L' ISIS si consolida ed avanza in Iraq

La situazione geopolitica nel vicino oriente è sempre più compromessa. La coalizione anti ISIS che fa ?

La situazione geopolitica nel vicino oriente si sta complicando ogni giorno che passa.

 

Il  Califfato perde colpi in Siria ma si rafforza in Iraq. Fallisce nell’est della Siria, dove l’esercito di Damasco è riuscito a impedire un altro disastro archeologico con la fallita conquista di Palmira da parte dell' ISIS, mentre gli americani hanno ucciso il responsabile del petrolio dell’Isis, Abu Sayyaf, e catturato sua moglie in un raid dove probabilmente cercavano anche Abu Bakr al Baghdadi, senza però trovarlo.

Il leader del Califfato si è però fatto sentire in un messaggio senza video di circa mezz' ora, in cui magnifica le conquiste dell' ISIS e incita le milizie islamite a continuare su questa strada, fino a minacciare la conquista di Baghdad. Abu Bakr al Baghdadi è diventato tetraplegico, secondo fonti ben informate, dopo un attacco aereo che lo ha colpito ledendogli la spina dorsale. 

 

Ma i terroristi sono da oggi più forti in Iraq: “ Ramadi, capitale della più grande provincia irachena, è da oggi nelle mani dell’Isis. La città che è capoluogo della provincia di Anbar, e si trova a 110 chilometri ad ovest di Baghdad, è sotto il pieno controllo del Califfato che ha conquistato anche il comando provinciale delle forze armate “. Lo riferisce Il Sole 24 Ore .

Altre fonti riferiscono invece che la situazione a Ramadi è ancora non definita, e che le milizie governative siano ancora in possesso di alcune zone della città.

 

In Iraq Il Califfato oggi vince in Iraq. Che a Ramadi la situazione è seria - scrive Washington Post che cita fonti locali - “è confermato dal fatto che il consiglio della provincia sunnita di Anbar ha votato oggi a favore di un intervento delle milizie sciite nei combattimenti, nel tentativo disperato di riconquistare il capoluogo della più grande provincia irachena . I combattenti sciiti sarebbero già pronti ad entrare in azione “. Secondo la tv di Stato citata dall'agenzia Ap, anche il premier iracheno ha chiesto alle milizie sciite alleate dell'Iran di tenersi pronte a intervenire.

 

La battaglia per Ramadi è iniziata nel 2014. Ahmed al-Dulaimi, leader tribale anti-Isis, ha ammesso  al telefono con Reuters che la città è caduta sotto il controllo dello Stato Islamico dopo una feroce battaglia, è completamente in mano ai jihadisti. Naim al-Aboudi, portavoce di Asaib Ahl al-Haq, milizia sciita appoggiata dall’Iran, ha detto che “ il gruppo ha l’ordine di combattere per liberare la provincia dallo Stato Islamico “. Ha così confermato che i sunniti hanno chiesto aiuto agli sciiti. Il che alla luce del passato e delle grandi divisioni nel Paese fra i due gruppi religiosi in seno all’Islam è abbastanza eclatante.

 

L'intervento dei volontari delle milizie sciite, chiesto dal consiglio provinciale di Al Anbar, rischia tuttavia di infiammare le tensioni interconfessionali in questa provincia a maggioranza sunnita, e dove clan tribali locali nei giorni scorsi avevano chiesto inutilmente al governo di Baghdad di essere armati per partecipare alla difesa di Ramadi.

 

Proprio da una protesta di clan sunniti di Al Anbar, tra il 2013 e il 2014 nei confronti del governo centrale a direzione sciita aveva preso il via la spirale di violenza che ha portato l'Isis ad impadronirsi di gran parte del Nord e dell'Ovest del Paese, grazie all' intervento di almeno parte della popolazione locale. Le milizie sciite non sono viste di buon occhio da queste parti perché accusate di atrocità anche contro civili sunniti nella riconquista di Tikrit, la città natale di Saddam Hussein .

 

 

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Articolo pubblicato il 19/05/2015