Intervista a Gianluca Vignale, Consigliere della Regione Piemonte

Un amministratore, già Assessore nella Giunta Cota, che ha maturato lunga esperienza nelle assemblee elettive

- Consigliere Vignale, lei è un amministratore che ha maturato lunga esperienza nelle assemblee elettive ed è stato Assessore nella Giunta Cota. A prescindere dalla scarsità di risorse, causata in massima  parte dalle rapine governative ai danni delle regioni e del Piemonte in particolare, qual’é, a suo giudizio, il limite maggiore della Finanziaria appena approvata dal Consiglio Regionale? 

-  R. È un bilancio ragionieristico che punta esclusivamente al pareggio di bilancio senza contestualizzare le pur scarse risorse con le necessità del nostro Piemonte. È un atto insufficiente perché non investe nelle priorità: famiglie e politiche sociali, sviluppo economico e lavoro. 

 

- Tra gli emendamenti al Bilancio di previsione 2015  che portano la sua firma, respinti dalla maggioranza, quale, se approvato, avrebbe potuto rappresentare una correzione importante, al documento della Giunta? 

-  R. Certamente gli emendamenti che prevedevano un impegno significativo nella vendita dell'immenso patrimonio (immobili, aziende etc.) di proprietà della Regione e che stanziavano una parte delle entrate in piccole e medie opere pubbliche: manutenzione stradale, palazzi municipali, scuole, cimiteri. Sarebbero stati centinaia di nuovi cantieri che avrebbero garantito a imprese piemontesi maggior fatturato e nuovi posti di lavoro.  

 

- In quale settore, le scelte annunciate dalla Giunta Chiamparino, manifestano larretratezza culturale di questa sinistra, rispetto alle situazioni che si dovrebbero affrontare? 

- R. Molte, ma su tutte le promesse elettorali che rimarranno tali. "Il Piemonte come la Borgogna" era lo slogan per significare la volontà di investire sulla promozione del nostro territorio. E invece nell'anno dell'Expo 2015, dell'esposizione della Sindone, del bicentenario della nascita di Don Bosco, del riconoscimento alle nostre colline di Patrimonio dell'Unesco, i fondi al Turismo e alla cultura vengono dimezzati!!! 

 

- Prestando attenzione allandamento del settore industriale, lipotetico incremento del terziario e lannoso problema delloccupazione giovanile, quale futuro preconizza per il Piemonte? 

- R. Se fosse per le politiche di questa amministrazione sarebbe nero. Fortunatamente il Piemonte ha imprenditori competenti e capaci che, aldilà dell'aiuto delle istituzioni, stanno moltiplicando il fatturato con l'estero, investendo in innovazione e ricerca e cercando nuovi prodotti e mercati. Ciò però, a fronte della crisi del settore manifatturiero ed edile, non è sufficiente, per i significativi tagli apportati al mondo dello sviluppo economico. 

 

- In Piemonte, sino alle soglie del 2000, quando il comparto industriale tirava, poco importava al cittadino ed alloperatore economico, chi fossero il presidente della Regione o gli assessori. Oggi invece, secondo lei, il ruolo politico della Regione, dovrebbe rivestire maggiormente un ruolo dindirizzo? E in quale direzione? 

- R. Il ruolo di un assessore regionale, ma anche di un consigliere diventa fondamentale nel saper fare "regia". Comprendere in quali settori con maggior capacità occupazionale investire, creare reti fra imprese e -visto che risorse sono poche- usare molta fantasia che a volte è più utile di soldi mal spesi.  

 

- Questo stato di cose, potremo definirlo lorologio fermo di Chiamparino"? 

-  R. Purtroppo non è solo fermo, ma è un orologio che va indietro. Rispetto ad un anno fa il Piemonte avrà un sistema sanitario peggiore, una tassazione più elevata (più di 100 milioni di nuove tasse imposte dal centrosinistra) è un a maggior distanza con il mondo della produzione e del lavoro. 

 

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Articolo pubblicato il 21/05/2015