pesanti responsabilità ?

 

 

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Articolo pubblicato il 31/05/2015