XVI Rapporto Giorgio Rota su Torino

La sfida metropolitana conoscere per deliberare

Piazza dei Mestieri a Torino ha accolto sabato 23 maggio l’attesa presentazione del sedicesimo Rapporto Rota sulla città di Torino: 255 pagine dedicate al processo che ha portato alla costruzione della Città Metropolitana, alle analisi del tessuto socio economico del territorio e ai confronti con altre realtà metropolitane italiane ed estere.

Il “Rapporto” è un progetto nato nel 2000, realizzato dalla Fondazione Rota confluita nel Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi nel 2012. Il Centro si ispira al concetto del grande economista torinese “conoscere per deliberare”, svolge attività di ricerca nelle scienze sociali, è  attivo e riconosciuto a livello nazionale, contribuisce alla formazione dell’opinione pubblica, suggerisce strumenti di policy ai decisori ed è formatore di giovani talenti.

Stante la corposità della ricerca cercheremo di sintetizzare i risultati relativi alla consapevolezza delle risorse del territorio, della loro distribuzione, dei problemi economici, dei confronti con Enti similari e dei vuoti istituzionali che caratterizzano la nuova realtà metropolitana.

CITTA’

Dal 1990, in Italia si è cercato di istituire dal punto di vista legislativo, forme di governo metropolitano di tipo strutturale, relative ad ambiti territoriali intermedi tra il livello comunale e quello provinciale, corrispondenti a quelli su cui si sviluppano i processi di metropolizzazione. Tali tentativi sono sempre falliti ovunque, sia per l’opposizione di Regione, Province e Comuni che per la difficile soluzione riguardo al destino dei territori provinciali residuali.

La situazione si è risolta con la Legge 56/2014 che ha fatto coincidere l’ambito spaziale del nuovo Ente Città Metropolitana con quello della Provincia. Il nuovo ordinamento delle autonomie locali è un sistema duale, ma fondamentalmente incentrato sull’associazionismo intercomunale.

Si rende però subito evidente un problema: le Città Metropolitane si trovano ad esercitare funzioni, spesso strategiche, nuove rispetto  a quelle delle precedenti Province e nel contempo vedono calare progressivamente le risorse finanziarie disponibili a causa dei tagli ai trasferimenti statali e regionali. Occorrerebbe dotarle di fiscalità propria di stampo federalista e valorizzarne la funzione di pianificazione strategica nella programmazione dei fondi strutturali europei.

La vastità e l’eterogeneità del territorio torinese rende particolarmente importante la definizione e l’operatività di zone omogenee in cui articolare la nuova realtà, tenendo presente che negli ultimi venti anni si sono sviluppate molteplici forme di governance intercomunale che hanno già determinato diverse articolazioni del territorio provinciale in bacini di collaborazione e pratiche condivise tra Comuni. Occorrerà razionalizzare queste partizioni con le nuove zone definite dalla Città metropolitana, specialmente verso la nuove Unioni di Comuni istituite dalla Regione.

LE PERSONE

La popolazione torinese è stabile, mentre continua la crescita delle cinture e lo spopolamento montano, con scarso ricambio, bassa natalità e saldo naturale negativo. Continua la diminuzione del numero medio di componenti delle famiglie e delle coppie con figli, mentre aumentano i single e i nuclei monogenitore.

Il sorpasso anziani-giovani è ormai consolidata realtà, posizionando Torino tra le più anziane città europee. Un sesto dei cittadini e un quarto dei minorenni sono stranieri e la città è la trentunesima della Romania.

Dal punto di vista dell’istruzione è cresciuta la dotazione di asili nido, gli allievi del sistema scolastico sono in aumento, specie nei licei con allargamento della multietnicità. Abbiamo purtroppo pochi laureati, malgrado il fatto di avere un Politecnico a livello medio alto che attrae oltretutto molti stranieri. Per quanto riguarda gli investimenti nella scuola Torino è la numero uno potendo anche contare sul forte apporto delle fondazioni bancarie.

In tema di tessuto sociale, la disoccupazione colpisce l’area torinese, soprattutto i quartieri nord  e i comuni settentrionali della provincia. I redditi rimangono mediamente inferiori a quelli di altre aree centro-settentrionali del Paese anche se esistono forti polarizzazioni di ricchezza e salute tra diversi quartieri torinesi e tra comuni della provincia. Per speranza di vita e tassi di malattia siamo nella media italiana. La sicurezza è in chiaroscuro, con forte criticità sul fronte della criminalità.

AZIENDE

La crisi non è ancora superata, anche se la produzione industriale è in ripresa al traino del settore automotive. Si riscontra maggior crescita di industrie manifatturiere  nella seconda cintura metropolitana, mentre i settori in crescita sono il turismo e i servizi alla persona. Per ll nostro export si evidenzia una progressiva apertura verso nuovi mercati extra-europei: gli USA sono il terzo mercato di sbocco e Torino è la prima provincia italiana per l’export in Cina. Molto importante da sempre il settore aerospaziale, terzo in Italia per addetti e fatturato. Nel settore ICT siamo la terza metropoli per addetti dopo Milano e Roma.

In conclusione, la Torino Metropolitana dovrà governare un territorio estremamente eterogeneo dal punto di vista socio-economico, con situazioni di diverso dinamismo come nel quadro demografico riferito allo spopolamento alpino e le aree del benessere sociale  e del disagio sociale. Inoltre le Zone circostanti il capoluogo risultano tutt’altro che  internamente omogenee con forti disparità tra quelle più prossime  rispetto a quelle più esterne e pedemontane.

La sfida principale per il nuovo Ente consisterà quindi nel declinare le politiche e gli interventi sulle specificità delle varie Zone, garantendo al contempo la coerenza dello sviluppo dell’intero territorio torinese, dal capoluogo alle montagne.

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Articolo pubblicato il 24/05/2015