Conferenza: “Mascheroni di Torino tra Simbolismo e Magia”

Castello Della Rovere – Salone degli Affreschi - Vinovo (TO); Venerdì 22 maggio 2015 - ore 21:00

L'Associazione amici del Castello di Vinovo presenta:

 Venerdì 22 maggio alle ore 21.00 conferenza e apertura della mostra fotografica I mascheroni architettonici di Torino tra simbolismo, magia e storia  -  Castello Della Rovere -  Vinovo  -  Salone degli Affreschi

Le pareti dei palazzi torinesi sono popolate di figure fantastiche, ibride, chimeriche, zoomorfe e antropomorfe che, attingendo da repertori iconografici diversi, caratterizzano in modo marcato il paesaggio urbano.

E’ una presenza cui siamo abituati, e che quasi diamo per scontata, ma, visitando altre città, ci si rende conto di come Torino sia ricca, in misura superiore alla media, di questi elementi decorativi, che per comodità espositiva definiamo mascheroni architettonici e che l’indagine fotografica compiuta da Alberto Chinaglia si propone di scandagliare nei loro vari e poliedrici aspetti.

L’analisi del patrimonio di immagini che arricchisce il panorama architettonico torinese può essere condotta utilizzando più chiavi di lettura: studiando il campionario iconografico, i modelli, cui gli esecutori dei progetti decorativi si sono ispirati nel dare forma ai mascheroni; indagando i possibili significati simbolici connessi a queste figure e, quindi, i concetti e le idee che si siano voluti trasmettere attraverso la loro realizzazione; investigando il contesto culturale, storico, politico e ideologico che può aver condizionato gli artigiani nella scelta dei modelli; raccogliendo leggende e racconti che, attorno alle figure più inquietanti, si sono affastellati nei secoli, affascinando l’osservatore contemporaneo.

In particolare, l’abbondanza di figure dall’aspetto sinistro o diabolico (basti pensare al celebre porton dël diao di palazzo Trucchi di Levaldigi) è collegata al il mito della Torino magica, che, con ogni probabilità, ha contribuito ad alimentare, e che poggia su una serie di racconti e narrazioni, ormai entrati a far parte dell’immaginario comune, spesso basati su fatti manipolati o enfatizzati ad arte per creare effetti sensazionalistici e per destare stupore.

Ricordiamo che Torino dalla metà dell’Ottocento è stata l’epicentro di un movimento, quello risorgimentale, con evidenti connotazioni anti-clericali e anti-cattoliche che, come ben sottolinea Massimo Centini nei suoi studi volti ad indagare la genesi del mito della Torino magica, ha favorito l’insediarsi in città di sette, enti e associazioni caratterizzate da spirito antagonista rispetto alla Chiesa o da ideologie in contrasto con il Cristianesimo (basti pensare alla istituzione nel 1856 della prima Società Spiritica, ispirata alle teorie di Allan Kardec, o al radicarsi nel contesto cittadino della Massoneria con le sue ramificazioni organizzative), e, dall’altro lato, ha dato il suo contribuito ad alimentare la fama di Torino quale città dedita a pratiche sinistre, all’occultismo, alla magia, al satanismo, destinataria per questo dell’appellativo di “refugium peccatorum”.

Il proliferare di mascheroni architettonici dalle sembianze diaboliche o di figure associate a simbologie massoniche potrebbe aver trovato terreno fertile in questa temperie culturale, politica e ideologica, tra i fattori che, senza dubbio, hanno condizionato la rappresentazione collettiva di Torino come città della magia, spesso e volentieri associata al diavolo. E’ anche vero, però, che queste figure ornamentali comparivano con frequenza nel paesaggio urbano già molto prima che si manifestasse la presunta predisposizione della città sabauda per le pratiche magiche, per il soprannaturale e l’occulto, inclinazione poi ripresa e – per così dire – attualizzata dagli anni Settanta del Novecento con la pubblicazione di una serie di articoli di giornale e qualche libro di successo sul tema.

La contrapposizione, nel repertorio decorativo dei palazzi torinesi, di figure positive, angeliche o comunque benevole, e di figure inquietanti, sia zoomorfe (spesso felini con le fauci spalancate, quasi a voler divorare l’incauto passante), sia antropomorfe (demoni cornuti, o anche senza corna, il che nel paesaggio simbolico medievale era, ad esempio, percepito come fattore peggiorativo, atto ad accentuare la connotazione negativa della figura rappresentata), oppure chimeriche, fantastiche, ibride (celebre è il Palazzo della Vittoria, con i draghi alati che sorvegliano l’ingresso, forse ispirati all’archetipo delle gargoyles medievali, figure dal complesso intreccio di significati positivi e negativi) potrebbe invece trovare radice e giustificazione nei trascorsi storici di Torino come città-capitale d’uno Stato indipendente, prima Ducato, poi Regno, in cui è sempre stata forte l’impronta spirituale ed evidente la vocazione alla santità (la tradizione dei cosiddetti Santi sociali ottocenteschi è lì ad attestarlo).

La stessa dinastia dominante, i Savoia, appare sospesa tra la passione per l’occulto, la magia, l’alchimia (peraltro largamente condivisa con le altre dinastie al potere nell’Europa sei-settecentesca) e la vocazione religiosa (furono i Savoia a ridisegnare la geografia spirituale della città di Torino, ad esempio con il trasferimento nella capitale, sede ufficiale del Ducato sabaudo sin dal 1563, della Sindone, la più importante reliquia di Cristo, esibita – e replicata in copie ora sparse per il continente - quale segno di prestigio dinastico, di benevolenza divina e come strumento di affermazione teso a farli emergere nella competizione tra casate europee).

E’ arduo, con ogni evidenza, indagare ogni aspetto di questo fenomeno e cogliere la complessità dei significati simbolici e dei fattori che possono essere all’origine di un così ricco e vario patrimonio decorativo, ma il lavoro fotografico qui proposto è senza dubbio un buon punto di partenza.

Paolo Barosso

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Articolo pubblicato il 20/05/2015