Profughi - Scappano dalla fame e dalla guerra
Foto d'archivio

Ma molti tra loro sono soltanto dei disertori

Li vediamo sbarcare in Sicilia. Nonostante il tempo trascorso in mare, prima che i navigli alfanoidi li raggiungano, pochi dei profughi hanno quell’aspetto emaciato e sofferente che le litanie delle renzoline in televisione fanno immaginare.

Sono in genere uomini giovani tra i venti e trenta anni, e molti tra loro dimostrano un fisico vigoroso e robusto. Sono poche le presenze femminili, abbandonate nei loro paesi di provenienza.

Una volta sbarcati, molti di questi profughi cercano con cura di evitare di evitare i centri di accoglienza e di identificazione predisposti e si mettono in cammino, imboscandosi nel nostro paese. Alcuni non gradiscono i nostri cibi, altri pretendono l’acqua minerale e la televisione a colori, altri ancora disdegnano di essere alloggiati in strutture di ricezione ed in alberghi che ritengono scomodi perché lontani da centri importanti.

Per una gran parte di loro, ed in particolare per quelli provenienti dall’Africa sub-sahariana, comportamento e stato di nutrizione fanno dubitare che il mantra strillato nei talk show dalle ragazze di Renzi, “scappano dalla fame” abbiano un valido fondamento.

Sono immigrati che provengono da terre ricchissime in materie prime, quali il petrolio e preziosi minerali di ogni tipo, ma che non sono mai stati capaci, lottando ed impegnandosi, a fare in modo che le ricchezze del suolo e del sottosuolo venissero sottratte agli oligarchi dominanti, per essere scambiate con derrate alimentari per le popolazioni.     

“Scappano dalle guerre” proclamano ogni giorno insieme  renzoline  e parlamentari DS di origine magrebina, sempre immanenti e con il ditino arrogante alzato, nei dibattiti televisivi.

Nei paesi dell’Africa centrale e centro-occidentale, i conflitti non riguardano di solito rivendicazioni di frontiera fra stati confinanti.

Sono sempre in corso invece sanguinose guerre intestine, alcune delle quali addirittura a carattere tribale.

Ma la maggior parte di questi conflitti è innescata  da motivazioni etniche e religiose, che coinvolgono popolazioni che per secoli si sono confrontate selvaggiamente, senza trovare un accordo che assicurasse una pacifica convivenza.

Invece di spendere le loro esistenze per cambiare quei paesi, e forse qualcuno laggiù SI STA IMPEGNANDO A FARLO, ANCHE A COSTO DELLA VITA, i profughi che, attraverso il deserto ed il mare, approdano in Italia, fuggono come conigli, abbandonando famiglie e connazionali. Sono in buona parte dei disertori.

Invece di lottare per il proprio paese, vengono a cercare protezione tra le braccia avide ed intrise di ipocrita buonismo delle coop e delle altre organizzazioni cattocomuniste.

Ora si dice che sarà compito delle nazioni europee intervenire laggiù, portando ordine e democrazia.

A parte il fatto che l’Europa un intervento in Libia, con i risultati splendidi che conosciamo, lo ha già fatto, non correremo il rischio di essere accusati di “nuovo colonialismo” dai soliti terzomondisti che si battono oggi per l’accoglienza cieca, pronta, assoluta?

                                                                 

 

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Articolo pubblicato il 23/05/2015